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Ciò che l'oblio nasconde, Arrivo Deimos

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view post Posted on 29/10/2019, 19:34
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Ghiacciolo

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È durante l’estasi che lo sento.

Una delle migliori, in realtà: un’orgia di fauci, sangue, viscere e urla, un’estasi di quelle che non si provano tutti i giorni. Corpi bianchi mutilati, maciullati; una madre stringe ancora tra le braccia il pezzo di carne morta che – una volta – fu frutto del suo seno; uomini aperti come libri, rivoltati come guanti, le budella tutte attorno, tentacoli di stupende aberrazioni… Ed un albero nero, mastodontico, con grossi purpurei frutti pulsanti, che si nutre piantando le proprie radici in tutto questo oblio di sofferenza.
Ebbene, è durante questo paradiso che lo sento: un impulso implacabile – fredda lama che mi lacera la testa – mi strappa dall’esaltazione per buttarmi in una buia visione, piatta, senza senso.
C'è solamente una grotta. Crani sbavanti la sovrastano, un fiume di sangue ne sgorga: promesse di violenza, di piacere, d’incommensurabile potere.
Un’orda di voci mi squarcia le meningi, impetuosa, costante, implacabile; non posso resistergli, DEVO cogliere quel dono. Non è necessario promettere il Marchio del Codardo nel caso fallissi, non riuscirei comunque a reggere a questi infiniti sussurri. Il nodo che mi stritola le interiora è un segnale sufficiente ad indicarmi la via; abbandono i resti di ciò che una volta furono “alcuni viandanti che hanno incontrato Il Kurgan” e m’incammino, lungo il sentiero che le voci (o la maggior parte di loro, almeno) continuano ad indicarmi.


gktiSAy



Un passo dopo l’altro. A volte, in fuga dalla mia ombra; a volte, la calpesto. La fame mi squarcia le viscere, il dolore attanaglia ogni mia fibra: che goduria.

è un istante che cammino, o un’eternità?


Vago, alternando coscienza al sogno – che dici? I sogni sono cosa prettamente umana, e tu non lo sei. Sei solo un incubo. –, alla visione: una galleria, sole e lune sorgono e tramontano illuminando una pianura ai piedi di un’enorme catena montuosa, completamente immersa nella coltre di nebbia più profonda di tutta Atea. Le voci mi massacrano la mente, sempre più incisive, sempre più incostanti: "muoviti, Deimos. Avanza. NO! Non andare! Non sei degno… Pazzo, folle, sei solo la merda del culo del mondo. Continua, il potere dev’essere tuo. Non puoi fallire – oh, ma fallirà... eccome se fallirà. – Sei La Paura, quel potere è tuo di diritto. Sei una delusione, sei troppo debole, non riuscirai, proprio come non sei riuscito a proteggere loro, a proteggere LEI."
Un fulmine mi colpisce in pieno petto. Due occhi verdi: prima, pieni di vita; ora, opachi e freddi, cercano invano il mio aiuto.

Ed è solo furia.


Smetto di vomitare sangue e pezzi d’interiora, mi rialzo; ogni fibra è un Inferno, la vista è ancora annebbiata: mi faccio guidare solamente dalle voci, ormai...
È una notte di tempesta quella in cui Il Kurgan entra nel nebbioso territorio del Nylwir.

 
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view post Posted on 30/10/2019, 15:28
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Il Lamento del Nylwir lo aveva chiamato.
Con voce straziante e privo di esitazione aveva soffiato note che si erano insinuate nei suoi sogni, producendo melodie che mai erano state udite. La visione di un potere da sempre ricercato, di una nuova sfida in grado di sollecitare il palato dei guerrieri più indomiti e degli strateghi più esperti. Lo aveva spinto a sé producendo la foga del filibustiere pronto a salpare per raggiungere il più grande dei tesori.
E lo aveva fatto sapendo di non poter fallire, di non poter ricevere in alcun caso una risposta negativa, un rifiuto; le voci delle comete conoscevano i desideri più reconditi delle persone - e di coloro che ne assumevano la forma - e tali erano i fili con i quali intesseva la propria ragnatela, un'incredibile reggia in un deserto affogato dal nulla. Uno specchio per le allodole.
Nacque dalla nebbia, da ciò che rimaneva di un antichissimo firmamento crollato su sé stesso, incapace di rivolgersi allo specchio. Lanhai, così aveva deciso di chiamarsi, un nome trasportato a lui dal vento, eco lontano di qualcosa che mai aveva visto. La voce di un lamento, ecco cos'era; uno spirito incapace di fermarsi, costretto a vagare incessantemente lungo le leggende delle comete e le gallerie di Morsk.
Ogni tanto il Nylwir lo chiamava a sé, sussurandogli segreti del mondo, svelandogli verità sconosciute circa questo o quel personaggio. In quel caso, il vento aveva portato con sé la storia di Deimos; una sua parte, quanto meno, poiché anche il Lamento era stato incapace di rivelarne i dettagli.
Lo Spirito si rivelò alla creatura assumendo le sembianze di un volatile assai simile a un corvo, dalle dimensioni più minute e dal manto di piume color argento.

« Kurgan. »
L'abominio avrebbe visto la figura dello spirito manifestarsi dalla nebbia, senza però che questi aprisse il becco. Sembrava parlare direttamente ai pensieri del guerriero.
« Conosco bene il motivo per il quale ti sei addentrato in queste terre inospitali, teatro di mille e più battaglie. »
Incapace di fermarsi, Lanhai sembrò far capire al guerriero che avrebbe dovuto continuare a camminare.
« Conosco il tuo nome, Deimos, quell'accozzaglia di suoni ai quali rispondi. Ciò che non so, invece, e che vorremmo sapere » guardò alla piana in cui si trovavano, come a indicare che fosse parte di qualcosa. Non era solo uno spirito; era il Nylwir stesso. « è perché mai dovremmo lasciarti possedere la nostra forza.
Perché tu, tra tutti i guerrieri?
»
Cosa hai fatto per meritarlo? Ecco ciò che sembrava chiedere, mentre con lentezza ma inesorabilità procedeva verso la meta.
« Non manca molto, ma sono l'unico a conoscere davvero il percorso che ci porterà al tuo trionfo. »
O alla tua rovina.
« Suvvia, raccontami.
Raccontami perché sei tu, il migliore.
»



CITAZIONE
QM Point.
Benvenuto in Moontide!
Come da accordi presi, gestirò io il tuo arrivo sotto forma di giocata tutelata; ciò significa che mi atterrò in maniera più o meno generica alla trama che mi hai fornito per il tuo personaggio in funzione di una valutazione per una eventuale promozione energetica.
Entriamo nel vivo del personaggio. Un personaggio ben strutturato è un personaggio che riesce a contestualizzare il proprio passato e le proprie esperienze nel suo presente. Quello che ti viene chiesto in questo turno ha proprio a che vedere con la storia di Deimos.
L'abominio infatti punta a ottenere il potere che gli è stato rivelato in sogno, ma uno spirito del Nylwir, colui che è stato "incaricato" di scortarti, vuole sapere se sei davvero degno. Perché, tra tutti, proprio tu dovresti ottenere la forza di questi territori misteriosi?
Ricorda che è sempre importante ragionare come il proprio personaggio, piuttosto che come l'utente che c'è dietro.
Mentre fai questo il personaggio è incapacitato a "fermarsi" da una forza che non ti è chiara, come se non potessi aspettare neanche un secondo per raggiungere il luogo del potere. Per questo motivo, nel tuo post dovrai cercare di descrivere anche il viaggio all'interno dei territori misteriosi del Nylwir, aiutandoti con la descrizione di sezione che puoi trovare qui!
Spero la giocata sarà di tuo gradimento.
Per qualsiasi dubbio, sai come contattarmi.
Buon lavoro!
 
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view post Posted on 6/11/2019, 20:58
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Ghiacciolo

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Grigio. Per intere leghe, per intere giornate, solamente grigio. Pensavo l'avrei adorato, tutto così cupo, tutto così splendidamente privo di qualsivoglia colore... ma cazzo, questa calma mi sta facendo impazzire.


Mi serve qualcosa da terrorizzare.


Combatto contro spettri da giorni, una copia della copia della copia di veri avversari, di me stesso. Non sono nemmeno sicuro di essere ancora vivo – ah, perché saresti una cosa viva, dunque?! – ma un contorto ammasso di carne e lamiere, schiavo di una spirale di visioni, senza via d'uscita.
Vedo, nella nebbia, in lontananza, una piccola luce: case, vittime, carne, sangue. Il pensiero scatta incontrollabile, il pugno che mi stritola le budella mi strattona avanti; dolore lancinante, non posso fermarmi.

Ai piedi d'un ruscello incontro la donna: pelle bianca, grossi occhi vitrei, i lunghi capelli neri incollati al viso umido di pioggia, solo un lenzuolo bagnato la veste. « Anche tu incapace di smettere di vagare, dunque, o orrido fra gli orridi? ». Non provo più a colpirla, è forse la quinta volta che la incontro. « Mi vuoi tormentare anche tu? Mettiti in fila, allora. » « Io so chi sei, mostro, e so cosa vai cercando. Il fiume mi ha parlato del vostro arrivo: del tuo e di tutti quelli che porti con te. » l'acqua le esce a fiotti dalla bocca. Taccio, le gambe nell'acqua gelida: devo continuare a camminare. « Questa è la strada per la perdizione, il sentiero che conduce alla fine: dopo questo, più nulla. ». I primi passi sull'altra sponda, il suono dell'acqua dietro di me copre quasi del tutto la nenia dello spettro. «Sappilo, abominio, sappilo. ».
Le voci, mie uniche compagne di questo tormento, incessanti promesse. Quel potere deve essere mio, ne ho bisogno. “Deve continuare ad avanzare, non può fermarsi! No, non sarà all'altezza. Oh, eccome se lo sarà. Il tesoro è suo di diritto! Non sarà abbastanza... Tu non sarai abbastanza. Debole merda.”
Avanzo, schiavo della visione, schiavo dell'estasi, schiavo di ciò che sono.

Il bambino alza lo testa dal ventre del prete, mi guarda: due perle al posto degli occhi. Nudo e grigio come la larva di una mosca, sorride, i denti pieni del sangue e delle viscere che stava masticando. Un carro ribaltato, un ossario tutto attorno; il cadavere della ragazzina: le gambe alla mia destra, tutto il resto alla mia sinistra. Stringe ancora la testa del padre tra le mani, il color grano dei capelli s'intravede a fatica nella fitta coltre. “Ho fatto io tutto questo. Il piacere che sento scemare lentamente ne è la prova.”
Ormai ride sguaiatamente, il bambino. Un ghigno di scherno, di derisione – più il rumore di metallo che sfrega, che una vera risata – mi rimbomba per ore nella testa, anche dopo averlo abbandonato, accompagnato dall'espressione della ragazzina, fredda, incurante di esser stata squarciata a metà; per un attimo si mescola a quella di una ragazza con gli occhi verdi, un fiume di ricordi, un lago di sangue e viscere, due iridi viola che mi guardano, soddisfatte, il mio totale senso d'impotenza. Un'altra visione? Un ricordo?
“Ti abbiamo già detto che i ricordi son cose per gli umani, non per te. Ti abbiamo già detto che sei solo un contorto ammasso di carne e lamiere, schiavo di una spirale di visioni, senza via d'uscita. Ti abbiamo già detto di arrenderti.
Giusto, l'avevo scordato.
Le voci ormai sono frastuono, i sussurri mi tempestano senza più sosta.
Raggiungerò mai la mia meta?

È ai piedi delle montagne che le incontro: tre immagini scure nella foschia, tre megere. – Il sole è stato divorato in questo luogo? – Mi guardano fisso, mi aspettano. Ma non sono tre donne, realizzo: son tre occhi; e questi occhi sono quelli di una sola creatura, un corvo color argento. Le voci finalmente si zittiscono (o si uniscono in una sola, non capisco più nulla), e le tre figure, la creatura, parlano come se mi stessero urlando direttamente nel cranio. Non colgo tutto, sono totalmente frastornato, il sangue in fiamme e la furia mi ribolle dentro come un inferno di lava.
« … dovremmo lasciarti possedere la nostra forza. Perché tu, tra tutti i guerrieri? »
« Perché proprio io? » mi chiede. Che domanda assurda. « Come se tu potessi avere qualche altra scelta. Un potere di quelle dimensioni può essere dominato solamente da una creatura come me. E tu lo sai molto bene. Quella forza sembra fatta su misura per me: supererò qualunque ostacolo, squarcerò chiunque si porrà fra me e ciò che è mio di diritto. Eccotelo il perché. » Mi incurvo su me stesso, il cuoio dell'impugnatura della spada stride, una cascata di sangue dalle ferite che l'armatura riapre, e scatto.
Divoro i trenta passi che ci separavano in un solo istante, mi fermo solamente ad un pollice da lui, alitandogli addosso odore di carne ustionata e sangue rappreso. Lo guardo fisso negli occhi – in quelle tre piccole palle nere. Una voce non mia, una voce che esce dritta dall'Inferno:

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« Io sono colui che si è innalzato dal Clifoto, l'essere che alberga nell'abisso più scuro. Dall'alba dei tempi combatto e sconfiggo creature inimmaginabili, il mio destino è solamente quello di diventare sempre più forte, sempre più inarrestabile. Fintanto esisterà la violenza, io regnerò incontrastato, e mi prenderò ciò che mi spetta. Quindi ora, spettro, indicami la via. »
 
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view post Posted on 7/11/2019, 21:39
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« Sai, Deimos... » batté le ali più volte, prima di voltarsi in direzione del guerriero. « Di guerrieri come te, il Nylwir ne ha avuti a bizzeffe. »
Il corpo piumato prese a dissolversi nella nebbia, la voce come un monito sempiterno che vaga nella landa.
« Decine, centinaia, migliaia. »
Lanhai avrebbe ora assunto le sembianze di una lucciola così luminosa da guidare la strada.
« Guerrieri come te. Indomiti, spavaldi, forti. Imbattibili, a loro dire. »
Volteggiò attorno al corpo del Krugan, mentre il paesaggio mutava in una distesa sconfinata interrotta solo da enormi colossi rocciosi, inanimati.
« Tutti avevano in comune una cosa, però. » si illuminò di colori più vividi, passando da un tono purpureo al colore della foresta. « Hanno perso.
Sono stati sconfitti dalla loro stessa frenesia, dal loro stesso desiderio di vittoria.
Sono caduti, uno dopo l'altro.
Forti della loro invincibilità, non hanno realizzato che il guerriero più temibile è colui che sa alzarsi e che solo chi perde sa farlo.
»
Lanhai e il Nylwir lo sapevano perfettamente; loro, che di storie come quelle ne avevano sentite a migliaia, incapaci di dissuadere i loro protagonisti da una vita di abiezione. Avevano visto il cielo cadere e allo stesso modo le anime di chi si era adoperato per possederlo, spegnersi. Si erano disciolte nella nebbia, divorate dagli spiriti erranti e vomitate sotto forma di intenti mal realizzati.
« E tu, Deimos.
Cosa succederà quando cadrai?
»



CITAZIONE
QM Point.
Proseguiamo!
Anche per questo post, come nel precedente, sarai impossibilitato a fermarti poiché il Nylwir stesso vi obbliga a procedere. Quello cui Deimos è messo di fronte, stavolta, è una malia psionica che ti creerà un ricordo artificiale; contenuto dello stesso è una sconfitta: Deimos viene sconfitto. Il tuo compito, in questo post, oltre a continuare a descrivere il Nylwir, sarà quello di descrivere la scena in questione. Di fatto, dovrai raccontare di una scena in cui Deimos perde, viene sconfitto, muore. Sei totalmente libero in tal senso e ovviamente scopo principale è quello di capire come il tuo personaggio potrebbe rapportarsi al concetto di sconfitta.
Buon lavoro!
 
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view post Posted on 18/11/2019, 17:59
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Ghiacciolo

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Maledizione. Mi preparo a sputargli in faccia una minaccia, quando scorgo qualcosa con la coda dell'occhio: solo un'ombra, non realizzo in modo concreto cosa sia accaduto, ma il gelo che mi stritola le viscere sembra aver già un'idea terribilmente chiara. Il corpo schiva istintivamente a destra, abbastanza per evitare di un pollice un colpo di falce che avrebbe tranciato un olmo. Dalle mie spalle una ventata nauseabonda; nove piedi di creatura – un misto di ossa umane e d'uccello – coperti da un intero manto di gigantesche piume color pece, escono dalla nebbia, mi sovrastano. Conto almeno sette crani (il più grosso è corvino, alcuni sono umani, forse c'è pure quello di un orso...), ma non ho tempo: questa volta il braccio sinistro scatta, la lama della falce brilla nella foschia. 'sto giro non schivo un cazzo, provo a parare con una rozza guardia di terza, ma non serve a nulla: mi schianto contro una pietra, a sei passi da dov'è avvenuta la collisione, crollo nell'erba madida d'umidità. I dolori all'omero destro mi suggeriscono non sia stata una buona idea, è sicuramente frantumato. Non potrò combattere senza tornare laggiù.
Mi rialzo, la spada come stampella, cerco di capire dove si trovi la creatura – il guardiano di questo cimitero – ma un lago di sangue mi esplode dai polmoni: bene, allora è entrato veramente in profondità.
Il bastardo mi guarda con tutti quei cazzo di occhietti che si ritrova, dalla stessa posizione nella quale si trovava quando mi ha colpito; si gira leggermente verso di me, e scatta di lato. La nebbia è troppo fitta, il sudore ed il sangue mi annebbiano la vista già da giorni, e me ne accorgo troppo tardi questa volta: la falce cala sul femore, d'istinto la spada parte verso la creatura, ma gli scalfisco solamente l'osso del braccio – o della zampa? - destro. Io, in compenso, ci rimetto completamente l'utilizzo della gamba sinistra, recisa quasi totalmente. Mi accascio a terra, mi tengo la gamba dibattendomi, urlo, mi dispero. Mi sento impotente, la merda è fuori misura, in sicurezza da qualsiasi mio affondo, infiniti abissi dentro una dozzina di cavità oculari.

Occhi verdi senza più una scintilla di speranza; pelle color della seta, squarciata da artigli d'ebano. No, non di nuovo... vi prego. Non un'altra volta.

Apro gli occhi, e sono nella fossa delle candele. La nebbia è un lontano ricordo, il cielo non esiste in un posto come questo. Un letto di gelide pietre mi circonda, illuminate solamente dalla fredda luce di centinaia di candele. Tutto il resto è ingurgitato dal buio più profondo. Da quanto non venivo qui? Non lo facevo da molto, ma prenderò qualcosa in prestito. Tiro un colpo di spada, le candele più vicine a me si spengono.
Esplodo in un'ondata di rabbia. Impugno saldo la spada, un lontano suono di legamenti squarciati, un osso si spezza del tutto, ruggisco di una nuova vita. La gamba sinistra è inutilizzabile: la destra farà il doppio lavoro. L'essere mi attende, apre le braccia, un urlo esce dalla miriade di bocche. Mi scaglio contro la creatura, folle di rabbia, di perversa euforia.
Il combattimento sembra non poter finire mai; il mio avversario, questa volta, è veramente una prova ardua da superare. Ma nessuno può resistere alla vera paura.

Sono gli strattoni a risvegliarmi. Prono, faccia a terra, guardo la spada di fronte a me, ed la mano contorta che ancora la impugna, speranzosa. Non riesco praticamente a muovermi, sono totalmente maciullato, eppure il mio corpo continua a sussultare: non capisco. Inclino la spada, nel tentativo di portarla più vicino a me, e lo vedo nel riflesso della lama: alle mie spalle, appollaiato sul mio corpo, la creatura evocata dal corvo con tre occhi mi sta mangiando. Strappa lembi di carne dalla mia schiena, squarcia le interiora, ogni sua testa affondata in quello che resta della miseria che sono. Ora realizzo tutto:

ho perso.

« Idiota, non hai più l'energia per muovere un dito, hai distrutto ogni fibra del tuo corpo nel vano tentativo di vincere una battaglia persa in partenza. Hai fallito. Di nuovo. Miserabile. »

Avete ragione, non sono stato abbastanza. Mi spiace, ragazzi. Mi spiace, Lucille.
Sento ogni singolo strattone, ogni singola fibra lacerata. Sento perfino il suono delle mandibole che schioccano, i grugniti di piacere, i gorgoglii dell'ingestione. In lontananza, lo sbuffo di un geyser. Il corvo si appollaia su un sasso, fra l'erba alta, e mi guarda con quei suoi occhietti neri, profondi come un infinito oblio...


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Oblio. Una goccia disturba la linea nera e liscia dell'acqua, come un lago notturno, e sto annegando. Mi getto fuori, riprendo fiato – sembra un secolo che non respiro – e l'ossigeno mi inonda i polmoni, il dolore allucinante di un'ustione. Il gusto ferroso che mi ritrovo in bocca è un chiaro segnale: non è un lago d'acqua quello in cui mi ritrovo.
Striscio fuori, di fronte a me i monoliti di carne: modellati da menti perverse, alti fino al cielo, si stagliano fino all'orizzonte. La sensazione è chiara, vogliono qualcosa da me, ma non parlano. So che potrebbero – sento il loro respiro nel cranio – ma, o son troppo stupidi per farlo, o lo sono io.
Continuo a strisciare, non ho le forze per alzarmi; il terreno è composto da viscere pulsanti, noto la stessa firma del folle artista che forgiò i monoliti, quando vedo la mia mano: è nuda. Lo sguardo corre su tutto il mio corpo, sono totalmente nudo. Non indosso l'armatura, la pelle una ragnatela di ferite aperte, il sangue sgorga nero alla luce di questo sole purpureo. Il braccio contorto, in condizioni orribili; la gamba quasi del tutto lacerata, una cascata di pece dallo squarcio.
Mio dio,

da quanto non rivedevo il mio corpo?

Non sento dolore, non sento più nulla... Quaggiù le voci non mi tormentano, sono finalmente in pace. Solamente il freddo, un freddo quasi cullante, mi abbraccia; e, lentamente, mi lascio andare.

 
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view post Posted on 30/11/2019, 17:12
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« Capisco. »
Comprendeva la sua storia, ora, lo spettro Lanhai; ne comprendeva le debolezze e le virtù, il passato e il presente che con coraggio e indomito ardore aveva forgiato per sé stesso, incurante degli altri e del mondo che lo ospitava.
Era una malattia che vagava da un posto all'altro in cerca di un muro in grado di fermarlo. Un abominio incapace di fermarsi a pensare; incapace di fermarsi a vivere.
« Siamo arrivati. »
La nebbia del Nylwir si era spenta, rivelando l'ingresso di una lunga galleria sotterranea. La temperatura sembrava essere decisamente più alta di pochi minuti prima e i geyser che in lontananza mostravano la propria opera erano un monito assai eloquente del motivo.
Non un suono, non un respiro, non un'orma. Quel luogo sembrava abbandonato da tempo.
Eppure era lì, lo avrebbe potuto ricordare, il Krugan. Era proprio quello il luogo del suo risveglio. Ciò che i suoi sogni avevano accolto con così tanta esitazione era ora davanti ai suoi occhi.
« Al termine di questo passaggio troverai ciò che cerchi. » Lanhai cambiò velocemente la propria forma, apparendo come un semplice uomo sulla trentina, i lineamenti duri e il corpo temprato dal freddo. « Tuttavia... »
Fece un semplice passo, prima di rivelare quella che inizialmente appariva come un ammasso di rocce e che in realtà era una figura dai caratteri tettonici, spenta. In attesa, un guardiano.
Il successivo passo dello spettro animò immediatamente la figura, la quale si mostrò in un'altezza spaventosa - proiettava un'ombra assai più grande del Kurgan - e in un grido funesto. Qualcuno aveva osato disturbare il suo sonno e questo voleva dire solo una cosa:
volevano profanare il suo luogo sacro, la sua galleria.
« Un Kolsyn, il guardiano di questa galleria. » indietreggiò appena, voltandosi verso il guerriero. « La tua ultima prova, Deimos.
Per passare dovrai distruggerlo.
Fallo e il potere sarà tuo.
»



CITAZIONE
QM Point.
Arrivi finalmente all'ingresso della galleria che ti porterà al luogo del potere, quello del tuo sogno. Qui, a presidiarne l'accesso, però, trovi un Kolsyn, una creatura simile a un grosso troll di montagna fatta perlopiù di roccia lavica; è una figura dai tratti antropomorfi, ma incapace di relazionarsi correttamente agli esseri viventi. E' grossa quasi il doppio di quanto lo sei tu e quando arrivi ti fa capire che non puoi avanzare. Lo spettro prova a intercedere per tuo conto ma questo grida furioso. Lanhai ti dice che se non lo metti fuori uso non potrai accedere alla galleria: inizia dunque la tua parte di combattimento.
A te la prima mossa.
Buon post!
 
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view post Posted on 11/12/2019, 22:47
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« Deimos. » Un tuono squarcia la quiete più assoluta: i monoliti mi parlano. « vattene. È solamente un’illusione. Il tuo posto non è qui. Non ancora. ».
Spalanco gli occhi; il cielo è bile, il suolo viscere. Sangue nero risale a fiotti il mio corpo, si immerge nelle ferite dalle quali, fino a pochi istanti fa, usciva a cascate. Nelle vene mi ringhiano mastini; una nuova, ustionante, energia mi scorre all’interno ed – insieme a questo travolgente vigore, anche una certezza:

IO NON HO PERSO.

Scatto in piedi, non riesco a trattenere l’energia che mi scuote da dentro: tremo, fatico a controllare i movimenti. Cerco un contatto con il monolite, appoggio il palmo sul primo di loro, ed esplodo in pura energia.

Riprendo coscienza che già sto scattando contro la figura di fumo, il mondo è in fiamme, interamente sotto l’effetto dell’estasi. Non so cosa sia, non ne ho memoria, e non m’interessa. È solamente una vittima sacrificale, scelta dal Cielo perché io – redivivo riemerso dagli Inferi – possa massacrarla, e gustare il sapore dell’ecatombe.

Le voci tornano come una valanga nel mio cranio. Sono immerso nella follia più pura fin dal primo minuto. Immagini, nel profondo, si susseguono senza il minimo senso: un bosco nebbioso, un fiume, tre occhi neri mi fissano, una creatura di pietra e fiamme, totale impotenza, un bambino ride immerso nelle viscere di un cadavere, furia incontrollata, ali di pelle liscia e viola, zanne ed artigli, un albero porpora, teschi e piume, una donna annegata, una grotta, sangue. L’estasi ha voluto la sua piccola parte di sangue, la dono con piacere; mi lacero il palmo sinistro con la spada « questo è solo un boccone, o terribile. Fa quello che devi: sii affilata, sii veloce, sii implacabile… e ne avrai a galloni. » Ella, ingorda di carne, accetta il patto col Diavolo. Ora le mie mani stringono l’impugnatura di una lama lunga quanto due uomini.

Troppo distante dal mio bersaglio – sono giorni che anelo ad un vero scontro – non posso attendere oltre: mi lascio andare del tutto alla frenesia, brucio lo spazio che ci separa in una pulsazione e mi piombo su di lui.
Ma lo scontro nel limbo contro la creatura del corvo mi è stato di grande insegnamento, non compirò gli stessi errori: dovo aver colpito, non gli concederò risposte. Dovrà venire lui a prendermi, ogni stramaledetta volta.

La potenza dello scatto scaraventa la punta della mia arma dietro alla mia schiena e lo sfrutto per calare un fendente troppo forte perché delle membra mortali possano sopportarne la potenza: ma io non sono mortale. Io non posso morire. IO SONO LA PAURA.
Le mie braccia scattano: i legamenti si lacerano, i bordi affilati e contorti dell’armatura penetrano nella carne mentre la spada cala sull’ammasso di fumo, forse fauci, forse pietra, forse fuoco, forse lava… forse, un angelo.

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Finalmente posso scatenarmi.

Finalmente il puro piacere.



Specchietto

Salute 150    Energia 50


☾•• Salute 150 - 20 = 130;
☾•• Energia 50 - 10 = 40.

☽•• Tecniche Utilizzate ••☾


Tecnica Ballo delle Furie | Consumo medio {turno 1/4};
Tecnica Assalto Predatorio | Consumo alto.

☽•• Capacità Utilizzate ••☾


Capacità Lama Cremisi | Slot -/3;
Capacità Scatto predatorio | Slot -/3;
Capacità Scatto predatorio | Slot 1/3;

☽•• Generatori ••☾


Generatore Riastrad;
Generatore Affinità Bestiale.

☽•• Riassunto ••☾


Deimos, finalmente di fronte ad un avversario tangibile, si lascia andare fin dall'inizio del combattimento alla trance estatica dei Cavalieri Lunari (Ballo delle Furie); oltre ai due slot capacità gratuiti, si attivano i generatori Riastrad e Affinità Bestiale, offrendogli due slot capacità aggiuntivi.
Ne utilizza uno per aumentare l'efficacia offensiva dello spadone (Lama Cremisi) e una per lanciarsi contro l'avversario (Scatto Predatorio). Cala un Assalto Masochistico sulla creatura ma, memore della sconfitta contro l'illusione creata da Lanhai, si prepara a scattare indietro (utilizzando uno slot di capacità per utilizzare nuovamente uno Scatto Predatorio), che il suo colpo sia andato a segno o no.
 
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view post Posted on 16/12/2019, 23:08
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Intruso.
Nella mente del colosso, pensieri appena abbozzati vorticavano ferocemente, generando sensazioni di fastidio e rabbia nei confronti dello schifoso scarto d'ossigeno che ora reclamava il suo tempo e il suo spazio. Per quanti anni aveva dormito, prima di essere risvegliato da quell'ammasso di furia e sangue? Tanti; così tanti che al guardare il Nylwir tutto sembrava essere mutato: gli infiniti spazi erano stati inglobati in una nebbia mistica e l'odore di zolfo era stato coperto da un fortissimo e disgustoso odore di carne in putrefazione. Un odore di morte che certamente non era stato generato dal suo popolo e che mai era loro appartenuto, figli di un destino secolare di eterna vigilanza. Per un Kolsyn le gallerie sono ciò che di più sacro esista. Per quel Kolsyn nello specifico, poi, la galleria rappresentava l'unica strada d'accesso a un dei Mille Sogni del Nylwir, tesori nascosti nella regione e ben custoditi da quelle creature.
Guardò al nuovo arrivato con sdegno, per poi squadrare con ferocia lo spirito che lo accompagnava. Aveva già visto quelle creature e sin dal principio aveva capito che, alla fin fine, non portavano che guai. Incapace di comunicare con forme di vita così recenti come quella di Deimos, il colosso si limitò a gridare il proprio fastidio. Un grido che i più avrebbero temuto, ma che sorbì l'effetto opposto con il Krugan. Qualcosa, in quel grido funesto, sembrava averlo acceso, sembrava aver trasferito in lui una voglia ancor più ingente di raggiungere il proprio obiettivo. Di eliminare il Kolsyn, di contaminare la sua sacra galleria e di impossessarsi del Sogno.
Ma l'ammasso di pietra non lo avrebbe permesso.
La carica del nemico si infranse violentemente contro le rocce del suo braccio sinistro, ma la velocità dell'avversario non gli permise di difendersi adeguatamente dall'offensiva successiva, accusando il colpo al fianco destro.
Gridò nuovamente, il colosso; rabbia e dolore, stavolta.
Per nessun motivo al mondo avrebbe permesso a quell'insetto di oltrepassare quell'ingresso. Senza perdere un secondo si gettò in una carica ferina che sarebbe terminata in una spallata molto violenta ai danni del nemico. A quel punto, avrebbe generato una roccia per ricoprire l'intera gamba di Deimos, così da bloccare i suoi movimenti.




Kolsyn
tecnicismi



Energia: ??%
Salute: ??% (Danno alto al fianco)


il grido di un guardiano
capacità in uso



Il Kolsyn può caricare il proprio nemico a una velocità sovrumana. (Scatto Predatorio del Cavaliere Lunare)

anima di un guardiano
generatori attivati



--

la forza di un guardiano
tecniche attivate



- Il Kolsyn può caricare il proprio bersaglio, causando danni Medi all'impatto. (Consumo Medio)

- Il Kolsyn può utilizzare le rocce del proprio corpo per pietrificare parte del corpo dell'avversario. Non causa danni. (Consumo Alto, Tecnica di Paralisi)

la storia di un guardiano
riassunto



La creatura si difende dalla tua carica iniziale con il proprio braccio sinistro, che conta, tecnicamente, come un vero e proprio scudo di pietra. Tuttavia incassa l'attacco della tecnica, che gli causa un danno Alto all'altezza del fianco. A questo punto il Kolsyn risponde con una contro offensiva, caricandoti in tutta la sua stazza; questa carica conta come una tecnica attiva a tutti gli effetti, di consumo Medio che causa danno Medio se mandata a segno. Successivamente alla carica, inoltre, quando ti è ormai vicino, procede a utilizzare un'altra tecnica, che è considerabile a tutti gli effetti una tecnica di Paralisi a consumo Alto che mira a impedirti l'uso della gamba destra.
Inoltre, due informazioni di carattere ambientale.
La prima è che ti sembra di capire che fare troppo "casino" in quell'area potrebbe far crollare l'ingresso della galleria, impedendoti di attraversarla, eventualmente.
La seconda è che si alza nel cielo una pietra. Rimane sospesa lì, senza fare nulla. A te scegliere se e come interagire, nel caso.

Al momento non ti è dato conoscere l'energia e lo stato di salute del tuo avversario.

Ora ci sono delle cose che devo farti assolutamente notare:

1. Lo specchietto deve essere più esaustivo; cerca di inserire gli effetti delle tecniche, oltre al solo loro nome, altrimenti chi gioca con te vedrà davvero difficile la possibilità di comprendere per bene cosa fa il tuo personaggio nel turno.
2. Considerato lo stato di trance e l'effetto della tecnica, avresti dovuto considerare anche Lanhai, che era solo poco dietro di te, come un bersaglio. Stai attento perché questo è considerato un errore; in ogni caso Lanhai si ritira dallo scontro da questo turno, quindi puoi, da ora, non considerarlo ulteriormente e continuare il fight con il colosso.
3. Il riassunto deve essere più specifico. Effettui attacchi semplici? Se sì, quanti? Dove? In che modalità? Anche la spiegazione delle tecniche, delle capacità e dei generatori deve essere più chiara.

Continuiamo!
 
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7 replies since 29/10/2019, 19:34   207 views
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