Morg cammina tra le strade della Piazza Centrale. Il suo passo è lento, quasi
svogliato. I piedi calpestano lo spesso strato di polvere, sabbia e mattoni - un velo generatosi in anni e anni di marcia dai numerosi cittadini di Sidonia. Percorre vicoli che anche lui aveva contribuito a far crescere.
Respira il silenzio della sconfitta, quella che assomiglia più a una presa in giro che ad altro, allontanandosi dai tetti delle case che aveva deciso di scalare deluso - ma non arreso. Sarebbe potuto restare, certo, ma era più importante la vergogna di essere stato deriso da qualcuno che qualsiasi altra speranza. L'idea che qualcuno potesse averlo visto essere spinto via come se fosse un buffone lo
imbarazzava, e così scelse di scendere - proseguire la sua ricerca senza mezzi giù, tra le strade della sua città.
Perché i Gerfalchi non abbiano deciso di notarlo non lo sa, e non se l'è chiesto con troppa insistenza. La risposta che si è dato è che la zona precedente fosse troppo
sorvegliata, mentre certi
ladri preferiscono altri quartieri. In una città di commercio e piacere, del resto, ciò che è
originale raramente funziona.
Sorride, Morg, perché nonostante la frustrazione non ha ancora perso del tutto la voglia di continuare. Fa un cenno agli
amici con cui ha avuto affari in passato. Con passo veloce, a testa alta, continua a camminare.
Il mercato dei giardini è il bacino dei popolani. Di coloro che vogliono vivere le proprie giornate. Forse è per questo che Morg decide di dirigersi proprio lì. Bastano poche decine di metri, e i profumi e i suoni sono gli stessi di sempre - forse addirittura migliori. Semplici, efficaci, unici. Morg sposta lo sguardo compiaciuto: bancarelle luccicanti, gioielli, monete, cibi, spezie, armi,
contrattazioni. Forse questo mi mancherà davvero, pensa.
Sidonia è
calda. Calda è una parola adatta per descriverla. La senti sulla pelle, ti pesa sul corpo, si infila tra le pieghe degli abiti e ti invade le narici. È diversa dal deserto, che
forse è più facile da vivere. La città libera e la Desolazione non sono mai state sullo stesso piano, per Morg.
Il segreto è sempre stato nell'equilibrio. Troppo di qualcosa è sempre stato un male.
Sempre.
Il ragazzo continua per le stradine, seguendo uno schema dettato unicamente dall'istinto. Guarda le cose che già conosce, scacciando via la prematura nostalgia; si riconvince che è ora di vivere altre avventure,
migliori - sfruttare il tempo che gli rimane in cose ancora
ignote, forse più ricche, forse più povere, ma sicuramente tutte
inedite.
MORG, THE ORCSI suoni si susseguono uno dietro l'altro. Voci, tintinni, scossoni,
grida. La melodia ingiusta di dolore riempie i timpani di Morg. Rissa, pensa. Poi concentra l'attenzione su un farfuglio, quello che ha tonalità adatte solo per gli orchi. Qualcuno non si sta divertendo, pensa. Il ragazzo segue quel riverbero di novità come se ne fosse ipnotizzato, addentrandosi nei vicoli ancora più nascosti della città, tormentato da una domanda: e se fosse qualcuno che conosco?
Quando il ladro si trova davanti alla scena, e si porta proprio al suo ingresso, il suo corpo è investito da un'onda di gelido silenzio - come il soffio d'aria di una tipica sera d'estate. Davanti a lui: due orchi e la loro preda. E come se non bastasse, gli orchi sono pure delle
guardie. E' questo quello che pensa - mentre ricorda le poche volte (tra l'altro tutte
spiacevoli) in cui ha avuto lo sfortuna di averci a che fare. Scene così comuni che potrebbero raccontarle identiche tantissimi altri ladri e mercanti.
" Che hai da guardare? "
Questo lo dice l'orco più vicino a Morg, che ora gli dà il petto, mentre stringe l'elsa di una sciabola. La voce è stridula, arrabbiata. Intrisa di un'emozione che potrebbe essere ira, o voglia di dominare. Per ciò che si vede, per ciò che si sente.
" Boss, credo che sia uno di loro! "
Questo lo dice l'altro orco, l'altra guardia di Sidonia. La sua voce è una di quelle che si potrebbero definire
attente. Non ha bisogno di essere amplificata perché sia sentita da altri. Morg lo scruta: osserva la sua carnagione verdastra - corrotta dal sole, i capelli crespi - senza una forma, i canini grigi che sbucano dalla bocca bavosa, i muscoli pulsanti che si intravedono dal soprabito dorato, la sua posa sgraziata, animalesca; niente di troppo diverso dal primo, o da un qualsiasi altro
warkar. Lo sguardo del ragazzo si ferma su uno dei due stivali, inchiodato sul braccio della vittima di turno. Nella stessa direzione, vede un pugnale sfuggito poco lontano. Situazione scomoda, pensa. Risale dal braccio al torace del malcapitato; si impietosisce a guardare la ferita sanguinante, e si incuriosisce sulla veste di pelle. Sicuramente non è un mercante, sussurra.
" Volevi aiutare il tuo amichetto? Pessima idea. Prenderò due 'falchi con una fava oggi! "
A questa affermazione gli occhi di Morg si spalancano, come se volessero coprire la distanza che passa tra la paura e la felicità. Il ragazzo sorride tra le labbra. Riflette: il modo più semplice per migliorare le proprie percentuali è, ovviamente, iniziando ad agire. Concentra lo sguardo sulla preda - o quello che spacciano come suo
amichetto. Il tempo non lo aiuta a riconoscerlo - ma anzi, ritrova in lui solo i puntini che lo riportano alle grida di poco prima. Lo aveva già osservato; ma si riferma, cercandone il viso. Si domanda: è davvero un
gerfalco quello? E io sembro davvero come lui?
Morg saltella sul posto - e dondola le braccia come se tutto il corpo fosse una molla pronta a scattare. Guarda dritto davanti a sé.
Se qualcuno potesse esaminarlo nello spirito, direbbe che recita bene la parte da
sbruffone. O in alternativa, da
arrogante; ma riesce a nascondere in maniera addirittura migliore il suo fare
innocente e divertito. Essere stato scambiato per un
falco, constatando che sono stati questi ultimi a trovare lui - e non viceversa - non era solamente una doppia
vittoria, ma la dimostrazione che ha avuto sempre
ragione ad avere
fede.
Conosce gli orchi: ci ha parlato, discusso, commerciato, e a volte anche litigato; ma non ci ha mai - prima di ora -
combattuto. E' al corrente del loro impeto combattivo - e quindi della loro pericolosità, ma la soddisfazione gli rinforza così tanto l'orgoglio che la paura gli passa di mente, scartata via come qualcosa di poco conto. La sensazione di aver trovato la sua chance gli parte dal cervello e fa tappa dappertutto: riempie il cuore, carica i muscoli, riscalda le mani e i piedi.
Morg segue con lo sguardo i secondi che precedono la conclusione dell'attacco del
boss - nota il volto di quest'ultimo trasformarsi per un breve istante in quello di un
mostro fatto di rabbia.
" Io non aiuto mai gratis! "
Morg fa un balzo a lato ed evita il fendente; continua poi in avanti verso il secondo orco e il suo amichetto come se volteggiasse nel campo.
La voce del ladro è diretta, misurata - non ammette fraintendimenti per il falco. Accompagna le azioni come fa l'accento in una melodia.
La sua tattica si svolge rapidamente: inizia a compiere la seconda acrobazia sull'altra guardia scattando; prima sinistra, poi avanti, poi destra - e se tutto va per il verso giusto è riuscito ad arrivargli alle spalle. Quella è la giusta posizione per provare a colpirlo con due, tre calci ben piazzati sulla tibia che preme sul Gerfalco. Se quest'ultimo riesce a cogliere l'occasione per permettere a entrambi di scappare, allora tanto meglio.