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Hello Darkness, want to be friends?, Contest Maggio 2020 | Notte

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view post Posted on 31/5/2020, 21:09
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Regno di Idomea
Cinquantasei anni fa.
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«Fammi capire. Vorresti fare affari con l'incarnazione della Notte?»
«Esatto.»
«E intendi evocarla, qui e ora, per presentarti e lasciarle un biglietto da visita.»
«Esatto.»
«Ti sei fottuto il cervello?»

Cecil Belphegor replica con un'alzata di spalle e torna a tracciare il suo cerchio magico. Si muove a carponi sul pavimento del suo studio, tracciando sigilli sul parquet scolorito con mano svelta e sicura. Un bimbo di quarant'anni che gioca con i gessetti, così simile al Cecil Belphegor che venticinque anni fa evocò me alla stessa maniera.
Stessa pessima grafia.
Stessa determinazione.

Mi accuccio accanto a lui, allungando il collo per meglio spiare il suo lavoro. Su di me sento lo sguardo curioso di una dozzina di spiriti protettivi, che nuotano nell'aria come pesciolini trasparenti.

«E queste sarebbero le tue difese? Un sigillo magico da principianti e una manciata di Jin?»
Non è un cattivo sigillo, in realtà. C'è eleganza nel modo in cui ha combinato rune abissali ai sette simboli delle stelle di Mi'Hor, unendo i due diversi sistemi magici in un intreccio di rune rosse e blu.
Ma non basterà.

«Beh, adesso ci sei anche tu.»
Agito la coda con nervosismo. Il suo sguardo rimane concentrato sul pavimento, sull'ultima runa che sta tracciando per completare il cerchio più esterno del sigillo di protezione.
«Stai dicendo che il tuo piano era basato sul fatto che prima o poi sarei arrivato per rimproverarti?»
«...Può darsi.»
Si volta finalmente a fissarmi, un vuoto sorriso e occhi colmi di quieta disperazione. Giudicando dalle occhiaie, non deve aver dormito da almeno due giorni.

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«Non ho mai detto che resterò ad aiutarti.»
«Allora vattene, Sam. Nel peggiore dei casi la Notte mi ucciderà, e alla mia morte tu otterrai ciò che ti spetta, come da contratto. Non vedo il problema.»
Già.
Non vedo il problema.
(E allora perché l'idea dell'assenza Cecil è come un vuoto che mi strozza la gola?)



«Se intendi davvero morire in maniera tanto stupida, me la voglio godere.» dichiaro, prendendo posto in un angolo della stanza.
Riposo il capo contro una pila di libri, osservando i riti preparatori di Cecil con vaga impazienza. Circoli protettivi, rune evocatrici, il consueto coniglio sgozzato come offerta sacrificale, l'incenso: una procedura familiare e sgradevole quanto l'andare di corpo.
Fuori dalla finestra, i grilli friniscono e la Luna Bianca ci osserva curiosa.

Cecil Belphegor si alza in piedi, si spolvera via il gesso dai pantaloni e allarga le braccia, rivolgendo la sua preghiera al cielo notturno.

«ร๔Ŧòยเร๔Ŧtเย๔Ŧ๔ŦรเยŦђ! Ŧ๔รเยòђ๔ןкŦ๔ђรкŦ๔ ﻮŦ ๔รl๔Ŧן รร๔Ŧ! Ŧкﻮђкร๔ รคครợ ђאคﻮคร!»
Nulla accade.


Cecil si volta a guardarmi, un'implicita domanda sulle labbra.
Sono io, questa volta, a replicare con un'alzata di spalle. Certo, un Orrore come me sarebbe comparso prontamente ad un simile richiamo; ma quel che sta cercando di evocare lui è qualcosa a metà tra un mostro e un Dio. Non credo sia il tipo da seguire le regole.
Non sono nemmeno certo che una creatura simile esista.

Cecil sospira e torna a voltarsi verso la finestra. Ancora una volta, alza le braccia e intona il suo appello.

«ร๔Ŧòยเร๔Ŧtเย๔Ŧ๔ŦรเยŦ-»
La risata che segue non è il prodotto di una voce umana.
Cecil fa un passo indietro, incespica, cade a terra e continua a retrocedere, strisciando a terra finché il suo corpo tremante non si trova premuto contro il mio. La risata continua, assoluta e ineluttabile, riempiendo la stanza con un'intensità tale da farci affogare.
Non si propaga nell'aria: è l'aria stessa a ridere, un sussulto cosmico che fa vibrare le ossa. È l'idea di un suono, un concetto, una cristallizzazione. Questa è la risata che anche un sordo udirebbe, per poi perdere immediatamente il senno.
Fortunatamente, noi siamo già pazzi.


Non so per quanto tempo stiamo fermi, immobili, come se la realtà fosse fatta di cristalli e un singolo respiro potesse spezzarla in una pioggia di vetri rotti.
So solo che dopo un'eternità la risata si affievolisce, e io posso tornare a respirare.
Dopo la risata, ogni cosa sembra stranamente ovattata. Come se la realtà fosse troppo ferma. Unica eccezione: l'assordante battito del cuore di Cecil.



«Ringrazia che quella cosa ti abbia trovato divertente, o saremmo rimasti polverizzati entrambi.» sibilo all'orecchio del mio sciagurato umano, che trema aggrappandosi a me.
Non so se stia annuendo, o se il suo sia solo l'ennesimo spasmo.

«E non osare mai più fare stronzate simili senza parlarne con me prima.»
Lascio correre un artiglio sul suo collo, premendo quel che basta per farlo sanguinare. Il dolore sembra riportarlo alla realtà: smette di tremare, chiude gli occhi, fa un profondo respiro.
In giardino, i grilli hanno smesso di cantare.

«Io ti ho reso ciò che sei. Sarò io a decidere se, come e quando potrai morire. E quando ciò accadrà, voglio esssere io ad avere il primo assaggio.»
Mi porto l'artiglio alla bocca, tastando il sangue di Cecil.
(Meno dolce di quel che mi aspettavo.)

Il corpo dell'umano, premuto contro il mio, viene scosso da un nuovo tremito. Ma questa volta, non è paura.
Cecil Belphegor ride.
 
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