Moontide - Forum GdR fantasy

Il nido del falco

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view post Posted on 21/3/2020, 23:09
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« Stai attento. »

Morg aveva problemi a dargli torto. Gli sarebbe piaciuto credere di essere abbastanza pronto da non aver bisogno di raccomandazioni (oppure da essere esente da preoccupazioni), ma i vecchi - e i padri, sopratutto - hanno sempre ragione.
Nel lungo tragitto dal campo degli orchi alla città libera i due non si erano scambiati parole davvero importanti - piuttosto si erano impoveriti con frasi inutili: come fosse andato lo scambio, che tipo fosse il nuovo vaadar, se avesse cercato di fare lo stronzo, se fosse più spilorcio degli altri etc. Niente che realmente avrebbe potuto rendere l'arrivederci meno amaro.
All'entrata di Sidonia l'espressione del canuto cambiò radicalmente - la sua faccia sembrò più marcia, più stanca, prova testimoniale in un attimo di anni e anni di fatica. Il passo iniziò a rallentare, la distanza ad accorciarsi, e proprio quando i due si fermarono uno dietro l'altro, il dialogo si fece più serio.
Morg ascoltava le parole sornione, come se fossero parte di un testo già studiato, continuando a guardare dritto davanti a sé; ovviamente conosceva il motivo dietro quelle parole, e anche quello che si nascondeva dietro la scelta di usarle, ma decise di lasciarlo intendere senza coinvolgere altro fiato. Si era già ripromesso di confinare dentro il mondo del pensiero tutti i dubbi o parole di conforto che gli sarebbero potute sembrare opportune, o altrimenti sarebbero state usate come mezzo per ritornare sui propri passi, e questo è un lusso che può permettersi solo chi si accontenta.
Il vecchio fissò la mano del figlioccio e subito dopo la tirò a sé, la poggiò sul palmo e la chiuse in una specie di guscio - lo stesso che si usa quando si cattura (o si tiene nascosto) un insetto -, per lui questo inizio corrispondeva a una fine, e tenere ancora qualcosa del ragazzo corrispondeva all'avere ancora del tempo. Tenne gli occhi chiusi per un po', sfruttando questo momento per tornare con la mente indietro con gli anni contandoli di cinque in cinque: dal fare il tutore, al mestiere dell'insegnante, all'essere un peso. Se con il linguaggio dei ricordi c'era l'intera storia di un rapporto, in quello della realtà c'erano solo pochi secondi - quelli giusti per rinfacciarsi del perché si fanno le cose. Il maestro riaprì gli occhi, e con la lentezza che si rifà più a un padre - quello che non è mai riuscito a essere, lasciò la presa.
Si concesse di guardare le spalle di quello che fu di fatto un allievo solo per un' ultima volta, accompagnando quell'intensità alla forza che ci vuole per inghiottire un boccone amaro. Fatto ciò, fece quello che tutti si aspettano sappia davvero fare un furfante come lui: indossare il cappuccio della tunica strappata, allungare il passo, e scomparire tra la folla come se non ne fosse mai stato parte.
Morg si guardò la mano, non si era mai accorto prima di allora quanto in realtà le mani del vecchio fossero proprio da matusa.


5VKPiOw


Il ragazzo continuava per la sua strada; era molto grato al vecchio - davvero per tutto - ma non poteva semplicemente fermarsi insieme a lui. Davanti a lui, due strade:


A sinistra, Sidonia si apriva nella ragnatela di strade e vicoli che compongono il mercato, tana viva dell'avarizia e del desiderio dei suoi avventori. E di più, la mecca per tutti i mercanti della zona.
Si potrebbe fare uno studio su come le persone cambiano una volta lì; non sei più un nobile o un poveraccio, ti trasformi automaticamente in un compratore, e tutti i compratori parlano usando le stesse parole. Magari non sei nemmeno entrato con l'intenzione di acquistare - improbabile, se non impossibile (perché si dovrebbe?) - ma una volta dentro, il ragno del mercato ti ha già catturato rigirandoti con i suoi tendoni e le sue merci esotiche e costose.

A destra, la strada si piegava in una curva che portava ai giardini: la zona ricca. Morg non ci era mai stato, non provò a passarci neanche una volta, non perché ci fossero pericoli - anzi, o perché pensasse che non ci fosse niente di interessante, anzi - ma aveva paura. In particolare degli occhi dei nobili, della gente che non aveva niente da spartire con lui, che lo avrebbe trattato come diverso - aveva paura delle loro parole e dei loro gesti, aveva terrore che iniziassero a giudicarlo per una volta non per quello che agisce ma per quello che subisce.
Era abituato ai giudizi, a vedersi dare del rispetto in base al denaro che avesse in quel momento, o dalla sua età, o dal fatto che non fosse vestito con abiti di seta; ma questo non era neanche lontanamente paragonabile al sentirsi considerato come quello che non c'è l'ha fatta.


Morg guardò in alto: sopra le balconate e le finestre per poi andare ancora più in su, sotto il sole e la luna, la punta dell'edificio alla sua destra (parzialmente in ombra) si completava con una cupola color verde smeraldo - solita, a Sidonia. « Ci siamo » la voce del cacciatore era calda, serena « Ci siamo! » e scattò dritto davanti a sé, fino a su, in cima all'edificio; tre, quattro, cinque balzi - con una mano si tenne prima a un mattone messo male, poi a una ringhiera, poi a un pomello e per finire a un buco. Aveva scalato tutto.
I Gerfalchi sarebbero stata la scelta migliore per iniziare a custodire ricchezze su ricchezze; il primo passo per diventare quello che ha sempre guardato da lontano, il primo tassello per chiudere il buco che ha dentro da tanto, tantissimo tempo. Il percorso da intraprendere per arrivare a capire il suo scopo sfruttando il suo passato.
Il suo ragionamento fu molto semplice: se i Gerfalchi sono i veri padroni di questa città - e non l'oro o la discendenza -, allora non esiste una posizione migliore che dall'alto per sorvegliare i propri tesori; e nessun padrone di casa è felice di vedere un intruso mettersi sul proprio livello. Ripeteva a sè stessa: prima o poi li vedrò o mi vedranno.
Morg era in cima, il cielo era cosi azzurro che i suoi occhi se ne riempirono; lasciò che il vento gli coccolasse il viso - finalmente era il suo turno.


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Acrobatica

Grazie al duro allenamento o alla natura stessa del suo corpo, il predone è in grado di muoversi in modi completamente inusuali. Egli diventa in grado di eseguire una singola, spettacolare acrobazia che potrebbe aiutarlo a schivare un attacco semplice rivoltogli contro.



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Riassunto: Grazie all'acrobatica Morg sale sul tetto di un palazzo di Sidonia aspettando di vedere i Gerfalchi (o di essere visto).
 
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view post Posted on 23/3/2020, 17:38
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Passarono secondi, minuti. Passo metà di un'ora, poi il cerchio si chiuse e le ore divennero una, poi due: l'attesa di una vita di chi non riusciva ad adattarsi davvero ad un posto in mezzo alla società ricca e povera, di chi preferiva lasciarsi alle spalle l'ombra protettrice dei gran palazzi ed elevarsi ad altezze vertiginose, lontane da ogni autorità o occhio scrutatore. Libero.

Morg aveva un piano, ma i piani sono per chi si trova nella sua tana a tessere una cauta e minuziosa tela: lui un ragno però non era, né era il suo antro, e non comprese se non con l'incedere infinitamente lento del tempo e dello strascicarsi delle candide nuvole nel cielo blu di quanto futile potesse essere quello sforzo. Il verso stridente di avvoltoi e falchi risuonarono nell'aria, come se la natura volesse dominare quella metà superiore della città lasciando che le folle si tenessero pure il loro mondo inferiore, a contatto con la sabbia ruvida. Lì in alto, con gli odori e i sapori che solo a malapena riuscivano a librarsi dai mercati, dal sudore degli schiavi lasciati seminudi alle intemperie del mezzogiorno di fuoco agli aromi delle pietanze esotiche arrostite e cotte sui forni di ceramica delle bancarelle del gran bazaar di Sidonia, il mondo pareva distante. Le vette appuntite e le cupole trafiggevano l'orizzonte, lame di pietra e marmi bianchi alla ricerca di un bersaglio invisibile, un dio troppo curioso, oppure proprio per tenere a bada le mani celestiali di padroni divini intenti a schiacciare la città per ricordarla dell'umiltà.

No, non c'era umiltà in quella città: era stata bandita con non poca soddisfazione da tutte le mani che avevano eretto mattone dopo mattone, versato cumuli su cumuli d'oro e imposto mura attorno per impedire a bestie ed invasori di violare quel micromondo colmo di delizie e dispiaceri, tutti attentamente somministrati da mani ricoperte di anelli che manovravano come burattini chi, quegli anelli, non li poteva vedere che da lontano. Non ci poteva essere che un prezzo per la libertà: toglierla a qualcun altro. Alcuni ne erano coscienti, altri si crogiolavano nell'ideale sperando che, prima o poi, la ruota girasse a loro favore. Altri ancora erano formiche che si avvicendavano per le stradine labirintiche, talvolta fermandosi per additare qualcosa di strano come una strana sagoma su un tetto. Tutti loro però ricadevano sotto l'ombra pesante dei massicci bastioni che intervallavano quelle grandi mura, poste a separare. Tutti, meno che Morg. E così si era librato sui tetti, fino a giungere ad una vetta mostruosamente vicina a quel conflitto fra uomo e iperuranio che il vento ululante sollevatosi parve trasmettere le urla feroci: per un breve momento un frullare di piume si unì a quelle urla, nulla più che un attimo, poi seguito da un tintinnare delle tegole poco dietro il ragazzo. La fonte di quel suono era un uomo completamente rivestito di larghe vesti nere legate da ampie strisce di cuoio, alcune delle quali lasciate sciolte all'ondeggiare del vento come capelli di un castano scuro. Ironicamente il cranio era invece completamente calvo, il mento squadrato rasato perfettamente mostrava labbra piegate in un'espressione severa. Occhi socchiusi neri, prime tracce di rughe che mostravano le fattezze di un uomo sulla trentina, infine a completare quel ritratto vi era un gran naso visibilmente appiattito da chissà quale scontro passato.

«I miei complimenti per essere arrivato qui - ma»
disse assottigliando persino più gli occhi e incrociando le possenti braccia.
«devo chiederti di andartene. I miei padroni sono, diciamo,
abbastanza restii a far salire stranieri sulla cima del loro palazzo.
Anche non stranieri. Chiunque, in realtà.
»
Le dita tamburellarono sul gomito.
«Non starai mica aspettando qualcuno in cima alla cupola del palazzo di lord e lady Metarsia?»

●●● ●●● ●●●



QM Point
Benvenuto all'arrivo! È abbastanza lineare ciò che accade nel post, non credo ci sia bisogno di spiegare troppo nel dettaglio, ma per sapere qualcosa di più sai già dove contattarmi - in caso, sarò felice di rispondere a qualunque dubbio. In questa giocata dovrai guadagnarti l'ingresso nei Gerfalchi, e il tuo approccio da un lato ragionato non sembra apparentemente aver dato i risultati sperati; vediamo ora come procede :pumped:
 
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view post Posted on 3/5/2020, 23:01
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La libertà è una cosa semplice da ottenere. Questo lo pensa Morg, perchè per lui la normalità è non avere doveri. E l'assenza di doveri ti garantisce la libertà. Ma anche la libertà dopo un po' ti può star stretta. Se non avere mai un obbligo può sembrare un privilegio, allora cosa può significare non avere mai una direzione?
Questo se lo chiede il ragazzo dai capelli neri, mentre fischietta un motivetto simpatico e si ciondola dal bordo del palazzo con il suo solito fare da furbetto. Ogni tanto guarda le nuvole sopra di lui che scorrono veloci, tutte uguali, tutte ripetitive, tutte noiose. Ogni tanto invece guarda giù, verso la vita, dove i passi risuonano veloci tra le strade labirintiche di Sidonia, e le centinaia di voci si confondono al rumore di cose che vengono spostate, spinte, posizionate, rotte - mentre l'odore acro di spezie e carne si mischia a quello di sudore e di afa. Per chi è solito frequentare il mercato della città libera, questo è tutto normale - fa parte del gioco delle parti - ed è banale farlo notare. Per Morg, che lo conosce fin troppo bene, è anche terribilmente noioso.

Prima passarono secondi, poi minuti, poi un ora. Morg continua a passeggiare in tondo, allunga lo sguardo ogni volta che scorge un aquila o che riesce a sentire un grido, ma niente sembra accorgersi di lui. E se fosse inutile? Questo se lo chiede ad alta voce, come se qualcuno gli potesse rispondere. Forse se mi sbrigo potrei anche trovare il vecchio. Questo invece lo pensa, perché il maestro gli ha insegnato che un vero ladro non ritratta mai. E se i Gerfalchi non mi porteranno a cose nuove, a cose più grandi? Anche questo si guarda bene dal non dirlo ma solo di pensarlo, perché sa che brucerebbe tutte le sue chance. Impossibile! La risposta, però, la urla.

LumeMgE

MORG, THE GUARD

" I miei complimenti per essere arrivato qui - ma "

Questo lo dice una voce forte, pungente, con fare professionale. Morg aveva già capito che sarebbe finalmente successo qualcosa dopo che - aspettato ore - aveva sentito qualche tegola smuoversi alle sue spalle. L'uomo calvo e vestito come fa un guerriero (o un campione) osserva il ragazzo con sguardo serio, provando a metterlo in svantaggio usando unicamente il linguaggio del corpo. Il cacciatore di tesori lo guarda incuriosito, felice di constatare che il suo piano ha dato i primi frutti. Come se ci fosse qualcosa di cui essere certi.

" devo chiederti di andartene. I miei padroni sono, diciamo, abbastanza restii a far salire stranieri sulla cima del loro palazzo. Anche non stranieri. Chiunque, in realtà. "

Questo lo dice ancora quello che ora si presenta come un guardiano. Morg gli sorride, perchè è convinto di sapere chi siano i suoi padroni.

" Non starai mica aspettando qualcuno in cima alla cupola del palazzo di lord e lady Metarsia? "

I Metarsia? Saranno i soliti ricconi? Questo lo pensa il ladro, deluso, anche se continua a sorridere. Dovevo aspettarmelo, pensa.

" Aspettando non proprio, però cercavo qualcuno, sì! "
La voce di Morg è tranquilla, serena - come la sua risposta. Lo dice con l'aria di uno che la vede lunga, che sa di cosa si sta parlando.
" Mi dispiace per i padroni del palazzo ma lo ho scelto totalmente a caso."

Questo lo dice prendendosi una pausa tra una frase e l'altra - guardando giù, verso le strade della città libera. Quante possibilità c'erano di trovare dei guai inutili? Questo se lo domanda Morg sottovoce, così che il guardiano non possa sentirlo. Morg che non si riesce mai a capire quando scherza e quando dice le cose seriamente.

" E... chi pensi di trovare qui? "
Morg sorride di gusto, continuando a recitare la sua parte di classico marpione da città. Come se potessi dirtelo, pensa. Il guardiano continua a fare il suo lavoro, sornione, ma sempre competente. Adesso fa molto meno paura.

" Non sembri proprio un tipo che può aiutarmi! Ottimo lavoro come sorvegliante però! "

Questa è la risposta di Morg, che gli dà le spalle, concentrato a trovare il prossimo tetto di cui approfittarsi. Morg che ora ha zero interesse nell'uomo vestito di nero e dallo sguardo imbronciato, perché sta mettendo tutto se stesso in quel che sembra un esercizio di riscaldamento delle gambe. E probabilmente è anche così. Lo sguardo dell'agonista si sposta velocemente da un palazzo all'altro: esamina i punti di appiglio, il numero di finestre, l'altezza, la probabilità di successo con un solo salto. Poi si decide su uno dai colori caldi, ramati, con molte finestre chiuse e un po' più isolato rispetto agli altri. Vicino, ma non troppo.
E infine, salta. Nel salto capisce che qualcosa è andato storto, perché ricollega al momento in cui ha piegato le gambe il fiato caldo e infame della guardia proprio dietro di lui. Riconosce in quella sensazione il tentativo di spingerlo giù. Bastardo, pensa. Morg allunga il braccio proprio quando sente che potrebbe sbagliare ad atterrare e riesce ad afferrare il bordo del palazzo. Sì da una spinta usando la forza del bacino e si regge in piedi rimanendo stabile sul bordo del nuovo edificio. Sbuffa. E ora? Mi avranno visto i Gerfalchi, adesso? Il ladro se lo domanda, e poi guarda le nuvole - sono sempre le stesse. Che noia.
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Araneae

Attraverso una serie di acrobazie, il suo equipaggiamento o la natura stessa del suo corpo, il predone diventa in grado di attraversare superfici verticali e rimanere anche a testa in giù senza risentire della forza di gravità.



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Riassunto: Descrivo un piccolo dialogo tra Morg e la "guardia" già affrontato in precedenza per vie private con Coldest. Dopo il diagolo, uso come "cuscinetto" alla spintarella della guardia la capacità Araneae per giustificare l'efficacia - e la capacità nel riprendere l'equilibro durante il salto verso il palazzo vicino (quello pensato da Morg) - per poi raggiungerne il tetto. Per quanto riguarda Araneae segnalo per correttezza che fa parte del bagaglio tecnico non dall'inizio - ma da qualche giorno.
Off: Mi dispiace per il così netto cambio di "vibe" dal precedente post ma sto sperimentando per capire come voglio e come mi trovo meglio a ruolare il personaggio (anche critiche, suggerimenti e opinioni sono ben accette!)
Edit: Ho aggiustato due frasi nel post perchè non mi suonava bene l'ordine di alcune parole, niente di significativo.


Edited by SlaNiA - 4/5/2020, 23:52
 
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view post Posted on 16/5/2020, 15:46
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Il vento fischiò nelle orecchie del giovane, sparito in un soffio nella penombra del dedalo sidone. L'uomo si sporse verso il basso, scorse il ragazzo appigliarsi ed evitare che quella piccola, pur incredibilmente crudele spinta, decretasse la fine di quella piccola escursione sulle vette della città. La guardia si grattò il mento, quindi accompagnò la mano alla fronte ed aguzzò la vista per tenere ancora d'occhio il bersaglio, fino a scorgerlo sparire fra la gente nella stradina.

Udmir non era sicuro di cosa fosse appena successo. Le segnalazioni dell'intruso erano partite prima da gente preoccupata, poi da una Cappa Dorata abbastanza stranita, e parimenti confusi erano state le guardie a soldo dei Metarsia. Lo avevano spedito per indagare sui motivi di quel quantomai bizzarro individuo: il padrone aveva ritenuto fosse più saggio ucciderlo, poteva essere una spia; la consorte aveva invece sollevato il dubbio che potesse essere un eccentrico intenzionato a proporsi come nuova guardia del corpo, lei ne aveva sempre desiderata una dopo l'ultima bravata dei Gerfalchi al mercato nero. Udmir sapeva che non fosse stato per le parole "giovane" e "ragazzo" pronunciate nella stessa frase dal resoconto della Cappa, l'interesse della lady annoiata sarebbe stato pressoché minimo. E così, armato solo di precauzione (e riluttanza), l'uomo aveva raggiunto la cima della torre. Avrebbe dovuto seguirlo e assicurarsi che la caduta lo uccidesse: più sospetti di così non si poteva essere. Logicamente parlando, doveva essere una spia. Osservandolo, mentre gli si avvicinava a passo felpato, aveva avvertito qualcosa di piuttosto raro nell'ambiente sidone, una sensazione scaturita nel notare gli occhi del ragazzo dardeggiare di sotto allo scopo di cercare una via di fuga. Avvertì pietà. E invece di spezzargli la mascella con un colpo di gomito, si era limitato a dargli una gentile spinta. Vola via, prima di cacciarti nei guai.

«...i ragazzini d'oggi.» borbottò infine.
Con un gesto di indice e medio ed un frusciare la sua sagoma massiccia lasciò spazio ad un rapace dal piumaggio bruno, indi si lanciò in cielo facendo ampie volute attorno alla torre del palazzo.

- - -

Avendo realizzato la futilità delle sue azioni, il ragazzo vagò per la città chiassosa: un'esperienza strana, immergersi nuovamente nelle sue strade abbandonando l'esilarante e rinvigorente dominio dei cieli che i tetti provavano ad offrire, slanciandosi verso l'alto ma senza nemmeno sfiorare la realtà di quel cielo azzurro. Ma il ragazzo non era interessato al cielo né alle sue nuvole, e a ben vedere: ad una formica non interesserà mai l'edificare di castelli a miglia e miglia dal suo formicaio. No, la sua missione era ben altra e richiedeva una sua presenza ben più radicata alle strade e viottoli della Sidonia caotica nel suo brulicare di persone, mescolarsi di melodie di strumenti, rauchi insulti e gioviali risate ed ondeggiare di colori e profumi esotici e non: il mercato dei giardini doveva essere ora vicino, nel vagare del giovane.

Seguendo più letteralmente che non il proprio naso, però, un dettaglio in una via adombrata gli sfuggì inizialmente - un dettaglio non poco importante alla sua destra, a cui la sua attenzione fu riportata nel momento in cui udì un suono, un gemito. Non era un suono nuovo o particolare, a differenza di quanto sentiva fra gli orchi; lo riconobbe facilmente lui che aveva vissuto sentendolo più volte: era dolore. Quando si voltò a cercare la fonte, addentrandosi nella penombra, scorse tre uomini: due avvolti da un mantello giallo lucente dove il sole riusciva a colpirlo coi suoi raggi, e l'altro riverso per terra, una veste in pelle a proteggergli il torso e stracci a ricoprirlo. Abiti che a malapena riuscivano a nascondere i lividi delle percosse e il lungo taglio sul costato sanguinante, lasciando nudo il braccio sporto in fuori, nel tentativo patetico di afferrare un pugnale decisamente troppo lontano. Su quel braccio lo stivale pesante di una delle due guardie: nonostante il suo sognare ad occhi aperti ed esclamare ad alta voce, di sicuro lo straniero giunto a Sidonia doveva aver compreso il ruolo di quegli individui vestiti di manti dorati.

Una delle due Cappe Dorate si voltò avvertendo lo sguardo del giovane e lo fissò con non poca durezza: ora che lo vedeva bene, avrebbe notato come la sua corporatura fosse decisamente massiccia per un umano e la sua carnagione troppo tendente al verde. L'orco ringhiò e strinse con la mano l'elsa della pesante scimitarra al proprio fianco. «Che hai da guardare?» Una domanda che aveva ben poco di curioso, e molto più di un comando insito. «Boss, credo che sia uno di loro!» berciò subito l'altra guardia dietro, un uomo dedito a tenere bloccato l'uomo ancora riverso fra le pietre mal levigate della via strozzata fra gli edifici. «Volevi aiutare il tuo amichetto? Pessima idea. Prenderò due 'falchi con una fava oggi!» Scattò dunque in avanti, chiudendo in pochi attimi il balzo, e con un gesto sfoderò l'arma portandola sopra la propria testa - per poi schiantarla con un ghigno spaventoso dove la testa del giovane si trovava.


●●● ●●● ●●●



QM Point
Mi scuso per aver mosso autoconclusivamente il personaggio, ma le circostanze me lo richiedono. Il tuo personaggio incontra, vagando per le strade, un episodio strano: all'interno di un vicolo, due guardie che pestano un miserabile riverso per terra. Una di queste pare identificarti come un suo compare, e l'altra decide allora di attaccarti: ti carica con un colpo di scimitarra calato con due mani dall'alto, si tratta di una scimitarra dalla lama piuttosto spessa e pesante eppure vedendola puoi renderti conto che sembra maneggiarla con ben poco sforzo. A te!
 
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view post Posted on 18/5/2020, 14:01
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Morg cammina tra le strade della Piazza Centrale. Il suo passo è lento, quasi svogliato. I piedi calpestano lo spesso strato di polvere, sabbia e mattoni - un velo generatosi in anni e anni di marcia dai numerosi cittadini di Sidonia. Percorre vicoli che anche lui aveva contribuito a far crescere.
Respira il silenzio della sconfitta, quella che assomiglia più a una presa in giro che ad altro, allontanandosi dai tetti delle case che aveva deciso di scalare deluso - ma non arreso. Sarebbe potuto restare, certo, ma era più importante la vergogna di essere stato deriso da qualcuno che qualsiasi altra speranza. L'idea che qualcuno potesse averlo visto essere spinto via come se fosse un buffone lo imbarazzava, e così scelse di scendere - proseguire la sua ricerca senza mezzi giù, tra le strade della sua città.

Perché i Gerfalchi non abbiano deciso di notarlo non lo sa, e non se l'è chiesto con troppa insistenza. La risposta che si è dato è che la zona precedente fosse troppo sorvegliata, mentre certi ladri preferiscono altri quartieri. In una città di commercio e piacere, del resto, ciò che è originale raramente funziona.

Sorride, Morg, perché nonostante la frustrazione non ha ancora perso del tutto la voglia di continuare. Fa un cenno agli amici con cui ha avuto affari in passato. Con passo veloce, a testa alta, continua a camminare.

Il mercato dei giardini è il bacino dei popolani. Di coloro che vogliono vivere le proprie giornate. Forse è per questo che Morg decide di dirigersi proprio lì. Bastano poche decine di metri, e i profumi e i suoni sono gli stessi di sempre - forse addirittura migliori. Semplici, efficaci, unici. Morg sposta lo sguardo compiaciuto: bancarelle luccicanti, gioielli, monete, cibi, spezie, armi, contrattazioni. Forse questo mi mancherà davvero, pensa.

Sidonia è calda. Calda è una parola adatta per descriverla. La senti sulla pelle, ti pesa sul corpo, si infila tra le pieghe degli abiti e ti invade le narici. È diversa dal deserto, che forse è più facile da vivere. La città libera e la Desolazione non sono mai state sullo stesso piano, per Morg.
Il segreto è sempre stato nell'equilibrio. Troppo di qualcosa è sempre stato un male. Sempre.
Il ragazzo continua per le stradine, seguendo uno schema dettato unicamente dall'istinto. Guarda le cose che già conosce, scacciando via la prematura nostalgia; si riconvince che è ora di vivere altre avventure, migliori - sfruttare il tempo che gli rimane in cose ancora ignote, forse più ricche, forse più povere, ma sicuramente tutte inedite.

ClL2F2x

MORG, THE ORCS

I suoni si susseguono uno dietro l'altro. Voci, tintinni, scossoni, grida. La melodia ingiusta di dolore riempie i timpani di Morg. Rissa, pensa. Poi concentra l'attenzione su un farfuglio, quello che ha tonalità adatte solo per gli orchi. Qualcuno non si sta divertendo, pensa. Il ragazzo segue quel riverbero di novità come se ne fosse ipnotizzato, addentrandosi nei vicoli ancora più nascosti della città, tormentato da una domanda: e se fosse qualcuno che conosco?

Quando il ladro si trova davanti alla scena, e si porta proprio al suo ingresso, il suo corpo è investito da un'onda di gelido silenzio - come il soffio d'aria di una tipica sera d'estate. Davanti a lui: due orchi e la loro preda. E come se non bastasse, gli orchi sono pure delle guardie. E' questo quello che pensa - mentre ricorda le poche volte (tra l'altro tutte spiacevoli) in cui ha avuto lo sfortuna di averci a che fare. Scene così comuni che potrebbero raccontarle identiche tantissimi altri ladri e mercanti.

" Che hai da guardare? "

Questo lo dice l'orco più vicino a Morg, che ora gli dà il petto, mentre stringe l'elsa di una sciabola. La voce è stridula, arrabbiata. Intrisa di un'emozione che potrebbe essere ira, o voglia di dominare. Per ciò che si vede, per ciò che si sente.

" Boss, credo che sia uno di loro! "

Questo lo dice l'altro orco, l'altra guardia di Sidonia. La sua voce è una di quelle che si potrebbero definire attente. Non ha bisogno di essere amplificata perché sia sentita da altri. Morg lo scruta: osserva la sua carnagione verdastra - corrotta dal sole, i capelli crespi - senza una forma, i canini grigi che sbucano dalla bocca bavosa, i muscoli pulsanti che si intravedono dal soprabito dorato, la sua posa sgraziata, animalesca; niente di troppo diverso dal primo, o da un qualsiasi altro warkar. Lo sguardo del ragazzo si ferma su uno dei due stivali, inchiodato sul braccio della vittima di turno. Nella stessa direzione, vede un pugnale sfuggito poco lontano. Situazione scomoda, pensa. Risale dal braccio al torace del malcapitato; si impietosisce a guardare la ferita sanguinante, e si incuriosisce sulla veste di pelle. Sicuramente non è un mercante, sussurra.

" Volevi aiutare il tuo amichetto? Pessima idea. Prenderò due 'falchi con una fava oggi! "


A questa affermazione gli occhi di Morg si spalancano, come se volessero coprire la distanza che passa tra la paura e la felicità. Il ragazzo sorride tra le labbra. Riflette: il modo più semplice per migliorare le proprie percentuali è, ovviamente, iniziando ad agire. Concentra lo sguardo sulla preda - o quello che spacciano come suo amichetto. Il tempo non lo aiuta a riconoscerlo - ma anzi, ritrova in lui solo i puntini che lo riportano alle grida di poco prima. Lo aveva già osservato; ma si riferma, cercandone il viso. Si domanda: è davvero un gerfalco quello? E io sembro davvero come lui?

Morg saltella sul posto - e dondola le braccia come se tutto il corpo fosse una molla pronta a scattare. Guarda dritto davanti a sé.
Se qualcuno potesse esaminarlo nello spirito, direbbe che recita bene la parte da sbruffone. O in alternativa, da arrogante; ma riesce a nascondere in maniera addirittura migliore il suo fare innocente e divertito. Essere stato scambiato per un falco, constatando che sono stati questi ultimi a trovare lui - e non viceversa - non era solamente una doppia vittoria, ma la dimostrazione che ha avuto sempre ragione ad avere fede.
Conosce gli orchi: ci ha parlato, discusso, commerciato, e a volte anche litigato; ma non ci ha mai - prima di ora - combattuto. E' al corrente del loro impeto combattivo - e quindi della loro pericolosità, ma la soddisfazione gli rinforza così tanto l'orgoglio che la paura gli passa di mente, scartata via come qualcosa di poco conto. La sensazione di aver trovato la sua chance gli parte dal cervello e fa tappa dappertutto: riempie il cuore, carica i muscoli, riscalda le mani e i piedi.
Morg segue con lo sguardo i secondi che precedono la conclusione dell'attacco del boss - nota il volto di quest'ultimo trasformarsi per un breve istante in quello di un mostro fatto di rabbia.

" Io non aiuto mai gratis! "


Morg fa un balzo a lato ed evita il fendente; continua poi in avanti verso il secondo orco e il suo amichetto come se volteggiasse nel campo.
La voce del ladro è diretta, misurata - non ammette fraintendimenti per il falco. Accompagna le azioni come fa l'accento in una melodia.
La sua tattica si svolge rapidamente: inizia a compiere la seconda acrobazia sull'altra guardia scattando; prima sinistra, poi avanti, poi destra - e se tutto va per il verso giusto è riuscito ad arrivargli alle spalle. Quella è la giusta posizione per provare a colpirlo con due, tre calci ben piazzati sulla tibia che preme sul Gerfalco. Se quest'ultimo riesce a cogliere l'occasione per permettere a entrambi di scappare, allora tanto meglio.
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Salute: 100 (Illeso)
Equipaggiamenti: 0
CAPACITÀ ATTIVE (Slot: 1 + 1 (Passo Svelto) = 2 -> 0)

Acrobatica

Grazie al duro allenamento o alla natura stessa del suo corpo, il predone è in grado di muoversi in modi completamente inusuali. Egli diventa in grado di eseguire una singola, spettacolare acrobazia che potrebbe aiutarlo a schivare un attacco semplice rivoltogli contro.



Turbinio

Il predone non è solo in grado di nascondersi al nemico. Che sia per assassinarlo dall'ombra o affrontarlo a duello, il predone è perfettamente in grado di affrontare il suo avversario. Attivando questa capacità il predone può sferrare una lunga serie di azioni semplici in mischia che altrimenti sarebbero impossibili da attuare in un solo turno. Che sia per infilzare il corpo della vittima una miriade di volte o sopraffare il nemico con attacchi velocissimi, il predone può far ricorso a questa capacità.



GENERATORI ATTIVI 1

Passo svelto

Una volta per turno, se il predone attiva o è sotto l'effetto di una tecnica di movimento, guadagna uno slot capacità.



TECNICHE ATTIVE (Slot: 2 -> 1)

Passo ombra

Movimento. Utilizzando quello che può essere un incantesimo di teletrasporto o un semplice fulmineo movimento, il predone è in grado di posizionarsi perfettamente alle spalle del nemico per prepararsi a colpirlo con un altro letale attacco. Questa tecnica può essere utilizzata solo se il predone non è troppo distante dal nemico e se ne ha una chiara visuale. Non infligge alcun danno e non può essere usata per difendersi.
[Consumo basso]





Riassunto: Morg decide di contrattaccare valutando l'evento come una chance e decido di fare così: uso Acrobatica per affermare l'azione di spostarmi per difendermi (e sfuggire) all'attacco del primo orco. Dopo uso Passo ombra sul secondo orco (quello che tiene imprigionato il Gerfalco) per posizionarmi alle sue spalle e - grazie a Passo svelto - uso Turbinio per piazzare un paio di calci alla tibia della gamba che preme sul Gerfalco.

Off: Ho valutato che può essere come non essere un Gerfalco - semplicemente Morg non ha mai smesso di sognare.
Edit: Correzioni dovute alla rilettura del post (non lo avevo ancora riletto)


Edited by aRcA1000 - 27/5/2020, 17:56
 
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view post Posted on 1/6/2020, 10:20
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Iubilan odiava il sapore del sangue. Il proprio, soprattutto: era qualcosa di più del sapore del ferro, o del retrogusto amaro. V'era insito qualcosa di più, come la consapevolezza che qualcosa stia andando storto o in maniera innaturale. Quando sentiva il sapore del sangue, sapeva che le cose erano precipitate. Non era un guerriero, anche se si definiva un combattente: non uno fisico, però, certo. Poco era importato ai bastardi che l'avevano inchiodato a terra con gli stivali, denigrandolo per ciò che era. Iubilan era un Gerfalco, e questo da solo avrebbe dovuto portare un gran carico d'onore, almeno ai suoi occhi: bisognava avere fegato per decidere di opporsi alle leggi decretate dall'alto, forgiare un proprio codice e battersi per farlo prevalere sulle masse. L'uomo sapeva che, persino fermo in quella posizione scomoda con la fredda nuda pietra del ciottolato a premere sulla nuca, lui stava comunque combattendo anche solo rispondendo con lo sguardo alle ingiurie delle guardie. Sfortunatamente per lui, combattere non bastava a vincere; questo, pure, lo sapeva. Sapere era in fondo il suo lavoro: era una delle orecchie di Giano, anche se una delle reclute più recenti. L'avevano creduto in grado di cavarsela in un ambiente ostile come Sidonia, e forse in condizioni normali sarebbe pure stato in grado di sondare gli animi, comprendere quindi per tempo che quelle Cappe Dorate erano poco amichevoli verso quelli come lui.

Quando il ragazzo aveva destato l'attenzione del capitano, Iubilan si era già rassegnato al fare una brutta fine nel meriggio più banale e noioso della città, nascosto agli occhi e alle orecchie dei sidoniani che, come lui, solo avevano desiderato la libertà. La differenza? Che lui aveva voluto perseguirla seguendo qualcun altro. In cuor suo sperò che la morte cogliesse rapidamente il giovane, risparmiandogli le sofferenze a lui inflitte: per questo, sentendo la sua quanto mai surreale risposta alla provocazione di Toghnar, gli parve di aver udito male; e che gli occhi l'avessero ingannato quando, con sorprendente grazia, sfuggì all'abbattersi della lama e, granelli di sabbia e scintille sulla pietra non ancora posati, sparì alla sua vista. Temette di avere assistito ad un'allucinazione, un miraggio delirante di insperata salvezza, e per un breve, brevissimo momento credette di star impazzendo; un fruscio appena udibile fuori dal suo campo visivo lo riscosse dal timore, ma prima di poter mettere a fuoco la nuova sagoma apparsa sentì uno. Due. Tre tonfi, dove poco prima lo stivale gli aveva tenuto fermo il braccio, accompagnati dall'ululare dal dolore dello scagnozzo del mezz'orco e dal suo cadere a terra. «Ma che cazzo...?!» mugolò incredulo, stringendosi con ambo le mani il ginocchio. Il turbante che teneva in testa si era parzialmente disfatto dopo che il suo proprietario si era afflosciato per terra, penzolando parzialmente su uno dei suoi occhi. «Maledizione Therence dovevi fare una cosa!» ringhiò il mezz'orco, sfilando l'arma dai ciottoli brutalmente tagliati e mettendo mano alla cintura sotto il mantello.

Altrettanto incredulo ma reso guardingo dalla rapidità degli ultimi eventi, Iubilan si rialzò a fatica in piedi e prese la scimitarra lasciata cadere dalla guardia per poi lanciarla al nuovo arrivato. «Per il pagamento ne parliamo dopo, ora d-» prima di poter finire la frase Therence, ancora a terra, gli aveva sferrato un pugno dietro alla rotula facendo cadere pure lui e lo stringeva ora per la gola. «C-Ce l'ho di nuovo boss!» biascicò, la sua voce appena udibile sotto il clangore delle catene che ora Toghnar aveva tirato fuori occhieggiando l'intruso con astio. Le scagliò mirando alle sue gambe, prima di spiccare un balzo poderoso, la spada sollevata sopra il proprio capo. Therence sentì il fiato morirgli in gola: sapeva che cosa succedeva quando il boss era irritato e si scagliava verso le prede, e che non c'era speranza che potesse levarsi dai piedi in tempo.


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QM Point
La tua offensiva ha successo e riesce, per un momento, a permettere al Gerfalco (Iubilan) di rialzarsi e prendere l'arma della guardia (Therence) e lanciarla verso di te (a te la scelta se usarla o meno), anche se poi quest'ultimo fa ricadere il Gerfalco e lo tiene fermo. Tohghnar, l'altra guardia, invece fa due cose. Prima di tutto lancia una catena mirata ad una tua gamba: questa è da considerarsi una tecnica di paralisi media se non schermata appropriatamente. Utilizza una capacità per spiccare un gran balzo e chiudere immediatamente le distanze, e un'altra che emula Passo del Titano del Cavaliere Lunare per, all'atterraggio, scuotere la terra e farti perdere l'equilibrio. Nel farlo tirerà nuovamente un fendente dall'alto per spaccarti in due il cranio, un attacco da considerare offensiva di potenza media. Buona strategia per tentare di liberare l'altro, ma ricorda che sei praticamente in svantaggio numerico, potrebbe essere necessario osare di più. A te! 70%
 
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5 replies since 21/3/2020, 23:09   363 views
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