Moontide - Forum GdR fantasy

scairp ~ l'altro lato della luna

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zis
view post Posted on 6/9/2019, 21:06




AS T R A L E A

Senti il fiato sul collo?
Freddo e gelido come la morte,
scappa fino all'orizzonte,
nasconditi nei vicoli più bui.


Li6JAUR



Le rumorose risate, le chiacchiere continue, l’alcol che veniva versato a fiumi all’interno di quelle immense caraffe: tutto era vivo all’interno della Luna Feconda.
La taverna non era sicuramente tra le più rinomate, molti dei più assidui frequentatori erano “forestieri” come ti era più gradito chiamarli.
Ormai ti eri stabilita all’interno di quella città da svariati mesi, nonostante non riuscissi a stare nello stesso posto per troppo tempo, la pace che regnava su Astralea aveva leggermente quietato il tuo animo così turbato.
Eri riuscita ad integrarti decentemente all’interno di quella nuova comunità; avevi trovato un lavoro stabile all’interno della biblioteca e tutti erano stati comprensivi mentre sfogavi le tue ansie per le catastrofi a cui avevi assistito.
Eppure ancora ogni notte i fantasmi del passato venivano a tormentarti, mentre riprendevi le forze nutrendoti dell’etere all’interno della piccola e angusta stanza che affittavi.
Pensavi che fuggire da un luogo all’altro avrebbe scacciato quei demoni notturni, eppure nonostante durante il giorno riuscissi a concentrarti sulle tue numerose faccende, nella tranquillità della notte non c’era niente a fermarli.
Guidati dal chiarore della luna che trapelava dalle sporche finestre della locanda, essi ti raggiungevano, incolpandoti della loro fine.
Ti destasti da quelle paure e il tuo sguardo perso nel vuoto ritorno sul boccale ancora pieno, eri nauseata da quella confusione circostante e la scura birra che trangugiavi non aveva ancora avuto effetto sul tuo corpo, ti rendesti conto che quella notte non potevi tornare nei tuoi alloggi.
Non eri abbastanza coraggiosa per affrontare i volti dei cari che avevi abbandonato.
Sempre più spesso ti stavi appoggiando all'aiuto di svariati nettari alcolici per affrontare quelle notti, era un modo come un altro per fuggire e per dimenticare, eppure non sta sera.
Spossata dal chiasso e dalle gioiose risate dei forestieri che ti circondavano decidesti di andartene. Come potevano essere così spensierati? Forse li guardavi troppo superficialmente, forse in fondo tutte le creature del mondo stavano soffrendo per i loro fallimenti ed errori. Eppure i tuoi errano innumerevoli e giganteschi.
Pagasti il conto uscendo dalla taverna, a quell’ora della notte nessuno girava per le strade, la vita notturna si svolgeva nei luoghi come quello che avevi appena abbandonato.
Iniziasti a camminare, senza una vera meta nelle strade di Astralea.
Non dovevi temere ladri o assalti, anche nelle vie più buie la criminalità era stata quasi completamente spazzata via da quel luogo.
I Jin potevano anche essere una razza giovane, magari ingenua, ma dediti alle loro mansioni in maniera quasi sacra.
Per questo una società del genere era riuscita a crescere e diventare così grandiosa in poco tempo.
Li ammiravi, eri una di loro, eppure così diversa.
Per quanto quel luogo ti desse pace, sentivi di non appartenergli veramente, non ne eri abbastanza degna.
Quel pensiero, quasi ossessivo, continuava a corrodere la tua mente e sapevi che presto o tardi, avresti di nuovo abbandonato tutto per scappare via.
Forse un giorno saresti tornata e vedendo quelle immense e perfette costruzioni, ti saresti sentita come a casa.
Continuasti a vagare nelle buie strade, perdendoti nei tuoi sogni e pensieri, scappando dai fantasmi che quieti attendevano nella tua stanza della locanda.
Fuggivi, perché era il tuo talento.
Perché temevi di soffrire ancora o di fallire affrontando gli ostacoli della tua vita.

 
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view post Posted on 6/9/2019, 22:47
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« Dimmi, Najka... ma tu lo sai cosa c'è, dall'altro lato
della luna?
»

Formulò l'enigma con tono lento e sicuro.
Si avvicinò alla finestra e volse lo sguardo all'astro celeste fonte dei suoi privilegi così come delle sue maledizioni e dell'enorme peso che gravava sulle sue spalle.
Sospirò; era stata una giornata decisamente impegnativa. Tredici rituali in una sola mattinata.

« Io vorrei scoprirlo, sai?
Il mio più grande desiderio è raggiungerla e scoprire cosa c'è dall'altra parte.
»

La spadaccina estrasse la spada producendo un sibilo sinistro.

« Il mio desiderio è servire lo Scorpione, nobile Castia.
Le sue zampe stanno sanguinando da troppo tempo, ormai.
»

La ragazza rispose con un sorriso appena accennato ma sincero.

« La dedizione che hai per la tua causa è ammirevole.
Non c'è bisogno di estrarre la spada, salice dell'est. Del resto, erano giorni che ti aspettavo.

Non preoccuparti, verrò con te.
Sono pronta.
»

* * *

Astralea, qualche ora prima.


Era fin troppo tempo che non vedeva il bianco marmo di Astralea, la città dove era stata addestrata a diventare una spadaccina provetta.
Si guardò attorno con aria circospetta, avendo premura di nascondere parte del viso con un velo di tessuto logoro raccolto chissà dove. Pur avendo passato più di due anni in quel luogo, non avrebbe mai dimenticato quanto i volti all'apparenza gentili dei Jin che lo abitavano fossero in realtà delle mere maschere, sipari pronti a nascondere coltelli e malelingue. La Casa degli Spiriti troneggiava ancora sull'intera città, ponendosi come centro di potere assoluto; a Najka non era mai stato concesso l'onore di avvicinarsi, mai. Non a lei, che del resto non era che un'ospite, fors'anche mal gradito.
Le strade e i luoghi non erano cambiati affatto da quando era partita, più di tre anni prima: tutto conservava quello strano candore e quella malata perfezione che produceva in lei un senso di fascino e disgusto allo stesso tempo. Era qualcosa che non poteva capire, poiché mai era stata in grado di connettersi all'eterite. A una palla di fuoco o a un fulmine mistico aveva sempre dovuto preferire la spada. E se inizialmente la cosa poteva rappresentare un peso e una costrizione, con il tempo Najka aveva imparato ad apprezzare a pieno le opportunità che del buon metallo possono offrire, rispetto all'instabilità e all'effimero passaggio della magia.
Non era più la sognatrice di un tempo; era una guerriera.
Una guerriera con uno scopo. La visita ad Astralea non era certo qualcosa che stava svolgendo per puro piacere, affatto.
In quella città, nascosto tra migliaia di Jin, riposava il suo obiettivo. Qualcuno che conosceva bene, ma che aveva con il tempo forzato sé stessa a dimenticare. Qualcuno che aveva condiviso a lungo il suo stesso destino e trattamento, prima di intraprendere una strada completamente diversa e solitaria.

« Chiedo scusa, » tuonò, tenendosi a debita distanza dall'unica forma di vita che attraversava la sua stessa strada. « sto cercando una persona, una ragazza. »
Si rese conto immediatamente della vaghezza della richiesta.
« Sto cercando l'Arco della Vergine, è lì che si trova la mia... amica.
Saprebbe dirmi dove si trova?
»
Anche se la città non era cambiata, alcune delle dinamiche che la caratterizzavano erano mutate e avevano preso forme e abitato luoghi che nemmeno lei conosceva.
Tanto valeva fare un tentativo.


Edited by scairp - 7/9/2019, 12:31
 
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zis
view post Posted on 7/9/2019, 11:34




AS T R A L E A





La guerriera che ti domandava indicazioni era bellissima, calcolando che appartenesse alla razza umana. I suoi lineamenti erano fini, i lunghi capelli bianchi erano così lisci che mi ricordavano la seta. Perché portava delle spade all’interno della città?
Non aveva l’aria di una che avrebbe causato problemi, ma sicuramente era qualcosa che ti sorprese. Probabilmente togliere le lame a una spadaccina sarebbe stato come spogliare in pubblico una vergine, non sarebbe stato sicuramente cortese, eppure ti mettevano immensamente a disagio.
“L’arco della Vergine? Sarà che vivo qua solo da alcuni mesi, ma non ne ho mai sentito parlare”.
Se fosse stata qualunque altra occasione, quella conversazione sarebbe morta lì, ma non quella sera.
Avevi bisogno di qualche distrazione, di rimanere impegnata anche quella notte.
“Ma credo di sapermi destreggiare abbastanza bene all’interno di Astralea, se ha qualche altra indicazione sono abbastanza sicura di poterla aiutare”.
Le candide costruzioni di marmo riflettevano con forza anche la luce lunare e delle stelle, inoltre qualche solitario lampione manteneva le strade comunque visibili. Ma non era così ovunque, se l’amica di questa ragazza si fosse trovata nelle Viscere di Sawan, sicuramente aveva bisogno del tuo aiuto.
“Io sono…”
Non avevi un nome, non potevi presentarti.
“Sono una Jin”
Una constatazione ovvia e stupida, le tue capacità sociali eguagliavano quasi le altre tue innumerevoli doti.
Porgesti comunque la mano verso l’umana, mentre un gioviale sorriso si dipingeva sul tuo volto.
Non eri solita a conversare con altre razze, soprattutto con gli umani, verso i quali ancora provavi un certo rancore.
Questo tuo aspetto si era ancor più integrato all’interno di quella xenofoba cittadina.
I Jin avevano trovato un posto nel mondo finalmente, ma avevano comunque dovuto strapparlo ad altre razze, grazie all’aiuto dei Grandi Spiriti.
Queste diatribe portavano rancori che erano ancora vivi negli esseri quasi immortali della tua razza, perché a differenza delle generazioni umane, i Jin le avevano vissute sulla loro pelle e non attraverso racconti.
Era più difficile dimenticare i torti subiti, le battaglie… La tua razza era gelosa di ciò che con fatica aveva costruito e ottenuto su Atea.
“Cosa ti porta qui esattamente? Se non sono troppo invadente. Immagino tu sia una viaggiatrice, no?”

 
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view post Posted on 7/9/2019, 14:41
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So bene cosa sei.
Ecco cosa avrebbe voluto rispondere, la spadaccina dai capelli cinerei. Conosceva le caratteristiche dei Jin molto meglio di quanto conoscesse quelle dei suoi simili. Del resto, aveva vissuto fianco a fianco con quelli che aveva sempre definito come automi per lunghi anni di allenamento. Il suono della parola "vivere" pronunciato da uno di Loro, infatti, gli apparve così insolito e, a tratti, anche curiosamente ironico. Come potevano considerarsi esseri viventi, se non erano altro che il perseguimento di uno scopo atto a completarne e terminarne l'esistenza? Cos'erano, se non il lascito di una volontà altrui manifestata grazie alla magia dell'eterite?
Najka proprio non riusciva a capirlo.
« Najka. »
Asserì, con voce sicura. Non un cognome, non un secondo nome o un appellativo. Non avrebbe avuto alcun senso rivelarli, non a uno di Loro.
« Mi chiamo Najka. »
Si spinse in avanti come a stringere la mano del suo interlocutore, ma interruppe il movimento quando realizzò chi cosa aveva davanti.
L'interessamento per la sua vita corrisposto dalla Jin le sembrava sospetto eppure non esitò un secondo nella risposta. Non aveva nulla da temere, da un essere innocuo come quello.
« Sì, sono una viandante, arrivo dalle terre dell'Est. »
Non che si aspettasse che un automa potesse conoscere altro oltre Astralea.
« Come ho detto, sono alla ricerca di un'amica, trattenuta qui contro il suo volere. »
Mentiva.
« So che l'Arco dovrebbe trovarsi nei pressi dell'Ascensore Celeste. Questo è ciò che mi è stato riferito.
Ma non voglio esporti a inutili pericoli,
» che meglio sarebbe stato espresso con la frase: non voglio che tu scopra il motivo per cui sono qui. « ti ringrazio. »
Un piccolo germoglio di curiosità prese il sopravvento.
« Cosa rappresenti? Qual è il tuo scopo? »
Che era un po' come chiedere a un uomo quale fosse la madre che lo aveva partorito. Una domanda assai diretta e insolita cui la spadaccina aveva spesso fatto riferimento nei suoi anni di addestramento.
 
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zis
view post Posted on 15/9/2019, 22:44




AS T R A L E A





“Najka…” Era un nome così bello.
I suoi capelli candidi sembravano quasi confondersi con il marmo circostante e come la città che la circondava, anche l’umana era bellissima.
Del rosso si tracciò sul tuo pallido volto, mentre quei pensieri attraversavano la tua mente.
Najka, Najka, Najka. Non volevi assolutamente dimenticarlo.
Non ti strinse la mano, non ebbi l’onore di sentire il calore della sua pelle sfiorare le tue dita. Era ovvio, i fallimenti ti permeavano anche nelle piccole cose.
“L’Ascensore Celeste? La prego mi lasci accompagnarla. Non ci sono pericoli in questa città, stia tranquilla. Abbiamo quasi abolito ogni forma di crimine” Continuasti a risponderle in modo cortese.
La verità è che non volevi rimanere sola, non ora in questo momento difficile, nella fuga dal tuo passato.
Anche ci fosse stato un pericolo all’interno di quella città, sarebbe stato meglio affrontarlo rispetto a ciò che ti attendeva alla locanda: le ansie, le paure, i tuoi cari…
“Insisto nell’accompagnarla!” Continuasti decisa.
La domanda che seguì ti lasciò particolarmente spiazzata “Cosa rappresenti? Qual è il tuo scopo?”
Non eri solita a dirlo.
Ti vergognavi di te stessa, ma confessasti il crimine della tua stessa esistenza su Atea.
“Il fallimento…” sospirasti e insieme a quelle parole uscì anche il macigno che continuava a gravarti nel grembo.
Esistevi in quel mondo, eri legittimata a vivere.
Stranamente non avevi un’espressione sconsolata, bensì tranquilla e serena.
Miliardi di esseri viventi avevano provato quel sentimento, eri inutile eppure così importante.
“vieni ti mostro la strada” Dissi mentre ti iniziasti a dirigere verso la giusta direzione (probabilmente).


 
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view post Posted on 15/9/2019, 23:13
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Il fallimento.
Come un macigno, la vita le cadde addosso in un istante. Nuda, priva di difese, incapace di comunicare la propria debolezza e di richiedere aiuto. In un istante sentì l'abbandono provato per tutta la sua intera esistenza; vide il volto di suo padre bruciare quello della donna che l'aveva partorita, vide il venire meno del proprio titolo e del proprio casato, il tempo degli abusi e della schiavitù. Vide la cascata che con forza cercava di spingerla verso l'abisso, verso l'insofferente nulla, ne sentì il freddo glaciale e l'indecente pressione. Vide la sua immagine trasformarsi in un ammasso di inutilità.
E infine vide la coda dello scorpione al quale riuscì ad aggrapparsi, per superare i propri limiti. E salvarsi.
Le parole della Jin avevano avuto più effetto di quanto avrebbe mai potuto credere, ma non lo avrebbe mostrato. Non più, non in quel luogo. Era una donna nuova, ormai. Una donna che non conosceva più la paura, poiché pronta a sacrificare qualsiasi cosa, inclusa sé stessa, in nome dello Scorpione.
scairp era la sua nuova casa e avrebbe fatto di tutto per proteggerla.
Il suo viaggio nella città luna non era altro che un pezzo dell'enorme e lastricato puzzle che cercavano di ricostruire. Una missione di salvataggio, così era stata definita. Il salvataggio dello Scorpione, così come di sé stessa. E del mondo intero.
Mai più oscurità su di noi. Scairp lo aveva promesso.
Si lasciò scortare fino all'Ascensore Celeste, la cui bellezza ancora le riempiva la vista, stupendo la spadaccina ogni volta. Non fosse stato per coloro che la abitavano, avrebbe detto che Astalea era la città perfetta, la città dei suoi sogni. Lontana da tutto, ma capace di raggiungere qualsiasi cosa; una curiosa allegoria alla sua persona.
« Fallimento... » sospirò con aria sommessa. « Una strada difficile, certamente, la tua. »
Non era compassione, quanto più una strana forma di empatia.
« Tieni, » con la destra le avvicinò una piccola statuetta raffigurante uno scorpione. « ricorda che abbiamo tutti bisogno di cadere, prima di risalire. »
Si sarebbe sentita impazzire, probabilmente, la Jin, ma avrebbe potuto giurare di sentire il vento sussurrare e fare eco alle parole di Najka. La spadaccina sparì alla vista della Jin per portarsi velocemente sul tetto di un'abitazione. La guardò da lontano e riuscì a notare la sua espressione stupita. Il vento le avrebbe sussurrato nuovamente. Scairp, avrebbe detto.
Non le ho nemmeno chiesto il nome, disse tra sé e sé il salice dell'est, scattante da un tetto all'altro. La vista dall'alto era ancora più bella di quanto potesse ricordare.
Volse un ultimo sguardo all'Ascensore Celeste, prima di spostarsi verso le indicazioni che aveva ricevuto.
L'Arco della Vergine e il suo Oracolo la aspettavano.
 
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