Moontide - Forum GdR fantasy

Una vita in ginocchio

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view post Posted on 1/5/2020, 03:10
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.

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Da quanto tempo vagava nel deserto di sale? Le zampe si trascinavano nei resti degli Uroborissi disegnando due lunghe scie dietro di lui; tutti quegli essere mostruosi schiacciati dalla Luna Bianca, che anche in quel momento illuminava la strada al mezzo topo. Il pelo di Hamelin era reso ispido dalla salinità dell’aria, gli occhi gli bruciavano e la lingua secca passava inutilmente sul muso nel tentativo di trovare un qualche tipo di ristoro. Ridacchiava di tanto in tanto, come se il Sole del giorno precedente -passato a marciare senza trovare riparo in quella distesa di desolazione e morte- l’avesse fatto impazzire. Ma non era pazzo, solo pregustava il momento in cui i suoi occhi rossi si sarebbero tuffati in quelli di Dantalion. Non riusciva a immaginarsi la forma della Bestia, ma aveva chiara l’idea di quei due pozzi in cui si sarebbe perso bramando che il suo desiderio venisse esaudito. La stanchezza iniziava a farsi sentire: lo stomaco gorgogliava famelico e la gola implorava acqua, arrancava affondando di tanto in tanto gli artigli delle zampe anteriori nel sale per darsi la spinta per un altro passo, come a cercare nell’essenza stessa del Dahak la forza di andare avanti.

KWp3hxW

Rosicchiava un pezzo di pane duro, gli incisivi grattavano la crosta muffa stretta tra le minuscole zampe. Aveva trascinato in un angolo buio della via gli avanzi gettati dalla locanda, e se li stava godendo con le orecchie drizzate e la coda pigramente abbandonata sul selciato. Gli occhi fissi sulla finestra illuminata del locale, che restituiva ai passanti -e a lui- le ombre degli avventori che mangiavano, bevevano e ridevano comodamente seduti sulle panche, riscaldati dal fuoco del camino. Non che il selciato non fosse comodo, sia chiaro, né che avesse bisogno di calore. Certo aveva piovuto e aveva il pelo fradicio, ma nulla era paragonabile alla sensazione di essere forse l’unico veramente libero in quel mondo di merda. Nulla… nemmeno un vero pasto, di quelli che ti riempiono lo stomaco. Nemmeno le parole sprecate con qualcuno in grado di risponderti. No no, lui aveva i suoi simili. Lui aveva i suoi topi. A essere sinceri, però, parlava con loro come alcuni uomini parlano con i loro cani, e in quel momento forse non sentiva freddo ma senza dubbio stava letteralmente morendo di fame. Lasciò quel pezzo di pane, morso non solo da lui, a uno dei suoi fratelli che dalle fogne lo avevano appena raggiunto, poi scattò verso lo scolo della locanda. Si appiattì sul terreno, spingendo senza sforzo la testa nello stretto buco nel muro di pietre e raggiunse la cucina in pochi secondi. Si guardò intorno rimanendo nell’oscurità, riconoscendo la zona -lontana dai fuochi del cuoco- dove il macellaio tagliava la carne; un garzone stava pulendo con uno straccio il pavimento lordo, spingendo il sangue mischiato ad acqua e sapone verso quel buco da cui Hamelin si stava affacciando. Un attimo di disattenzione del giovane e il ratto scattò ancora, questa volta andandosi a nascondere sotto il bancone del macellaio. Ormai conosceva bene la strada, i luoghi che poteva sfruttare per raggiungere qualcosa di fresco da mangiare, ma nonostante tutto quella restava una mossa disperata e non priva di rischi. Sfruttando il poco spazio tra il bancone e il muro Hamelin si arrampicò ancora, affondando poi i piccoli artigli nel legno di una trave che continuava fino al soffitto. Si mosse lentamente, sporse il muso di appena qualche centimetro e non appena si fu accertato che il garzone gli stava dando le spalle in pochi secondi raggiunse la trave più in alto, parallela al terreno, che l’avrebbe condotto quasi alla dispensa.
Domani il sangue tocca a me, e tu ti becchi la merda.
La curiosità del ratto lo costrinse a immobilizzarsi, colpito dalla voce di qualcuno appena entrato nella stanza. Si affacciò dalla trave guardando in basso, appena in tempo per cogliere la smorfia sconsolata del ragazzo con lo straccio. Un altro umano, più o meno della stessa età del primo, ridacchiava.
Non alzare gli occhi al cielo, i patti sono patti, e la mia settimana è finita oggi. Da domani tu ti occupi delle latrine e io cercherò di ripulirmi qui le narici.
I due non si assomigliavano per niente: biondo, gli occhi chiarissimi -quasi di ghiaccio- e i lineamenti duri quello che stava parlando, mentre l’altro era moro con gli occhi del colore del pelo di Hamelin. L’unica cosa che li accomunava era l’aspetto esile, ai limiti della malnutrizione. Il moro sbuffò.
Pensi che ce ne andremo mai, Bastian? Pensi che tutto questo finirà mai o moriremo con in mano uno straccio o una pala?
Credi che a me stia bene? Darei tutto quello che non ho per sapere come finiremo, tu e io. Anche perché, Hugo, se veramente dovremo pulire sangue e merda di altri fino alla fine dei nostri giorni, ti prego ammazzami in questo istante.
Non tentarmi.
Risero, ma Hamelin riuscì a sentire quanto quella risata fosse carica di dolore e speranze che entrambi i ragazzi sapevano sarebbero state disattese. Quel mondo non faceva sconti a nessuno, tutti erano destinati a morire proprio lì dov'erano nati. Loro due in quella sudicia locanda e lui nelle fogne. Tutti e tre, molto probabilmente, sarebbero stati mangiati dai ratti. Il fatto che qualcosa li rendesse simili non era certo motivo di vanto, per nessuno dei presenti in effetti.
L’altro giorno ho sentito uno parlare di una cosa spaventosa. Riprese Bastian sedendosi con un saltello proprio sotto Hamelin, su quel bancone segnato dai tagli della mannaia. E dopo tre giorni l’hanno ritrovato morto qui dietro, con un bel sorriso sulla gola. Mimò con il pollice destro il gesto di una gola tagliata.
E quello che diceva è proprio il genere di cosa che ti fa morire ammazzato. Quindi non capisco perch…
Non capisco… lo interruppe Hugo …perché me ne stai parlando. So già che sei un codardo e non mi dirai nulla di più, quindi tieniti i tuoi segreti e non mi far rodere dalla curiosità.
Codardo a chi?! Rispose alterato il biondo, saltando di nuovo giù e affrontando il moro.
A te. Dammi del bugiardo e parla, o stai zitto e vattene. Voglio finire qui e andarmene a dormire prima che sia mattina.
Bastian si guardò intorno, sbuffò e si poggiò contro una parete.
Va bene, va bene. Te lo dico solo perché se fosse vero le nostre vite potrebbero cambiare da così… Alzò la mano destra con il palmo verso il pavimento, poi lo rivoltò …a così.
Il moro rise. Sì, mi sembra un cambiamento degno di nota.
Quell’uomo raccontava di un posto nel Dahak dove i desideri vengono esauditi. Diceva che lui c’era stato, e un mostro nell’ombra lo aveva messo alla prova. Un mostro che altri non è che la prima incarnazione di Ouroboros! La Bestia! Non ricordava bene come c’era arrivato, tanto questo posto è ficcato nel Deserto di Sale, ma fatto sta che Dantalion -il nome del mostro- aveva fatto sì che una donna bellissima si innamorasse di quell’uomo. E fidati Hugo, è stata una prova dura perfino per un figlio di Ouroboros, perché non ho mai visto prima un uomo tanto brutto.
Forse non sei mai passato davanti uno specchio. Si beccò un pugno sulla spalla. E comunque mi vorresti dire che questo ha attraversato il Dahak e ha incontrato uno degli esseri più potenti, crudeli e spaventosi di Atea… per una scopata? Non solo, sarebbe riuscito a tornare vivo da tutto questo solo per farsi tagliare la gola da uno che magari voleva rubargli il borsello?
A volte, Hugo, sei veramente stupido; più stupido di quel tizio, che ha sprecato il suo desiderio. Noi potremmo chiedere la libertà! Potere, denaro! Qualcosa che non finisca dopo una notte. E poi ti meravigli che sia morto? Chissà cosa gli aveva chiesto Dantalion, magari di non farne parole con nessuno. Sollevò le spalle. E se te ne vai in giro a raccontare a tutti che il figlio di Ouroboros sta nel Dahak a esaudire desideri… beh diciamo che morire è il minimo che puoi aspettarti.
Mh? Gli occhi del giovane moro si spostarono sul soffitto attirati da un movimento fulmineo, cercarono di penetrare le ombre ma non videro niente, proprio lì dove fino a un istante prima Hamelin era rimasto in ascolto.

KWp3hxW

Quella duna si materializzò davanti a lui come fosse un miraggio. Non avrebbe saputo ridire come ci era arrivato, fatto sta che ora era lì, piantato immobile davanti una porta socchiusa. Non ricordava neanche di averla vista in lontananza, si era come appena svegliato e aprendo gli occhi se l’era ritrovata davanti.
Ci siamo.
Sussurrò. In uno sbuffo di sale la figura dell’Inumano si rimpicciolì assumendo le sembianze del ratto. Lasciando poche piccole impronte sul sale sgattaiolò dentro senza fare rumore. L’olfatto fino venne colpito subito dal forte tanfo di polvere, chiuso e… qualcos'altro. Qualcosa di antico, e di morto. Abbassò il muso fino a sfiorare la superficie irregolare su cui stava camminando rapido. Batté gli incisivi pronunciati su quel qualcosa che gli sembrava di riconoscere e fugò tutti i dubbi: erano ossa.



Energia: 100%
Salute: 100%

CAPACITÀ ATTIVE (Slot: 2/2)
Seconda Natura Abilità Speciale. Una volta per giocata Hamelin può attivare una tecnica di metamorfosi di potenza media o inferiore senza pagarne il costo di risorse o slot tecnica. La durata sarà inoltre raddoppiata.
Adattamento Se una tecnica di metamorfosi è attiva Hamelin è in grado di prendere le sembianze di un topo.

GENERATORI ATTIVI
Alterità Se Hamelin attiva o è sotto l'effetto di una tecnica di metamorfosi ottiene uno slot capacità.

TECNICHE ATTIVE
Trasformazione Metamorfosi. Hamelin può rendersi irriconoscibile assumendo un aspetto umano.
[Consumo Medio, potenza Bassa, due quattro turni]

Riassunto: Piccolo intermezzo su come Hamelin sia venuto a conoscenza di Dantalion, visto come un flashback durante la traversata del Dahak da parte dell'Inumano. Prima di attraversare la porta attivo Trasformazione senza consumare risorse e raddoppiando la durata grazie a Seconda Natura. Avendo attivato una tecnica di metamorfosi ottengo un ulteriore Slot Capacità grazie ad Alterità, che utilizzo per Adattamento trasformandomi in topo anziché in umano.
 
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view post Posted on 3/5/2020, 12:22
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Qualcosa si mosse nell'oscurità del Grande Sarcofago.
Un'ombra si separò da essa, emergendo nello spiraglio di luce che l'ingresso socchiuso permetteva a quel luogo dimenticato. Un essere che per volto aveva un teschio nero, sul cui capo fiorivano rose color pece. Un elmo stravagante, degno di un abitante di quel luogo tanto descritto nelle storielle come un covo di mostri, mentre in realtà non era che un cumulo di polvere. La creatura scostò il lungo mantello nero che arrivava a strisciare fino a terra, scoprendo uno dei suoi lembi mostruosi: il braccio di uno scheletro. Tra le dita impugnava un oggetto certamente fuori luogo, una scopa. Con zelo la creatura si mise a spazzare il pavimento dell'ingresso, scostando polvere e ossa verso i suoi lati. Dall'elmo nero una voce di donna intonò una lenta nenia e il quadro fu completo. Ciò che Hamelin vide fu un ritratto di una quotidianità perversa e bizzarra.
La Matrona -questo il suo nome- continuò la sua futile missione per qualche istante finché non fu interdetta da una visione quantomai terrificante per una donna del suo status: un ratto nero si nascondeva nell'ombra di un teschio. La servitrice sembrò spaventata, stringendo a sé la scopa e interrompendo bruscamente il suo canto con un sospiro di sorpresa. « Oh Dea! » esclamò. Dopo quella breve sceneggiata il non-morto sembrò riprendere animo, come se un fuoco si fosse acceso nei meandri del suo spirito, una scarica di adrenalina che attraversò ciò che restava delle sue membra. Rovesciò la scopa, brandendola come se fosse un imponente martello, e la schiantò in direzione del peloso invasore più e più volte, colpendo quasi alla cieca mentre il coraggio del suo spirito si trasformava di nuovo in irrazionale paura.
Riprese fiato poi, cercando di scrutare nel polverone che aveva appena alzato il cadavere di quel disgustoso essere. Fu in quel momento che una voce inaudibile giunse nei suoi pensieri. « N-no, certamente! Non intendevo mancare di rispetto al nostro ospite, padrone! Perdonatemi! » rispose Matrona, la sua voce indubbiamente pervasa dal terrore.
« Sciò, sciò! » annuncio la servitrice, agitando la mano scheletrica verso il nulla. E fu dal nulla infatti che una marea di topi invase l'ingresso del Grande Sarcofago, sbucando dall'oscurità di ogni suo angolo. Quell'onda nera e pelosa investì il piccolo Hamelin, che si ritrovò trascinato dai suoi simili verso il buio più nero. In quei pochi attimi che ancora gli restavano nella luce avrebbe potuto vedere la carne marcia di quei topi e i loro occhi bianchi: le sue parole non avrebbero potuto destare in loro alcuna reazione, men che meno il suo controllo, poiché rispondevano già ad un altro padrone.

Quando Hamelin ritrovò la luce e la solitudine si ritrovò sulla cima di un cumulo di sale. Alzando il muso verso il soffitto avrebbe visto una singola apertura, dalla quale la luce del giorno faceva breccia cadendo proprio su di lui e lasciando tutto ciò che lo circondava nell'oscurità. I topi che lo avevano trascinato fino a quel punto si erano rintanati nei loro buchi, forse per paura, forse per volere di un'entità superiore. Non sarebbe stato strano chiedersi se potessero sentire alcunché, se avessero una propria volontà. Non sarebbe stato strano chiedersi se quello stesso destino attendeva anche Hamelin.
La voce di Dantalion proruppe da ogni parte della sala nera. Era sinistra e seducente, pregna di falsità.
« Tu che strisci nell'oscurità, sei qui benvenuto. »
Hamelin non sarebbe stato in grado di vederlo, eppure la sua presenza era lampante. Lo circondava. Dantalion era in ogni direzione, stringendo Hamelin in un abbraccio invisibile dal quale non sarebbe potuto scappare.
« Io sono quel che cerchi. Dai ora voce al tuo segreto. Invoca la passione che consuma la tua anima nera. »
Fu solo in quell'istante che Hamelin avrebbe potuto scrutare nell'oscurità dinnanzi a sé lo scintillio di fauci aguzze e lo sguardo sanguigno di una mostruosità.
« Ma bada. Il prezzo del tradimento che oggi compirai sarà la tua Verità. Non ci sarà giorno che non vivrai in mia compagnia, né parola che potrai tenermi nascosta. Dalla tua ombra io guarderò ciò che fai del mio dono.
Parla, dunque.
»
QM Point

Benvenuto nel tuo arrivo nella fazione dei Mangiasegreti. Come descritto nel post Hamelin ha un breve incontro con Matrona, ma viene rapidamente e forzatamente trasportato nei meandri del sarcofago da un'orda di topi. Giunto in un'ampia sala, Hamelin viene interrogato da Dantalion sullo scopo della sua visita e la natura del suo desiderio.
In questa giocata non ci saranno tempi di risposta, quindi prenditi tutto il tempo che ti serve.
 
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view post Posted on 3/5/2020, 14:55
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Gli occhi del ratto, dall’oscurità, si fermarono a studiare l’essere che si muoveva nella penombra di quel luogo: la maschera di un teschio, nero come le rose che lo contornavano, poi l’arto scheletrico che stringeva una scopa. Una simile mostruosità non poteva che essere quel Dantalion di cui avevano parlato i ragazzini. La Bestia che aveva vinto la morte.
Deludente, senza dubbio. Un essere eterno, primo figlio di Ouroboros, intento a ramazzare la polvere dei secoli in un antro in mezzo al deserto; come avrebbe potuto esaudire i desideri di Hamelin se non aveva neanche il potere di fuggire da quella futile esistenza? La nenia intonata con voce femminile, che accompagnava i movimenti rigidi della scopa, ridestò l’Inumano dai suoi pensieri ormai disperati, ma la delusione gli esplose di nuovo nel cuore quando quell'essere lo vide, seduto su un teschio, e cacciò un’esclamazione di sorpresa e spavento. Come tutti, d'altronde. La donna roteò la scopa brandendola come fosse un’arma -un gesto già visto innumerevoli volte da Hamelin- e lo schiantò lì dove il topo era rimasto a fissarla. Hamelin aveva anticipato le sue intenzioni e saettava tra le ossa sentendo la scopa abbattersi dietro di lui ancora e ancora spezzando le ossa già indebolite dal sale e dal tempo. Gli umani non si chiedono se i topi piangono, e la risposta scendeva sul pelo marrone di Hamelin inumidendolo.

I colpi si fermarono e così fece il topo. Quello era un momento fondamentale: illudere gli umani che la minaccia fosse svanita. Si mosse nel polverone quanto più lentamente riuscisse, avvicinandosi a quello spiraglio da cui era entrato, temendo che l’essere potesse sentire il battito di quel piccolo cuore che stava per esplodergli nel petto. Si paralizzò di nuovo quando però la donna iniziò a parlare, come in risposta a una voce nella sua testa.
Sciò, sciò! E prima che Hamelin potesse reagire un’orda di ratti lo travolse trascinandolo nelle profondità di quel luogo. Squittì cercando di comunicare, ma gli occhi bianchi dei suoi simili non risposero e lo guidarono nell'oscurità, facendolo sprofondare.
Chiuse gli occhi, impotente per l’ennesima volta nella sua vita, fin quando l’onda nera e marcescente non svanì così com'era comparsa lasciandolo solo, illuminato da un cono di luce che entrava da un’apertura nel soffitto, insieme a una sottilissima e quasi impercettibile cascata di sale che aveva formato il cumulo su cui si trovava. Scrollò il dorso per far ripulirsi da quel sale, quando una voce sinistra, seducente ed eterna, lo avvolse dalle ombre.
Tu che strisci nell'oscurità, sei qui benvenuto.
Le orecchie si mossero rapide cercando di capire il punto esatto da cui proveniva la voce. Ma era ovunque, lo avvolgeva in un freddo abbraccio. Quello, lui sì, era Dantalion.
Io sono quel che cerchi. Dai ora voce al tuo segreto. Invoca la passione che consuma la tua anima nera.
In quell'istante gli occhi del ratto riuscirono a penetrare l’oscurità, quando notò la luce riflettersi su fauci aguzze, e da lì raggiunse lo sguardo di quella gargantuesca mostruosità.
Ma bada. Il prezzo del tradimento che oggi compirai sarà la tua Verità. Non ci sarà giorno che non vivrai in mia compagnia, né parola che potrai tenermi nascosta. Dalla tua ombra io guarderò ciò che fai del mio dono.
Parla, dunque.


Hamelin disciolse l’incantesimo di metamorfosi, mostrandosi nella sua vera forma al Guardatombe.
Il mezzo ratto era con entrambe le ginocchia nel sale, le zampe anteriori poggiate a terra e il muso basso, quasi non osasse nemmeno guardare Dantalion.
Mio Signore. Il mio nome è Hamelin. Conosci i miei segreti, io ho… tentato.
Nessuno è un mostro alla nascita -Guardatombe escluso, è chiaro- e Hamelin non era da meno. Non aveva sempre creduto di essere diverso, non si era sempre nascosto nell'ombra.
Ma ora non mi è rimasto altro che odio, rabbia e rancore nei confronti del mondo lì fuori. Ho passato tutta la vita in ginocchio, e non voglio più farlo. Voglio il potere, affinché siano gli altri a inginocchiarsi davanti a me!
Poi rise, nonostante le lacrime che erano tornate a cadere sul muso, sollevando uno sbuffo di quel sale fino sotto di lui.
Tradimento? Non c’è tradimento, perché a nessuno ho giurato fedeltà. A nessuno devo la mia lealtà!
A nessuno, tranne che a te, mio Signore. Tuoi sono i miei occhi, tuoi sono gli occhi dei miei simili che comando dall'ombra. Non c’è luogo dove il Ratto non possa arrivare, non c’è segreto che il mondo possa nascondermi. Vediamo tutto, sentiamo tutto.
E ogni cosa sarà tua.



Energia: 100%
Salute: 100%

CAPACITÀ ATTIVE (Slot: 0/2)

GENERATORI ATTIVI
Alterità Se Hamelin attiva o è sotto l'effetto di una tecnica di metamorfosi ottiene uno slot capacità.

TECNICHE ATTIVE
Trasformazione Metamorfosi. Hamelin può rendersi irriconoscibile assumendo un aspetto umano.
[Consumo Medio, potenza Bassa, due 2/4 turni]

Riassunto: Nulla da segnalare, se non che sciolgo la tecnica Trasformazione.
 
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view post Posted on 9/5/2020, 10:37
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Dantalion ascoltò le parole del Ratto, dunque emerse dall'ombra. Sarebbe difficile descriverlo senza menzionare la sua mostruosità -un incubo incarnato. Il suo muso era una maschera ossea. Le sue corna si inarcavano verso il basso, formando una mezzaluna. Due occhi inespressivi, rossi come il sangue, osservavano impietosamente Hamelin. Fauci aguzze schizzavano fuori dall'apertura del suo muso. Possedeva ampie ali simili a quelle di un pipistrello, la cui apertura ricopriva l'interezza della stanza. Lo stesso demone-drago doveva rimanere quasi rannicchiato per non colpire il soffitto dell'antica tomba. Il suo corpo nero era ricoperto da peli e superfici ossee in maniera disordinata e ad ogni movimento sembrava che la sua carne si strappasse.
Dantalion allungò entrambe le braccia, appoggiando i propri artigli a pochi passi da Hamelin. Con un movimento quasi serpentino il suo muso si avvicinò al ratto. Il collo del demone sembrava estendersi a piacimento, come un foglio di carta che viene spiegato.
Click click click click
La maschera del demone schioccava la sua innaturale risata, un battito sinistro, simile al suono prodotto dalle chele di un insetto.
« Sciocco schiavo. »
Dantalion affondò i propri artigli nel sale e nella pietra al di sotto, sbriciolandola. Il fetore delle sue fauci avrebbe certamente ricordato ad Hamelin il puzzo della morte.
« Ti insegnerò. La vendetta è solo un altro giro del carosello. »
Il Guardatomba agguantò il sale e lo lanciò in aria. La stanza si riempì con il luccichio di mille cristalli, che iniziarono a roteare sotto il comando del demone, ignorando la gravità. Hamelin si ritrovò al centro di una grande giostra di luce e ombra.
« Non c'è vittoria nell'eterno gioco. No. Ti mostrerò come rialzarti dalla polvere. » Dantalion allungò un artiglio verso il muso della pietosa creatura. Lo avrebbe alzato, per permettergli di guardarlo come suo pari.
« Non ho bisogno di altri schiavi. Non ho bisogno di altri occhi. Non c'è nulla che tu mi possa dare. » Lo squittio dei topi corrotti tornò a popolare il silenzio del Dahak, echeggiando tra le fessure della Tomba. Il viso di Dantalion sembrava privo della capacità di mostrare qualsiasi emozione, eppure Hamelin avrebbe percepito il suo divertimento.
« Hamelin. Sarà la tua Volontà a plasmare il tuo percorso, non la mia. Sarà la tua mano a uccidere, non la mia. Non prostrarti dinnanzi a me. Siamo solo due ombre nel roteare della giostra. »
La polvere e il sale che prima fluttuavano dolcemente nell'aria si raccolsero nel palmo di Dantalion. Il demone le strinse, imprimendo in loro la sua volontà e plasmandole a suo piacimento. Quando schiuse la sua mostruosa mano dinnanzi ad Hamelin, un occhio nero riposava al suo centro.
« Divoralo. Ti darò potere e consiglio quando invocherai il mio nome. » comandò il Guardatomba.
« Sorgi oltre l'ignoranza che ti incatena alla giostra. Scopri il modo di fermarla. Quando avrai scoperto come, torna da me non come schiavo, ma come fratello. Sì. Il Tradimento che invochi è contro la Vita stessa. »

« Il mondo brucerà. »

click click click
« È tempo di decidere. »

QM Point

Dantalion rivela ad Hamelin le sue intenzioni, dunque lo invita a decidere. La vendetta è inutile: tutto brucerà.
Se accetti la proposta di Dantalion e il suo potere il prossimo post sarà l'ultimo.
 
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view post Posted on 21/5/2020, 00:26
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Lo sentì ridere a pochi passi dal suo muso, sentiva il fetore di morte che permeava l’essere, e seppur non aveva ancora alzato lo sguardo era riuscito a percepire distintamente il momento in cui il Guardatombe si era mostrato uscendo dall’ombra: l’aria era parsa tremare, la luce affievolirsi, e quella sensazione di sentirsi circondato era aumentata esponenzialmente. Le ginocchia del ratto non tramavano solo perché ben piantate nel sale del Dahak.
Click click click
Un brivido percorse la spina dorsale di Hamelin, quel suono ritmico e freddo faceva pensare allo schioccare della mandibola di uno scheletro; quanto di più lontano potesse esserci da una risata.
Vide gli artigli di Dantalion affondare nel sale, li sentì frantumare la roccia sottostante, le narici sensibili piene del nauseabondo fetore di morte che proveniva dal figlio di Ouroboros.

La vendetta è solo un altro giro del carosello.
Hamelin venne circondato da un turbinio di cristalli di sale, che Dantalion aveva lanciato in aria e ora comandava piegando al suo volere perfino le leggi naturali che governavano il mondo fin dal suo primo vagito.
Ti mostrerò come rialzarti dalla polvere.
Con uno di quegli artigli rialzò il Ratto e le sue sclere nere si persero in quelle rosse e inespressive del demone, che in tutta la sua terribile magnificenza lo guardava e gli parlava da pari a pari. Per la prima volta in vita sua Hamelin non si sentiva inferiore a qualcuno -e quella era forse l’unica volta in cui invece avrebbe dovuto-. Sentiva le parole di Dantalion rimbombare lontane, mentre lui si immaginava ergersi, gargantuesco come l’essere che stava per concedergli un granello del potere immenso che aveva.
Erano loro due al centro di quel vortice di sale, insieme, uguali, nell’ombra. Lo squittire dei topi lo faceva sentire a casa.

Divoralo. Ti darò potere e consiglio quando invocherai il mio nome.
La giostra si era fermata, il Guardatombe aveva raccolto i granelli nel suo palmo e quando, dopo averli stretti nel pugno, aveva dischiuso quello scrigno mostruoso fatto d’artigli, al centro dell’arto Hamelin vide un occhio nero. E Dantalion gli stava dicendo di mangiarlo.
Quasi gli venne da ridere. Aveva ingurgitato molto di peggio, per molto meno.
Il mondo brucerà.
Lui voleva essere la fiamma. Hamelin allungò una zampa per afferrare l’occhio. Quel nero lo rendeva inquietante, ma il Ratto non esitò molto. La risata del demone-drago echeggiò ancora una volta nella grotta, mentre l’Inumano avvicinava il bulbo oculare al muso.
È tempo di decidere.
Lo mise per intero nelle fauci, la lingua lo schiacciò sul palato facendolo esplodere. Sapeva di marcio, di sangue e di polvere allo stesso tempo. Si passò la lingua sui baffi inumidendoli mentre masticava quel pasto che aveva la consistenza e la viscidità di un mitile. Lo inghiottì sentendo i pezzi più grossi scivolargli lungo l’esofago, e riuscì a non vomitare solo perché in passato, per non morire di fame, aveva mangiato dalle verdure marce alla carne putrefatta e ne era ormai assuefatto.
Alzò di nuovo gli occhi verso i pozzi rossi di Dantalion.

Il loro patto era suggellato.

 
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