L'adolescente aveva un volto costellato di lentiggini e un paio d'occhi colpevoli che sfogliavano, corrucciati, il pavimento di pietra.
«Perché l'hai fatto, Cassius?» La voce roca di Virgil, il Gran Merlo, dava prova della sua veneranda età. Gli occhi velati dell'anziano sacerdote guardavano il giovane proselito senza vederlo. Sembravano invece penetrargli la pelle e studiargli direttamente l'anima tramite l'affilato bagliore pallido della loro luce spettrale.
Cassius si strinse nelle spalle. Un gesto inequivocabile che Virgil non ebbe modo di osservare né tantomeno interpretare. Non era la prima volta che il ragazzo dai riccioli d'oro veniva sorpreso in un bordello. Quella notte però aveva avuto la sfortuna di essere stato colto sul fatto da quel leccaculo spione di Hank. Ed ecco il motivo per cui adesso si trovava a tu per tu col Gran Merlo, a dare spiegazioni per il suo operato. Eppure, a Cassius non sembrava di aver fatto niente di male. Non gli pareva la fine del mondo pagare per una sana scopata. Nemmeno per una persona religiosa. D'altronde tutti gli uomini erano fatti per quello.
Il ragazzo aveva sempre considerato le costrizioni religiose, che tra le altre cose impedivano, difatti, il sesso, delle mere formalità di pomposità. Inutile fanatismo, in parole povere. Che importanza avevano, dopotutto? Non ti facevano essere un religioso migliore né ti donavano l'abilità di amare con più facilità il prossimo (anzi!) se le eseguivi alla lettera. Erano regole del cazzo e Cassius era oltremodo convinto che anche i due sacerdoti chiusi in quella stanza assieme a lui, sotto sotto, concordavano con le sue idee. Solo non potevano ammetterlo apertamente.
I limiti che imponeva il sacerdozio erano troppi perché qualcuno sano di mente accettasse, volontariamente, quella vita circoscritta. Nessuno avrebbe mai imboccato la strada del culto della Luna Nera se i suoi adepti avessero veramente proibito, e di conseguenza punito, chi disobbediva ai loro numerosi, ligi, divieti. E se così fosse stato i sacerdoti dell'ultima benedizione si sarebbero estinti già dopo le prime generazioni. E invece, guarda te il caso, il loro credo continuava ad esistere da centinaia di anni.
L'umidità della camera gravò come un macigno sulle spalle delicate di Cassius. Un colpo di tosse sfuggì dalla sua bocca in una nuvola di vapore. Sollevò gli occhi, incrociando dapprima quelli accoglienti di Cuthbert per saltare poi in quelli del Gran Merlo. Si sentì artigliare il cuore dal suo sguardo cereo. Le pareti della stanza parvero stringerglisi addosso, braccando il suo corpo.
Virgil trasse un profondo sospiro. Non sapeva più cosa fare con la testardaggine di quel ragazzo.
«Per quale ragione hai scelto questa vita?» Si inumidì le labbra screpolate con una lingua scura come quella di un bue
«Per disonorare il nostro Credo?».
Cassius sbuffò.
Era stato il secondogenito di una numerosa famiglia contadina che aveva abbandonato all'età di dodici anni, fuggendo via il più veloce possibile da una vita di responsabilità, fatica e soprattutto stenti. Non era uno sprovveduto e non lo sarebbe mai stato. Quanto a farabutto diciamo che tutto sommato non lo era allora e
forse non lo sarebbe mai stato. Ma tutto dipendeva dai punti di vista, come sempre. Cassius era un adolescente maturo che dimostrava un modo cinico tutto suo di interpretare ed affrontare l'esistenza. Rispetto ai suoi coetanei infatti non aveva mai desiderato diventare cavaliere perché troppo pericoloso né tantomeno avrebbe accettato una vita da rattoppato bandito di periferia poiché troppo faticosa. Aveva avuto le idee chiare fin da bambino: vivere nella bambagia offerta dall'onorata strada del sacerdozio. E quale miglior culto se non quello dell'ultima benedizione?
«Per convenienza» Lo sfidò Cassius.
Cuthbert esplose in una grassa risata che riempì la stanza assieme a quella del giovane proselito. Di contro, l'espressione del Gran Merlo manifestò una sconfinata incredulità. Una plateale, seppur corrucciata, espressione di sconfitta si dipinse sul suo volto rugoso.
~ • ~
Il Secchio Rovesciato (taverna) - Idomea,
Quella mattina
«...Il resto alla consegna»Il sorriso di Rogester si allungò sul volto, affilandosi come la punta delle sue orecchie. Prese la sacca delle monete e la soppesò sommariamente per qualche istante. Rivolse quindi a Cassius un largo cenno di consenso e gli strinse la mano.
«Non sei l'unico ad avermi ordinato questo genere di carico, sai?» Lo disse con uno sguardo malizioso e un tono di voce a malapena udibile. Il Gran Merlo aveva già conosciuto Rogester in altre occasioni e sapeva quanto gli piacesse parlare troppo. Forse perché credeva che gli desse una parvenza di potere, questa cosa del rivelare segreti per incuriosire persone ignare. Magari pensava che queste poi pendessero dalle sue labbra, pregandolo per più dettagli. Un vizio di cui Cassius si domandava seriamente come non gli fosse ancora costato la vita.
«Credo che ci sarà da divertirsi oggi alla cerimonia» Il sacerdote non l'avrebbe creduto possibile eppure il sorriso dell'elfo si allargò ulteriormente.
«Sarai presente anche tu?» Chiese il Gran Merlo con un tono piatto, più per galateo che per vivo interesse. Non avrebbe mai ammesso a Rogester il suo sbalordimento per la notizia che qualcun'altro si era rivolto ad un ricettatore per un carico di armi. Che qualcosa di grosso stava bollendo in pentola era ormai cosa certa, e quel fatto ne era la prova lampante. Sempre che l'informazione fosse vera, s'intende. Eppure i modi subdoli dell'elfo sembravano sinceri nel suggerire che il carico di armi e la cerimonia erano in qualche modo collegate. Il fervente desiderio di sapere rimase sepolto sotto l'espressione vuota di Cassius con difficoltà.
Il sorriso tronfio sparì dal volto di Rogester come se il suo interlocutore l'avesse schiaffeggiato. Scosse la testa lentamente, piegando lo sguardo verso le proprie mani
«Non essere sciocco, Cassius. La gente è stufa di questa lunga pace infruttuosa».
L'elfo giocherellava con una corona, rigirandosela tra le dita con tranquillità, nonostante i numerosi sguardi d'appetito che i commensali della taverna gli lanciavano
«Basta un minimo di buon senso per rendersi conto che la cerimonia sarà un evento fin troppo pericoloso per parteciparvi».
Un cipiglio, anch'esso appuntito, eruppe sul volto di Rogester mentre si voltava verso Cassius
«A proposito di pericoli. Avvertirò io personalmente il tuo attendente a Sherwood sul luogo e il giorno in cui il carico arriverà».
Trafisse con uno sguardo di fuoco il foglio di carta arrotolato che Cassius tamburellava sul tavolo
«Non mi piacciono le lettere».
Anfiteatro - Idomea,
Presente
«Resta qua e aiuta Gelda con i cittadini»«Ma Cassius...» Il sacerdote dalla pelle scura era ancora scosso dal ruggito del drago.
«Andrà tutto bene» Tagliò corto il Gran Merlo. Si divincolò facilmente dal suo compagno, avvantaggiato dalla propria lucidità. I suoi occhi seguivano con interesse il teatrino alla sua destra, dove Nike e Alexios stavano discutendo animatamente. Era una mossa avventata, quella che aveva in mente il sacerdote anziano, ma con la quale avrebbe potuto acquistare credito nei confronti di Idomea. Di contro, avrebbe potuto mettere in una ancor più cattiva luce se stesso agli occhi dell'Alleanza. Inoltre c'era la questione di un drago a piede libero. Una pedina imprevedibile che rendeva dannatamente più rischiosa qualsiasi mossa sulla scacchiera. Eppure Cassius non ebbe esitazioni. Non aveva più niente da perdere, dopotutto. Lui era un vecchio decrepito e in gioco, dietro le quinte, c'erano individui ben più capaci e validi di lui. Anche più di quanto era mai stato, persino da giovane. E se un tempo era stato utile come un alfiere, ora valeva come un banale pedone. Sacrificabile.
La cerimonia doveva proseguire senza intoppi, questa era l'unica necessità. Lui aveva il profondo bisogno di osservare e di capire chi e quanti si fossero messi in gioco, e perché.
Il Gran Merlo mosse passi rapidi verso Nike e Alexios. Si fermò alle spalle della Prima Paladina, richiamando l'attenzione su di sé con un colpo di tosse. Sorrise ai due.
«Come pensate che reagirà un drago nel vedersi di fronte un uomo armato che cerca di abbatterlo?» Si rivolse ad Alexios con un tono rilassato, come quello di un padre che cerca di far ragionare il proprio figlio sventato.
«Non credete anche voi che perderà la testa completamente?» Ricorse a gesti affettuosi della mano per fargli digerire meglio la pesantezza di quelle parole che altrimenti avrebbero lasciato troppo amaro nel suo orgoglio.
«E questa eventualità sarebbe troppo pericolosa visto che così noi perderemmo qualsiasi possibilità di controllo sulla situazione» Guardò Nike in cerca di appoggio.
«Sarebbe il caos totale e non solo la vita di Alma ma quella di tutti i presenti sarebbe doppiamente più a rischio rispetto ad ora» Tornò a guardare Alexios per valutare una sua potenziale reazione.
«E' questo che volete?» Alzò il mento, squadrandolo dall'alto.
«No, immagino di no. Dobbiamo intervenire, questo è vero, ma solo se e quando la situazione si metterà veramente male e in ogni caso la priorità sarà scortare la principessa, e tutti i presenti, fuori dall'arena e il più lontano possibile dal drago» Posò il proprio sguardo negli occhi di Lathi, alle loro spalle.
«Ma non credo che un soldato impulsivo rappresenti la persona più adatta per questo delicato compito» Inarcò le sopracciglia. Avrebbe creduto di provare paura per l'intera durata del suo discorso ma così non era stato. Si era sentito come strappato via dal proprio corpo e gettato a miglia di distanza, ma niente di più. Non aveva avuto timore, facendo affidamento su parole ben più solide delle sue ossa.
Concentrò un'ultima volta lo sguardo negli occhi di Alexios pregando di placare del tutto l'impeto improvviso del guerriero.
«Come posso servirla, mia signora?» Chiese infine a Nike.
Cassius
il Gran Merlo
Energia: 100 - 10 - 20 = 70%Salute: 100 (Illeso)
Equipaggiamenti: piccolo pugnale (arma da mischia) nascosto nelle tasche della tunica
CAPACITÀ ATTIVE (Slot: 0)
GENERATORI ATTIVI
TECNICHE ATTIVEBenedizione delle ombre (2) (medio - 10)
La mente dei Merli è protetta dai flussi lunari. Questa protezione rende difficile poter ferire la loro mente, concedendo ai sacerdoti la capacità di difendere la propria salute mentale da influenze o offensive mentali. Il suo potere è pari al consumo speso in energia.
Calma(alto - 20)
I Merli possono ricorrere ad una tecnica mentale atta a calmare un determinato bersaglio. La tecnica è da considerarsi una fattura comportamentale che, se non difesa adeguatamente, sprona il bersaglio ad interrompere il combattimento. In quanto tecnica di fattura non causa danno. Il suo potere è pari al consumo speso in energia.
~
Cassius riesce a difendersi egregiamente dal boato del drago in quanto si era aspettato che qualcosa di grave sarebbe potuto succedere, alla cerimonia, ed aveva pertanto seguito gli eventi minuziosamente. Avvantaggiato dalla lucidità mentale, abbandona Raoul (che perde un turno per riprendersi) col gruppo di Gelda. Si immischia quindi nella discussione tra Nike e Alexios, lanciando una fattura mentale ad Alexios nella speranza che questa lo calmi.