| Il dardo abbandonò in fretta il vertice dei legni intrecciati che costituivano il suo bastone, saettando sibilante contro il suo esaminatore come un'estensione del nervosismo e dalla brama che in lei assumevano i connotati di comburente e combustibile, e benché non fosse celere come una freccia e Xander possedesse fuor d'ogni ragionevole dubbio la destrezza necessaria ad evitarne la traiettoria, l'elfa si era premurata di rendergli molto ardua quell'opzione. In quei frammenti di secondo aspettò ansiosa il risultato della sua tattica, ma quando anche l'ultimo, immaginario rintocco che scandiva l'attesa suonò, qualcosa di simile ad un singulto dell'animo si fece strada dentro il corpo esile ed allungato di Val, instillandole un tremito. L'elfo l'aveva redarguita poco dopo essere stato disarmato, ma in quelle parole dure e derisorie la giovane aveva sperato di intravedere i medesimi costrutti dialogici che portavano i maestri ad essere particolarmente severi con gli studenti, acuti od ottusi che fossero, al sol scopo di rafforzarne lo spirito. Non ne vide, dunque, reale amarezza o delusione, quanto piuttosto uno sprone ad attaccarlo con ancor più trasporto costruendo, idea dopo idea, una ragnatela dalle mille diramazioni. Voleva, e realizzò con un brivido queste esatte parole, che straripasse ed inondasse il pavimento, la scalinata, il corpo di lui e quello di lei con la somma delle sue esperienze e volontà. Nuove ed ancor più dure parole infiltrarono la sua psiche come sfondagiachi, ed in esse percepì ancora una volta la morsa di qualcosa che andava ben oltre la semplice intimidazione. Dunque era così che combatteva, Xander. Una parte della sua consapevolezza aveva colto l'inganno insito in quel trucco usato per la seconda volta, ma l'altra, quella più suscettibile all'altalenare delle emozioni più forti come paura, rabbia o tristezza, se ne sentì avviluppata ed infine ghermita, travolta verso un abisso come se di colpo il pavimento avesse cessato di essere materiale, lasciandola in balia della forza di gravità. Vide il braccio sinistro di Xander protendere verso l'alto ed illuminarsi mentre oltre le falangi si vergavano circonferenze di scintille, poi un gesto, un suono simile ad un ronzio di vespe e l'impatto. Il primo anello, in qualche modo, Val riuscì a farlo infrangere contro una barriera di energia eterica condensata all'ultimo istante, un riflesso condizionato che alla vista del pericolo imminente la liberò dalla pulsione scaturita dalle parole di Xander. Il secondo, invece, la colpì in pieno. L'elettricità invase tessuto, pelle, muscoli e nervi, rinchiudendo ogni particella del suo essere pensante e sensoriale in un unico grumo di sofferenza, come se fosse stata afferrata e stretta finché non fossero schizzate fuori masse indistinte di sangue e carne maciullata. Si sentì cadere, provare a spostare il suo peso sulla verga e, fallendo, cadere di schiena, i denti che sfrigolavano, la mascella serrata, il torace lancinante e le braccia prive di forza come quelle di un burattino senza fili. In quel momento le parve che la scalinata spiraliforme fosse più lontana e che, nella sua irraggiungibilità, le stesse quasi negando l'accesso nell'Intreccio. «N… on… co… ra… no… n… anc… ora… nder…» Fu quasi come annaspare fuori dall'acqua, respirare sempre con maggiore fatica e provare a mettere insieme le lettere che formavano parole che, a loro volta, assemblavano frasi. Qualunque movimento della glottide era fonte di dolore che si autoalimentava ogni qualvolta, involontariamente, biasciava lamenti vocalici e, sussultando, avvertiva fitte spandersi dalla cassa toracica fino ai polmoni. I muscoli degli arti erano come paralizzati, incapaci di rispondere a qualunque comando imposto loro dal cervello, arenati come bestie marine in cimiteri di sabbia. Avvertì i pensieri susseguirsi rapidi come stormi di uccelli, indefinibili nella loro moltitudine e velocità; qualche volta riusciva ad adocchiarne uno e scorgerne sfumature di ribrezzo, frustrazione ed annientamento ma, fugaci com'erano, non tardavano a lasciar spazio a nuove onde di tormento. Opalescenze di nero, rubino e avorio serpeggiavano e si intrecciavano come invisibili correnti nella sua testa, strisce di dolore acuto, flutti rabbiosi e nembi tumultuosi carichi di pulsioni indecifrabili che risaccavano da chissà quali abissi dell'inconscio. «Non anc… ra… non ancora… Xander…» Dovette cercare l'energia nell'adrenalina e nel suo stesso desiderio e spingere, e stringere, e tendere ora i muscoli, ora i denti, ora le articolazioni, muovendo con gesti nevrotici le mani alla ricerca del bastone e, rizzandolo, far salire le dita sopra di esso a colpi di strette come nell'atto di scalare una montagna, ed infine emettendo un verso stremato, risollevare caviglie, cosce, busto e testa, rizzandosi barcollante, eppure comunque dritta. «Io…!» ansimò, visibilmente rotta da quel dolore mai provato prima di quel momento «N-ngh… Non t-tornerò indietro, Xander!» Esalava le parole di pancia, pure concentrazioni di istinti che, come dirette manifestazioni verbali degli spasmi che reggeva a fatica, esplodevano con decisione sibilata a denti stretti e spezzata qua e là dagli effetti di quella manifestazione elementale sul suo sistema respiratorio. La violenza in cui era finita non era mai stata parte del mondo accademico di cui aveva fatto parte, ma oramai era così coinvolta in quella strenua prova di tempra da rispondere alla tensione in modo altrettanto secco e nervoso, trasformando l'analisi lenta e riflessiva di un fenomeno in freddi sezionamenti, forzandosi di tenere il passo con la medesima sveltezza con cui Xander pensava ed agiva. I suoi occhi dovevano rilucere di un bagliore vivo e forse ferale mentre si sosteneva con ancor più energia al suo bastone, cercando invano di mascherare il dolore che le piagava il petto; tentando, tra un tremito e l'altro, di assumere una postura che riflettesse nei fatti le parole ardite che aveva rivolto all'elfo. Versava ormai in uno stato d'animo che trovava inconsciamente triviale irritarsi per l'intrufolarsi di Xander nella sua testa, ora che questi l'aveva colpita con così tanta energia, scaraventandola in un turbinio di sofferenza da cui era sempre stata avulsa, come a mettere in chiaro che secondo la posta in gioco di quella partita, se avesse perso, non ne sarebbe uscita malconcia solo nell'animo. Non le fu per niente semplice raccogliere le energie e dirigerle, quasi a livello particellare, ove il suo piano di contrattacco prevedeva; la manipolazione dell'Etere era collegata alla volontà ed alla concentrazione, verso le quali il dolore costituiva un contraltare non da poco. Ma arrendersi, questo mai lo avrebbe accettato, mai lo avrebbe concepito, non dopo aver dato occasione ad un altro di conoscere il suo segreto e farle male a quel modo, facendola sentire così come mai si era sentita. Non si era mai saputa così determinata, complice la perenne sensazione di ovatta che la separava dall'infuriare del mondo e della storia, crogiolata in gabbie dorate di conoscenza ed esami che al massimo potevano farle provare il timore di fallirli, di sentirsi stupida. Ma ora stava rivolgendo lo sguardo a qualcosa che andava ben oltre quelle misure confortevoli e nitide, squarciando il cielo di grandezza e spandendo attorno a sé un alone di mistero, potere e realizzazione personale; sentiva, in altre parole, che quella scalata non fosse solo la naturale prosecuzione del suo percorso, ma radicasse in un suo bisogno quasi somatico tale che cercò, infine, un piacere distorto non tanto nel dolore in sé, quanto piuttosto nel fatto che lo avesse provato, quasi fosse un ennesimo esame, un battere il ferro nella fucina per renderlo adatto alla guerra. Cercò di imprimere quelle esatte sensazioni nell'Etere che andava via via formandosi in svariate materializzazioni filiformi che si intrecciavano tra loro, dando forma ad una sfera grande quanto due mani congiunte dello stesso colore del carbone. La maggiore difficoltà fu separare la mancina dalla verga per creare e scagliare il globo di energia debilitante verso il busto di Xander con un colpo secco del palmo, ritrovandosi a doversi sostenere con la forza di un solo braccio. Eppure, non sarebbe stato sufficiente nemmeno quello, doveva spingersi oltre, doveva dare il suo meglio, fosse anche caduta di nuovo. Facendo leva sulle gambe, afferrò con ambo le mani la verga e la puntò nuovamente contro l'elfo a mo' di balestra, imbevendo il dardo magico che avrebbe susseguentemente sparato della medesima energia spossante con cui aveva cercato di colpirlo prima che lo bloccasse col mero ausilio della mano, e mirando questa volta alla gamba paralizzata. Che si fosse difeso o meno, Valadhiel avrebbe cercato subito dopo di manifestare ancora una volta un'aura debilitante che, ghermendolo, gli avrebbe reso ancor più arduo controbattere a quel fievole tentativo di mostrarsi degna dell'Intreccio. SPECCHIETTO
Energia: 60/100 Salute: 80/100 Slot Capacità: 2/4 Equipaggiamento: Bastone Arcano (Arma da Fuoco Magica) Bastone Arcano: Al termine dei suoi studi presso l'Accademia Magica di Duan Val ricevette in dono un bastone costruito tramite l'intreccio di due legni estremamente sensibili all'Etere. Il primo, scuro e resistente, rappresenta la tempra dello spirito e l'assertività della parola, qualità indispensabili per chi desidera fare della conoscenza il cammino della propria vita. Tuttavia, la durezza può anche tradursi in stupidità quando lo studioso non trova nell'errore lo strumento per cambiare approccio verso la realtà, ed è per questo che il secondo legno, chiaro come l'avorio, è più duttile. Esso incarna l'importanza della crescita, evoluzione che si fonda sull'accettazione dello sbaglio e non dalla cieca fuga da esso. Questo bastone non è tuttavia un semplice orpello, ma un'arma. Nelle mani di un mago può essere utilizzato per richiamare schegge di energia arcana dalla sua punta contro qualunque avversario od oggetto venga presa di mira.
Capacità Utilizzate: Colpo sfiancante, Aura debilitante Colpo sfiancante: La prossima azione semplice del debilitatore volta a far danno, invece di danneggiare la salute danneggerà il suo corrispettivo in energia non lasciando alcuna ferita sul corpo dell'avversario (quindi un danno di entità media sottrarrà invece il 10% di energie). Aura debilitante: Il debilitatore emette un’influenza mentale che amplifica gli sforzi dei suoi nemici. Un nemico sotto l'effetto di questa malia soffrirà più facilmente di affaticamento dovuto a ingenti consumi di energia o alla gravità delle sue ferite.
Generatori Utilizzati: Entropia, Tirannia, Sabotaggio Entropia: Una volta per turno, se il debilitatore attiva o un avversario è sotto l’effetto di una tecnica di depotenziamento, ottiene uno slot capacità. Tirannia: Una volta per turno, se il debilitatore attiva o un avversario è sotto l’effetto di una tecnica di paralisi, ottiene uno slot capacità. Sabotaggio: Una volta per turno, se il debilitatore attiva o un avversario possiede un equipaggiamento reso inutilizzabile da una tecnica di disarmo, ottiene uno slot capacità.
Tecniche Utilizzate: Pergamena protettiva, Glifo debilitante Pergamena protettiva: Pergamena protettiva: Val manipola l'etere per formare attorno a sé un guscio semitrasparente che arresta qualunque attacco fisico di potenza moderata. [Consumo medio, potenza media] Glifo debilitante: Depotenziamento. Il debilitatore scaglia una maledizione all'avversario attraverso un globo di etere corrotto, che se andrà a segno priverà l'avversario di un numero di slot capacità proporzionale al consumo speso. [Consumo medio, due slot capacità per due turni]
Note: Chiedo innanzitutto vena per l'ennesimo ritardo, non sto per niente facendo il mio per portare avanti in tempi celeri l'arrivo e mi dispiace davvero. Quanto alle azioni, ho pensato che la capacità psionica di Xander perda il suo effetto a causa dell'istinto di sopravvivenza dell'elfa nel vedere gli anelli di elettricità arrivarle addosso, permettendole di difendersi mediante l'abilità della Pergamena protettiva. La prima tecnica viene schermata con successo (medio contro medio), la seconda invece colpisce Valadhiel in pieno petto, tramortendola. Non so se sono stato eccessivo nella descrizione degli effetti del colpo, ma tenendo in considerazione che l'elfa non è abituata a provare dolore, ho voluto evitare di farla rialzare come se fosse poca cosa. Reagisce quindi scagliando prima un Glifo debilitante verso il busto di Xander e dopo un dardo magico (azione semplice) infuso della capacità Colpo sfiancante diretto alla gamba paralizzata. Infine, utilizza Aura debilitante con l'obiettivo di affaticarlo ulteriormente.
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