Moontide - Forum GdR fantasy

Agrauna

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view post Posted on 12/10/2020, 14:38
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TKAnxHJ

Erano trascorse due notti da quando un focolare bruciava al fienile diroccato, sulle pendici del monte di Agrauna. Il fumo bianco saliva lentamente da una grande crepa nel tetto, dove le tegole di serpentino avevano ceduto al peso del tempo, e s'infiltrava nelle coltri di nebbia che erano venute con l'autunno. Ma dopo averci lasciato scivolare a lungo lo sguardo, a Bosco sembrava quasi più reale il verso contrario: il fumo si condensava in alto fra le nuvole nel cielo e scendeva, richiamato dentro la rovina dove lui e la strega avevano trovato riparo. Il fumo lambiva le pareti del calderone di ghisa e si trasformava in cenere. Si depositava sulla brace, che era calda come le mani che ora affondavano nei suoi capelli e gli accarezzavano la testa in piccole volute. La strega di Agrauna aveva un odore zuccherino e la sua voce materna gli vibrava nelle ossa.
« Va' a prendere dell'altra legna per il fuoco. »
Il ragazzo andò a raccoglierne dalla catasta, lasciando le sue impronte sulla terra battuta tutt'attorno l'unica stanza che avevano spazzato dalle macerie. Calzava stivali di bella fattura, ma oltremodo sporchi e consumati. Si chinò davanti alla pentola per ravvivare il fuoco, stropicciando un lembo della camicia per non scottarsi a maneggiare la ferraglia. E mentre lui soffiava sui rami secchi la strega cominciò a mormorare un ritornello alle sue orecchie, una canzone che conosceva bene, fatta di parole ormai cadute in disuso. Più si prendeva cura del fuoco, ricordò, e prima la fatica gli sarebbe tornata indietro in fortuna. Rialzatosi in piedi, si accorse che le ombre scoppiettavano contro una luce che si faceva sempre più soffusa e crepuscolare, e un'altra sera sarebbe trascorsa camminando in cerchio e dormendo un sonno leggero. Dentro il calderone bolliva il decotto color del sangue rappreso e una spuma rosea emergeva lentamente sulla superficie. L'effluvio denso e alcolico avrebbe dato alla testa a chiunque.
« Bosco? »
Voltò distrattamente la testa alla strega. Era seduta su di una vecchia poltrona, cui restava solo lo scheletro in legno, e poggiava le caviglie nude sul bracciolo, intrecciando con le dita una ciocca della sua voluminosa matassa di capelli castani, screziati di grigio, che le cadeva sul ventre. Il bagliore del focolare le addolciva i lineamenti e li rendeva rotondi, lussureggianti. Aveva un ghigno alle labbra che le mostrava i denti, piccole perle bianche, ed fiera quanto una regina che era sicura di tenere il destino nelle sue mani.
« Guardami. Sei molto silenzioso, cosa ti preoccupa? »
Il ragazzo abbassò gli occhi ai piedi della donna e ascoltò la sedia scricchiolare.
« Ho paura, Agrauna. »
« Paura? », lo schernì con un sorriso e poi chiuse gli occhi, come per tendere l'orecchio a una voce invisibile.
« I tuoi briganti sono sulla strada. Non hai da temere, ora è solo una questione di tempo. »
« No, ti credo. È per questo che io... »
... Ho paura, avrebbe concluso, se un'improvvisa folata di vento non lo avesse messo in guardia. La spirale di fumo cambiò bruscamente corso, investendolo sul viso stralunato mentre il ragazzo scrutava in direzione del portone di legno. Pieni di ruggine, i cardini che lo sorreggevano si lamentarono una, due volte, prima che tornasse la quiete. Tra gli alberi a monte del fienile la volpe scattò via vittoriosa, in bocca una piccola preda e il suo ultimo grido.


SPOILER (click to view)

QM Point

Benvenuti! Per questo primo turno non ci sono particolari tracce da seguire, se non quella che ho già descritto nel bando della quest. Scrivete di come il vostro personaggio riceve l'invito, di come raggiunge il fienile o il villaggio di Agrauna più a valle, a vostra discrezione. Potrebbe tornarvi utile rileggere il territorio del [Kalnas] per avere un generale feeling sull'ambientazione. Lascio alla vostra fantasia i particolari, intenzionalmente, così che abbiate spazio anche per interagire liberamente tra di voi. Vi auguro buon divertimento e vi lascio con una breve lista di istruzioni valide per l'intera quest:

• Avete 3 giorni a turno, massimo 5, per rispondere e ogni post deve consistere di un massimo di 5'000 caratteri spazi inclusi (codice html e specchietto esclusi). Proroghe e salti di turno sono concessi, con una penalità in sede di ricompensa.

• Se non siete ancora iscritti alla quest, potete contattarmi in qualsiasi momento per inserirvi nel turno di gioco corrente, con una penalità in sede di ricompensa.

• Utilizzate il topic di [Discussione] per qualsiasi domanda, organizzare dialoghi interazioni tra i vostri personaggi, fare shitposting. Nello stesso topic potete anche chiedere di usare il vostro punto fato (ne avete uno ciascuno), descrivendo in breve l'evento o personaggio che avete intenzione di controllare al di fuori del vostro. Questo evento può coinvolgere, a vostra discrezione, uno o più giocatori, come nell'esempio: "Un gatto gigante compare nel cielo e piomba sugli abitanti del villaggio, rincorrendoli come fossero mosche. Tutti i giocatori devono difendersi da un attacco a potenza Alta." Utilizzi eccessivamente problematici per la coerenza della trama saranno scartati dal QM.

 
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view post Posted on 12/10/2020, 15:39
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Agrauna
I – Fate’s fickle refrain


Dita che toccano un pizzetto poco curato, unghie che grattano un mento con fare pensoso.
Ah, pensare: quale atto problematico! Ritengo, invero, che sia un processo quantomai faticoso e colmo di pericoli, non diverso dall'esplorare una palude infestata da spettri del passato e presagi di fauci serragliate. Passo dopo passo ci si addentra nel liquame, incerti nell'incedere e ciechi nell'incespicare nella densa nebbia che finisce per tenerci prigionieri. Sì, miei cari, aguzzini e prigionieri al contempo! Quanto patetica può essere questa razza mortale, tanto potente e tanto pronta a creare -e crearsi- quanto a distruggere -e distruggersi-.

Ma torniamo a noi, liberiamoci da quella palude, diamoci questo momento di tregua per ricordarci perché siamo qui. Cosa ci ha condotti in questo cimitero, un muretto a confinare il resto dal mondo da questo angolo dedicato a chi non può più viverci? Una bella domanda, a cui non ricordo una risposta. Dovrei, ma non ci riesco. So solo che i piedi mi ci hanno portato, come una bussola intimata ad indicare sempre il nord, e io mi sono lasciato trasportare da quel richiamo tanto imperioso. Mi piego come una canna in riva al fiume, sì, ma non più.

No.
Punto un piede sul terriccio umido d'una pioggia appena asciugata e d'un tratto faccio uno sforzo sovrumano; la mano si serra sulla pietra della lapide come a trattenere il peso intero del corpo dall'abbandonarsi ancora alle voci.
Non penso proprio!

L'aria notturna colma i polmoni di frigido piacere, fino al delinearsi di un sorriso estasiato all'accogliere l'infausto aroma di una campagna in putrefazione, il lascito di chi non c'era più dinanzi ad un cimitero. E così io ti chiedo, no, ti supplico di darmi una ragione in più, anche solo una, per cui dover ancora seguire quella via che pareva sì invitante e al medesimo sì necessaria da tenere sott'occhio. Nulla? Nessuna nessuna?

Nemmeno una briciola da offrire alle fauci affamate di un cervello in crisi d'astinenza dal suo miglior cibo - l'autofagocitarsi di una mente tormentata e troppo maldestra per giungere ad una soluzione. Il sorriso è commiserazione, non del fato incapace di dargli risposta ma di sé stesso, incapace di -in tutta onestà- trattenersi così tanto a quella lapide. Se quella pietra poteva appartenere ad un defunto, perché non poteva allora lui avere proprietà del corpo, libertà di scegliere cosa pensare? E qui la risposta, crudele e rimbombante come l'eco di una caverna:

Non v'è libertà da sé stessi, che non superi il bordo della pazzia.

La risata poderosa mi sconquassa il petto, come a volerlo gonfiare di botte e infine squarciare; il suo suono viola la notte silente, i corvi si uniscono al coro berciando e frullando le loro ali. Sicché la scelta è fra l'esser folli nel credere di poter sopprimere i propri istinti, o folli nel seguire un richiamo senza meta? E sia! Un colpo di palmo sulla ruvida roccia, e addio mio caro cimitero vivace! Ascolterò le tue voci un'altra volta: oggi mi aspetta ben altro.

E con un passo dietro l'altro seguo la visione del granaio, la meta impressa come un francobollo che, per vezzo, potrei tranquillamente staccarmi - ma non lo farò, no. Sarò lettera da ignoto mittente a ignoto destinatario.

Giunto alla sorgente di quel capriccioso volere, quel capanno dimesso in una campagna sterminata e lontana da tutto e tutti, come se vergognoso di ospitare. Il capo solo varca la soglia, il corpo proteso in avanti e poggiato su una spalla all'entrata, i denti scoperti come un lupo che famelico pregusta il feroce banchetto - ma suvvia, amici cari, è solo un sorriso! Un amabile sorriso divertito.

«Ah...finalmente. E chi sareste voi, per chiamarmi così al vostro cospetto?»



SPECCHIETTO RIASSUNTIVO
gideon-icon
B L A K E R Ø D

NOTE:
Eccomi qui. Blakerød non ha un ricordo particolarmente distinto del quando, come o perché improvvisamente ha percepito una sorta di richiamo, una voglia improvvisa di dirigersi in una data direzione, verso una data destinazione: avvezzo come è a seguire i propri capricci, dapprima non se ne cruccia particolarmente - senonché ad un certo punto, nel vagare del suo corpo, la mente ha fatto lo stesso; chiedendosi il perché del viaggio, riesce a sottrarsi per qualche momento di contemplazione al richiamo ipnotico - per poi riabbandonarcisi volontariamente, non per sottomissione ma per volontaria scelta dovuta alla curiosità. E così giunge al luogo pattuito, per il momento non notando se oltre a lui sta arrivando qualcun altro.

 
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view post Posted on 15/10/2020, 19:41
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MORG, VIAGGIO
Il Padrone tossisce. I suoi sospiri sono forti, lenti, quasi solenni. La carovana percorre incurante l'arido strato di sabbia, non troppo diverso da un eterno nulla, e punta la sua testa verso il misterioso nord. Da un paio di ore il paesaggio sembra sempre uguale, destinato a ripetersi in un ciclo infame di noia, copia di una copia di una copia. Troppo diverso dai mercati di Firdaus.
Morg finge di dormire, mentre è sdraiato a terra su un sacco di cianfrusaglie, e ha i piedi penzoloni all'aria: ha caldo, ma non lo dice.

Il convoglio di orchi è silenzioso, perché ogni tragitto è sacro. Infilata tra chi pulisce la spada e chi racconta di esperienze e battaglie, nell'aria si respira quel tipico - e soffocante - presagio di morte.
Chissà come ci si sente a sapere di poter morire, si domanda il mercante.

Nella tranquillità, quando tutto sembra trascorrere seguendo un ordine, qualcuno dal fondo del mezzo salta giù e inizia ad allontanarsi; e allora una donna fischia - sicura come se fosse già pronta all'eventualità - e un altro uomo mira con un arco alle gambe del disertore e scocca. Morg non vuole vedere. Tutti fanno finta di non aver capito.

Sorride, Il Padrone, perché viaggiare gli piace. Fa un cenno ai suoi passeggeri. Tutti insieme, viaggiano.




Kalnas a Morg diverte. Mentre inciampa su una roccia mantiene l'equilibro su una colonna per metà sprofondata nel terreno. E' attento, calcolando ogni passo; strano, pensa, è così bella rispetto a Sidonia. Chissà che altri posti strani ci sono nel mondo. Cammina, immaginandoseli, facendosi spazio tra rovine e erba.

Mentre si allontana dagli accampamenti e si avvia sempre più dentro il territorio, Morg sorride. Chi è qui non ha nulla da perdere. Ha deciso di puntare tutto sul raggiungimento di un obiettivo, proprio come lui.
Il popolo degli orchi è il popolo dei sopravvissuti. Di coloro che vivono solo per vivere. Forse è per questo che le notizie di tesori girano così tanto velocemente tra i loro ranghi.

Perché il tesoro del Kalnas sia stato per così tanto tempo lasciato incustodito non lo sa. Il perché si sia lanciato alla sua ricerca in quel modo, neanche. La risposta che si è dato è che il tipo di obiettivo che vuole raggiungere richieda dei rischi, soprattutto quando la strada da percorrere è fatta di soldi. Per una persona giovane come Morg, del resto, la vita sembra non iniziare mai.

"Ah...finalmente. E chi sareste voi, per chiamarmi così al vostro cospetto? "


Morg impreca, sottovoce, mentre guarda l'uomo moro poggiato all'entrata di una capanna. E' arrivato lì da poco, ha preso il primo convoglio disponibile, eppure è arrivato in ritardo? Non è possibile, si interroga, mentre davanti a sé osserva la capanna abbandonata - questo è proprio un posto da tesoro.


Energia: 100
Salute: 100 (Illeso)
Equipaggiamenti: 0
CAPACITÀ ATTIVE (Slot: 1 -> 0)

Passo felino

Attivando questa capacità il predone diventa in grado di non lasciare traccia del suo passaggio. Quando si muoverà il suo nemico non potrà vedere nemmeno un singolo stelo d'erba muoversi, udirne i passi o seguirne l'odore, inoltre capacità che amplificano i sensi, eccetto la vista, non potranno individuare il predone.



GENERATORI ATTIVI 0
TECNICHE ATTIVE 0
Riassunto: Nella prima parte del post Morg si reca nel Kalnas dal Firdaus insieme a una carovana di orchi.
Nella seconda parte del post Morg giunge alla capanna e ha al suo attivo Passo felino - si mantiene dietro Blakerod osservando la scena e ascoltando il suo dialogo. Non parla perché ha paura di essere arrivato troppo tardi.
 
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view post Posted on 16/10/2020, 21:31
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Successe che l'amore eterno, giurato a Dio, eterno non durò.
Che un giorno il ragazzo paglierino di nuovo si innamorò.
D'altronde lo sapete anche voi quanto debole sia lo spirito umano,
che un giorno promette e il successivo si pente.

Occhi notturni, riccioli corvini, sapore maestrale;
marcia decisa, mento all'insù, sicurezza d'animo e parole succose.
La ragazza più bella di tutte!
E questa volta era certo delle sue parole.

Il ragazzo non sapeva cosa fare.
Non poté parlarne con nessuno.
Immaginate il disonore che avrebbe portato alla propria famiglia!

Decise quindi di sopprimere ciò che provava,
seppellirlo giù nel profondo, come il sorso vulcanico di un bicchiere di whiskey.

Ma successe che l'amore eterno, giurato a Dio, eterno non durò.
Esso si perse tra tiepide memorie di frammenti nebulosi,
forse nemmeno mai vissuti veramente.
Si perse nel gelido affanno della consuetudine di tutti i giorni.

Successe un attimo, flebile e minuscolo ma pur sempre successe.
Se lo ricorda bene il ragazzo, di quell'attimo. Merda, se lo ricorda!
Forse anche perché, dopotutto, non fu proprio un attimo.

Colpevole ma piacevole, quell'attimo. Fanculosamente piacevole.
Colpevole ma piacevole come il lebbroso che si gratta la piaga pruriginosa.

Il ragazzo paglierino desiderò,
per un attimo,
di poter esser libero di amare la donna più bella di tutte,
senza doversi vergognare, senza gettar vergogna.
...
(Hey! Frena cazzo! Questo è ottimo materiale per un contest!)




Lo stivaletto di tela rossa affondò in una pozza di fango con un tenue CIAF, insanguinando il profilo gommoso del suo stemma circolare, macchiando la stella nera a cinque punte che ivi spiccava sullo sfondo bianco in mezzo a due parole incomprensibili: NVERSEAL LSTARCO.
Lo sciamano filava, ballettando, lungo il sentiero sperduto. Il soprabito di lana scivolava sul suo corpo snello ad ogni passo, arrivando a carezzargli dolcemente il ventre dei polpacci. K scuoteva delicatamente la testa da una parte all'altra, saltava di qua e di là e batteva il bastone seguendo il ritmo di un gruppo di strimpellanti suonatori, suoi fedeli compagni di vita.



Successe che il fuori-di-testa che abitava nel faro in cima al promontorio si innamorò.
Niente di straordinario, certo,
per un tizio fin troppo incline a perdersi nei sorrisi luccicanti e negli occhi dolci della bellezza.

La donna più bella di tutte!
E questa volta era davvero certo delle sue parole.

Ma accadde che non riuscì ad averla, quella fanciulla.
Gli sfuggì tra le mani così tanto ridicolmente da sembrare che la fortuna avesse giocato contro di lui.

E questo sì che era straordinario. Che la maledizione cominciasse ad indebolirsi?

Successe che il fuori-di-testa che abitava nel faro in cima al promontorio si intestardì,
trovando una nuova ragione interessante per cui vivere:
sfidare la propria fortuna.

Ma già era sorto il dubbio.
Il dubbio di un attimo, flebile e minuscolo,
durante il quale il fuori-di-testa che abitava nel faro in cima al promontorio,
avesse forse desiderato, nel momento in cui aveva visto quella bellissima donna,
di non volerla mai raggiungere.

E se fosse stato semplicemente per questo che non l'aveva, di fatto, raggiunta?




Saltellando distrattamente da una pozza di fango all'altra lo sciamano quasi sbatté il capo contro la porta fatiscente di un edificio diroccato.
K allungò la mano, senza farsi troppi problemi. Non aveva bisogno, lui, di porsi tante domande, se ci pensate bene. I cardini protestarono, cigolando come violini scordati, e il legno delle ante cedette sotto la pressione della spinta, tanto era gravido d'umidità, quando lo sciamano aprì quella porta.
Incespicando, K varcò la soglia, i capelli un tumulto cespuglioso, la barba un caldo seppur incolto rifugio per pidocchi, i pantaloni ridotti a brandelli lasciavano le gambe scoperte, rinsecchite e pelose, tutte fangose; ma un sorriso accogliente e due occhi marini illuminavano il suo volto.

«Suppongo-»
Fece lo sciamano, studiando la scena che aveva malamente interrotto.
«-di essermi perso!»




Note Mentre batto sulla tastiera sento gli ingranaggi della parte creativa del mio cervello fare CRONK CRONK e questo non è buono. Sono stato un po' cringe nel post? (ebbene so finalmente cosa significa cringe, e questo fa di me un boomer, e il fatto che un boomer utilizzi il termine boomer è di per sé una cosa cringe, e il fatto che io sappia che questa sia una cosa cringe fa di me un boomer, e... si potrebbe andare avanti per ore).
Bando alle ciance: Kaj raggiunge il fienile per puro caso. Forse la fortuna ha in serbo qualcosa per lui tra quelle quattro mura diroccate?
Le parti centrate rappresentano il testo nel passato, mentre le parti giustificate rappresentano il testo nel presente. Ma questo lo sapevate già tutti conoscendo ormai a menadito la struttura dei miei post. :8D:


Edited by H I G - 16/10/2020, 22:47
 
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view post Posted on 17/10/2020, 01:51
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.

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Con il tempo si era abituato alle occhiate divertite delle ragazze di Idomea, e non si può certo dire che non gli facessero piacere; più di una volta aveva sfruttato la cosa ritrovandosi a sgattaiolare fuori dalle finestre della città alta in piena notte. Era una di quelle volte.
A questo ci siamo ridotti? Usiamo la città come fosse un enorme bordello!?
Aspettò di aver attraversato il Ponte delle Sorelle prima di rispondere sussurrando a quella voce onnipresente nella sua testa.
Il fatto che tu non possa apprezzare le gioie della carne, caro fratellino, non significa che debba privarmene anche io.
Lo canzonò beffardo, consapevole che quell’appellativo avrebbe irritato il Jin. Si infilò negli stretti vicoli della zona residenziale della capitale mentre i raggi dell’aurora cominciavano a infiammare la roccia rossa.
Immaginavo che avremmo sfruttato il nostro… titolo per questioni più importanti. Ti anticipo: occuparsi delle giovani rampolle idomeane non è una questione importante!
Davorin rise, sentiva le fiamme del gemello gonfiarsi dentro di sé. Per quanto il tono del Jin cercasse di apparire calmo i due non potevano nascondersi alcun pensiero o emozione, e Azazel stava letteralmente ribollendo.
Speravi andassi da Alma a chiederle la testa di Lathi? Scommetto che sarebbe scoppiata a ridere, poi ci avrebbe fatto arrestare e sicuramente saremmo morti ammazzati da qualche guardia al soldo del Bianco.
Si interruppe salutando con un cenno del capo un anziano mercante, piuttosto mattiniero, che andava forse ad aprire bottega; l’altro gli rispose esibendosi in un larghissimo sorriso, congedandosi poi con delle pacche paterne sul bicipite del cavaliere.
L’aver salvato una vita non vale una guerra. Nemmeno se è la vita della Regina.
Devi avere pazienza, non so se ti sei accorto che negli ultimi mesi non si è mossa una foglia in tutta Atea. Sembra quasi che la gente si sia stancata di vivere.

Se Azazel avesse potuto sbuffare l’avrebbe fatto.
Avremmo potuto almeno cercare la Missionaria. Lo spettro che abbiamo visto nell’arena a Sidonia era Fatima! Non so cosa significhi avere un messaggio per lei, né se ha senso cercare di… recapitarlo, ma quello che so è che Gelda avrebbe potuto aiutarci a capire il senso di quello che è successo con Oouna.
Davorin annuì, fermandosi ora ad ammirare l’imponente costruzione davanti a lui.
Hai ragione, ma i Mirari non hanno fatto eccezione finora: sono svaniti nel nulla. Iniziamo da qui, troveremo qualche risposta.
Il Duomo non era certo famoso per le funzioni celebrate dai Mirari, ma non esisteva luogo migliore per trovare informazioni su chiunque o qualunque cosa. Più discreto di un mercato e, soprattutto, frequentato da quei facoltosi che avrebbero scambiato volentieri quattro parole con l’eroe dell’incoronazione.
Fece un passo ma appena venne inondato dalla luce del mattino sentì le gambe cedergli, la testa gli esplose mentre si portava le mani tra i capelli. Immagini, flash di un luogo lontano. Un muro enorme, rovine ovunque, una città arroccata su una collina, e poi ancora un villaggio, un fienile, qualcosa che brillava e sembrava richiamare a sé Davorin.
Si ritrovò in ginocchio sul selciato, ansimate e madido di sudore, con le mani poggiate sulle ginocchia.
Era… era il K…
Cercava di riprendere fiato senza riuscirci, qualcosa di potente gli aveva appena trafitto il cervello e non riusciva neanche a capire se fosse amichevole o meno.
Il Kalnas.
Lo completò il Jin di fuoco.
Agrauna? Non ho mai sentito il nome di quel villaggio. Eppure…
Eppure, pare sia lì che dobbiamo andare.



Due contadini ridevano tra di loro, gli avevano indicato con dita nodose, sbiascicando sdentati, un fienile abbandonato da cui saliva un rivolo di fumo. Quando Davorin arrivò lì, però, trovò altri tre uomini fermi sulla porta. Si chiese se anche loro avessero avuto la sua stessa dolorosa visione o fossero lì per caso, ma si trattenne dal parlare.

 
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view post Posted on 18/10/2020, 17:00
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— r a g e —

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La risata suonò fragorosa fra tutti i Fratelli. Nessuno poteva credere alle proprie orecchie: Aghash si era fino a quel momento rivelato un Alpha, una guida, assolutamente razionale e calcolatrice, una figura di cui tutti avevano col tempo imparato a fidarsi ciecamente non solo nelle intenzioni, ma anche nella loro spietata operatività. Sentirlo parlare di una sensazione, di una decisione presa sulla base di nulla più che un sussurro, era quanto di più lontano dalla sua personalità avessero mai. Eppure – a guardarla dal suo punto di vista – era quella tipologia di messaggio a non aver niente di reale, razionale, spiegabile. Talmente incredibile che, ne era certo, nascondeva dietro di sé un qualche artificio, incanto, magia. Non aveva idea di come rintracciare il fienile nel Kalnas di cui Jandal aveva vaneggiato prima di perdere conoscenza dopo la scazzottata con Barther - in una delle loro fight night, qualche incontro di lotta tra fratelli per sfogare tensione e rabbia accumulate durante la settimana.

Nessuno si aspettava che Aghash decidesse di cercarlo davvero, quel fienile. Nella sua testa ronzava l’idea che quel vaneggiamento non fosse affatto casuale, perché uscito dalla bocca di un Fratello che – per quanto insuperabile nel rintracciare e stanare una preda, seguendone la traccia – non era il geografo migliore del continente. Per intendersi, non avrebbe saputo indicare nemmeno su una mappa di un villaggio il punto esatto della propria casa, figurarsi tirare in ballo il Kalnas dopo un destro di Barther sul mento, steso a terra.

« Sarò assente per qualche giorno. » disse senza voler tollerare oltre le risate dei suoi compagni, stretto fra il proprio istinto e la loro razionalità. « Nel frattempo vedete di non combinare stronzate troppo grosse per poter essere sistemate. »


LA VOCE DELLA STREGA
Agrauna
I — 25:00 GATHERING


Doveva ammettere che il Kalnas sarebbe potuto essere un'opzione interessante per il branco: i Giardini del Maanskyd erano strategicamente la scelta migliore, la situazione di tutta la regione rendeva possibile per i Fratelli spostarsi di giardino in giardino in caso di necessità, anche se - almeno fino a quel momento - gli occhi e le orecchie di Tawrich non li avevano ancora raggiunti. Il Kalnas - con le proprie rovine e la vegetazione molto più simile a quella a cui il branco era abituato - poteva sembrare la soluzione migliore, ma era ancor troppo vicino ai terreni del branco di Mondronen per potersi sentire al sicuro. I signori della zona, peraltro, non avrebbero tollerato una minaccia come quella che i Fratelli rappresentavano, e ben presto racconti e lamentele sarebbero arrivati più a Nord.

Decise di seguire l'odore del fuoco. Avvertiva, nel trascinarsi di quella traccia, un retrogusto dolce, quasi di casa. Era una sensazione che non avrebbe saputo descrivere, un altro di quei campanelli che suonano nella testa gridando di fare attenzione, tentando di convincerti a compiere gesti, intraprendere azioni, che agli occhi di tutti potevano sembrare illogici e istintivi Completamente basati sull'inconscio. Qualcosa che un Lupo esperto e potente come Aghash non avrebbe mai dovuto fare. In fondo, cacciare - sopravvivere - era per lui una scienza, una questione di esperienza, di conoscenze empiriche. Cacciare, fallire, imparare, uccidere, and repeat.

Fu sufficientemente sicuro di aver raggiunto la propria destinazione quando quella traccia nel vento divenne uno strale di fumo ben visibile in cielo. Lo seguì per centinaia di metri, chilometri forse. Quando finalmente la linea disegnata nell'azzurro del cielo del Kalnas cadde verso il basso, il tratto che i suoi occhi incrociarono fu quello di un fienile, ancora abbastanza lontano da dargli il tempo di desistere nel proprio intento, battere la strada che aveva percorso, tornando a casa - al sicuro - dai propri Fratelli. Non lo fece, più per orgoglio che per vera convinzione. Non avrebbe mai dato la soddisfazione - a Barther, Jandal e tutti gli altri - di tornare alla tana senza risposte, dando adito ad altre risate, facendo venir meno la credibilità della propria figura.
Doveva ritenersi sollevato - se davvero fossero stati quelli i propri pensieri - di trovarsi di fronte ad altri uomini con il suo stesso sguardo, nella sua stessa condizione. Figli della propria irrazionalità, vittime del sussurro di una strega.


A G H A S H
apex of the hunt

• • • • • •

salute 100
riserva energetica 100

capacità (1/1)

tooth and nail · [capacità — devianza ferale]
Come già detto, il Mannaro è un ibrido uomo-bestia costruito per uccidere, una macchina da predazione. Per questo, che sia in forma umana o in quella ibrida, ogni Fratello impara a utilizzare il proprio corpo come un'arma naturale, attaccando l'avversario senza l'ausilio di equipaggiamenti ma rimanendo equamente letale. Se trasformato potrà invece utilizzare zanne e artigli al pari del freddo acciaio degli avversari.


generatori
-

tecniche
-

riepilogo Nulla da segnalare per ora.
Again, una menzione particolare a Indo al quale ho praticamente rubato lo specchietto riassuntivo. Ti devo un codice, bro.

 
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view post Posted on 19/10/2020, 15:05
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Dorme ancora. Le sue cosce fregano una contro l'altra, il rumore è di carta vetrata su legna secca, ma lui dorme. Mentre il vino sgorga ancora dal suo capo e dal suo ventre, lui dorme e sogna chissà se Mitride o Batra. Solo un senno buio fa muovere quel corpo nudo sulle trame pallide di Andrasva, gocce di sangue brinano in mille rubini che lo vestono come un Dio lezioso. E finalmente risveglio, un respiro a piene nari conduce una pioggia di informazioni al cervello. Odore di terra salmastra, non di neve; nelle orecchie, l'ululato dei venti affilati è stato rimpiazzato da una cacofonia di voci. E poi gli occhi, il metro migliore, donano coerenza alla tempesta di sensazioni.

"Non l'avevo mai visto da così vicino"

Oltre una piazza oblunga screziata da bancarelle che paiono lanciate come dadi su un banco da gioco, si apre la distesa dell'amante di Ouranos. È bello, è in pace. Fa un rumore dimesso e chiama a se il suo innamorato tendendo a lui onde accennate. In pochi passi gli sono davanti, ignorando ogni altro richiamo di mercanti e pescatori fino a giungere alla sua cornice di pietra. Oltre, una breve lingua di sabbia umida viene carezzata dal cielo degli uomini, mentre carri alati violano la sacralità di quell'azzurro in entrata e in uscita. Lui bacia i miei piedi nudi e brucia su ogni taglio, ad eterna memoria del dio Drago che ivi mutò in sale.

Con vergogna, il capo cerca il consenso degli astri, controlla che non ci sia nessuno in cielo a voler voltare in sale anche lui. E poi non pensa null'altro, si incammina stritolando la sabbia tra i piedi, finché il freddo lo avvolge alla vita, e si lascia cadere, in pace, si distende sul suo letto di sale e guarda quel cielo che non lo vuole più.

"Questo è un cielo in cui posso volare anche io"

Ripete queste parole a se stesso come una nenia triste, agita piano le braccia e si spinge un po' verso il largo, un po' verso la costa, in volo sgraziato.

"Perché mi hai portato qui? Eravamo impegnati in altro affare, ci deve essere più che un bel regalo e questa dolce sensazione"

Un tremolio scuote le pareti diroccate del suo animo, il nero sovrano prende parola. Racconta ad Arrokoth gli ultimi momenti dello scontro con il drago, e del perché del suo viaggio fino al mare del Katea.
Lui lo ascolta con rispettosa accettazione, e riguadagnata la posizione eretta si fa strada verso la battigia umida. Piccole cascate sgorgano dai suoi capelli fradici fino alle pendici del suo corpo, mentre il vento gelido non riesce a turbare la sua nudità parziale e il pensiero rimane alla nuova meta. La voce gli suggerisce quanto c'è da fare per attraversare il mare pesante. Nelle tasche dei suoi pochi vestiti campeggiano due pugni di monete e gemme, finite lì per vie a cui è meglio non pensare. Compra abiti pesanti, vi si avvolge per bene, e il diritto di prendere posto su uno dei grandi carri alati che attraversano la distesa. Compra soprattutto il disappunto di chi per tutta la sua permanenza l'ha adocchiato e schernito sottovoce per le sue carni scoperte e la sua andatura scostante.

Il carro, fatti salire tutti i suoi passeggeri, si allontana dalla riva del Katea.

Sorride, mentre con le nocche saggia il legno delle balaustre e del ponte, capendo immediatamente la differenza abissale tra questi giocattoli e il titano di luce che illuminò tutto il cielo per una notte. Si siede di modo da poter guardare la distesa che piano si accomuna a Ouranos nel suo buio, e quando lei arriva e si specchia crudele e algida sul manto, lui la fugge e si rintana sotto coperta.

Quando la luna nera brilla di nuovo, i passeggeri stanno già scendendo dalla passerella di legno.

Guarda un'ultima volta la distesa, la ringrazia, poi si allontana. La temperatura è diversa, lo legge nel fiato, qua è un altro mondo ancora da scoprire. In lontananza artigli di platino crescono fino ad accoltellare Ouranos, e monti brulli si ergono a intrappolare lo sguardo da ogni lato. Dentro una voce gli sussurra che tornerà in questi luoghi con lame curve come mani, ma che ancora non è tempo.

E poi di corsa, con la gioia di perdere e riprendere il fiato, di sforzare le sue gambe e sentire i muscoli bruciare, fino a un dedalo di cadaveri di edifici, templi stanchi crollati sotto il peso degli anni e sacrifici alla memoria degli uomini.

Non potevi che condurmi qui: dall'Andrasva gelido e candido fino alla dimora tetra di un Dio sconfitto, dalla piazza della luna bianca alle rovine della luna nera. Un simulacro perfetto del mio cammino fino al tuo altare, del viaggio da Mitride a Batra. Ma c'è più di una bella metafora dietro questa tua richiesta.

Ora li vedo, davanti ad un capanno risparmiato in parte dalla furia dei giorni. Paura, le mani mutano in quattro, cinque tipi di armi differenti, prima di riprenderne il controllo e assestarle in forme rassicuranti. Senza un pensiero altro da eseguire la volontà di Meccabi, le vesti pesanti abbandonano il mio corpo ora quasi nudo, mentre mi avvicino a quel branco di uomini

Cercando di somigliare a loro.



SALUTE: 150------------------------------ENERGIA: 50
Slot tecnica utilizzati: 0------------------------------------------ Slot capacità utillizzati: 1


Capacità attive

● Armi cangianti: Le braccia di Arrokoth sono vermiglie e traslucenti, impossibili da definire in una forma. Esse possono mutare in tutti i tipi di armi da mischia, a patto che il guerriero sia in grado di sollevarle, diventando resistenti come l'acciaio comune.


Generatori

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Tecniche utilizzate

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Stato Psicofisico

Timoroso, curioso e determinato.


Riassunto azioni

Arrokoth, terminato lo scontro con il drago, i cui particolari ho volutamente omesso, raggiunge un porto poco distante da Andrasva. Non sa perché si stia muovendo, sa solo che Meccabi, il suo "signore", gli ha indicato questa strada. Vede per la prima volta il mare da vicino e si fa un bagnetto in una scena che fa capire quanto in realtà ci sia un cucciolotto spaventato sotto le spoglie di un pazzo maniaco omicida disgraziato farabutto.
Raggiunge la linea e le coste vicino Oralia, che guarda da lontano sentendo un primordiale richiamo verso la dimora dell'Epsilon, dopo di che continua a seguire la sua bussola interna fino al capanno. Lì, arrivato per ultimo, vede i personaggi che si sono palesati, e vi si avvicina cercando di essere più umano possibile nonostante sia mezzo nudo attraversato da tatuaggi a bande nere e con due preoccupanti arti vermigli. Un sorriso che cerca di addolcirlo accompagna questa scena grottesca.


Note e osservazioni

-Arrokoth è convinto che il mare sia diventato salato in seguito alla sconfitta del Dio Drago e di molti della sua progenie, che appunto si trasformarono in sale.

-Il denaro che Arrokoth possiede lascia intendere che durante la sua "trance" furiosa abbia anche derubato qualcuno, o peggio.

-Goddamn stare nei 5000 caratteri è più difficile di quanto pensassi, però non sarei riuscito a scrivere altrimenti oggi. Quindi, buona regola :ok: :zizi:





Edited by Ulysses BRB - 11/11/2020, 02:50
 
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view post Posted on 26/10/2020, 13:11
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Le zampe legate con lo spago, una coppia di lepri pendeva dal soffitto insieme a dei cespi di aromatiche, lasciate a seccare, accanto a dove sedeva Agrauna. La strega se ne stava in disparte e teneva in grembo una larga coppa di bronzo, intenta a strofinarla con un lembo del panno che l'avvolgeva. Guardava i viaggiatori che entravano, uno dopo l'altro nel tepore del fienile, ma non sembrava che prestasse loro molta attenzione. Aveva occhi grigio caldo che si facevano grandi nella penombra e se per caso uno di loro li avesse incrociati, avrebbe saputo che era sua la voce che li aveva condotti fino al capanno. Tre, quattro, cinque. Al sesto posò i piedi nudi sul pagliericcio, smettendo di dondolare, e fece cenno al ragazzo di chiudere il portone. Quello obbedì e andò a dare un'occhiata fuori, più per scrupolo che per una reale possibilità di trovare qualcuno. Come Agrauna aveva lasciato intendere, il sentiero per il villaggio serpeggiava solitario sul dorso della collina. E con le nubi ormai cariche di pioggia nessun altro avrebbe preso la strada. Un'ultima folata di vento fece danzare il fuoco, prima che il ragazzo chiudesse l'ingresso con un travetto di legno. Si schiarì la gola e raccolse l'attenzione di tutti quanti.
« Vi prego, accomodatevi. Non abbiamo molto, ma quello che abbiamo lo divideremo con voi. »
Disse, girando attorno al grande tavolo al centro della stanza dove riposavano un arco composito, un coltellaccio e macchie di sangue che non potevano avere più di due giorni, sopra le incrostazioni di un tempo indefinibile. Armeggiò con una lanterna di vetro e, una volta acceso il lume, lo appese a un gancio di ferro sopra la sua testa, in modo che tutti lo potessero vedere.
« Il mio nome è Bosco e il suo - »
Si voltò verso la strega, cercando conforto in un respiro a pieni polmoni.
« Agrauna. Siete qui perché ho bisogno del vostro aiuto. »
Bosco aveva capelli castani, tagliati corti alla maniera dei briganti, e una barba in disordine, ma la sua voce tradiva un grado di educazione che non poteva appartenere a un bastardo. In verità era, come raccontò con una nota di orgoglio agli avventurieri, l'erede al trono di un regno a una settimana di cammino a Settentrione. Cae' Braeden. Arroccato sopra un monte da cui si potevano intravedere, con il cielo sereno, i campi devastati di Caltrisia. L'intero pendio era abitato e i sentieri carrai scendevano fino alle sponde di un lago assai fertile, che portava lo stesso nome, prima di inoltrarsi per innumerevoli vie in direzione delle terre di mezzo. Da quelle stesse strade erano giunte, anni addietro, le prime voci di una cospirazione.
« La milizia prese il potere passando a fil di spada chiunque osasse opporsi. Ora reggono Cae' Braeden sotto la bandiera dell'Alleanza. »
Non poté che abbassare gli occhi sotto il peso di quel nome. Lasciò cadere le mani sul tavolo e guardò di sbieco verso Agrauna, trovando riparo nel suo sorriso di miele. Certo, era folle quel che pensava di ottenere, ma il ricordo della sua terra era quanto di più prezioso avesse al mondo. Quando si rivolse di nuovo agli uomini attorno a lui, un accenno di malizia gli assottigliava il volto.
« La vostra parte? Una decima parte della tesoreria. Terre. Un titolo, protezione: chiedete e io ve lo prometterò. »
In grembo alla strega, la coppa di rame aspettava solo di essere riempita; aspettava il sorso che avrebbe per sempre legato un erede senza regno a una manciata di uomini, riuniti dal destino.


SPOILER (click to view)

QM Point

Nel prossimo turno dovrete scegliere se aiutare Bosco a riprendere Cae' Braeden, un piccolo regno che ora appartiene all'Alleanza di Wye. Si tratta di una scelta importante, per questo la trattativa potrà durare fino a due, tre giorni in game. Fermo restando che siete liberi di interpretare i vostri personaggi come meglio credete, ho pensato che sono due le principali strade che potreste decidere di prendere:

• Promettete a Bosco di aiutarlo nella sua missione, dietro una ricompensa più o meno quantificabile e ragionevole. Off game, la ripresa di Cae' Braeden è un evento che potrà o non potrà accadere, ma sicuramente non si concluderà entro questa giocata, che costituisce una "chiamata alle armi". La promessa sarà uno spunto per costruire successive trame e giocate. Potete chiedere del semplice denaro, armi e artefatti, oppure potete essere più creativi con richieste à la Witcher ("quello che hai già ma non sai di possedere"). Siete incoraggiati a trattare la ricompensa con Bosco nel topic di [Discussione], dove dovrete in ogni caso indicarmi la vostra richiesta prima di postare, così che io possa evitare eventuali conflitti di trama. Concluderete il post esprimendo a voce alta la vostra richiesta e berrete dalla coppa di rame, prima di passarla alla vostra sinistra. Il liquido ha un saporaccio, è rosso e denso ed è piuttosto alcolico, come nella descrizione del mio primo post. Mi ero dimenticato di specificare questo particolare. Non ci sono altri modi di sigillare la promessa, quindi se doveste avere ripensamenti di fronte al beverone potrete andarvene dal fienile.

• Rifiutate l'offerta di Bosco. Anche in questo caso siete invitati a risolvere eventuali dialoghi nel topic di [Discussione]. Prendere questa strada non comporta l'esclusione da questa giocata e altre future, anzi, sarete liberi di prendere spunto da quello che avrete appreso. In questo caso, Bosco e Agrauna vi offriranno cibo e riparo, ma vi chiederanno di lasciare il fienile prima di sigillare il patto con gli altri avventurieri. Concluderete il post sulla via per il villaggio.

Restano valide le regole generali della quest, meglio se rispettate l'ordine di postaggio stabilito al primo turno. Ricordatevi anche di mantenere il distanziamento sociale. Buon lavoro! (:

,

Edited by Indovino‚ titubante - 10/26/2020, 09:55 PM
 
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view post Posted on 31/10/2020, 18:08
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.

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Quando Davorin entrò fu subito chiaro chi è che lo aveva condotto -lui come gli altri arrivati lì e che come il cavaliere sembravano ancora chiedersi il perché- nel Kalnas. Si guardò intorno, riempiendosi le narici dell’odore delle erbe aromatiche lasciate a seccare sul soffitto.
Credi sia una strega?
Gli chiese Azazel quando lo sguardo dei due si fermò sulla vecchia, apparentemente presa più da quella coppa che stava lucidando che dal gruppo che aveva appena fatto irruzione. Lo scatto del legno contro legno fece voltare Davorin, che non diede al fratello una risposta in ogni caso superflua.
Il ragazzo fece le presentazioni del caso; Agrauna non parlava ma gli occhi di Bosco la cercavano spesso, come se trovasse in lei un qualche tipo di stimolo per continuare a parlare, per credere che i sei avventurieri fossero la soluzione ai suoi problemi: “coraggio” detto da una mamma fiduciosa, nonostante la vecchia sembrasse tutt’altro.
Da quel giovane trasandato, la barba incolta e i capelli tagliati come tanti altri in quelle terre devastate dalle lotte intestine, appresero di un regno a una manciata di giorni di cavallo verso sud. Bosco era l’erede al trono di Cae’ Braeden, spodestato da una milizia che sventolava la bandiera dell’Alleanza.
Solo in quel momento, nel sentire il coinvolgimento di Wye, Davorin si interessò veramente e decise di aiutarlo ancor prima di sapere quale fosse la ricompensa.
La vostra parte? Una decima parte della tesoreria. Terre. Un titolo, protezione: chiedete e io ve lo prometterò.
Vide i sorrisi disegnarsi sul volto di molti, lui stesso forse non riuscì a trattenere lo sconcerto per un’offerta tanto generosa, ma si spostò da parte ricercando un angolo in ombra.
Posso prendere dell’erba pipa dalla sella?
Chiese, indicando la porta.
Preferirei usciste da qui solo dopo avermi dato una risposta.
Per quanto Bosco fosse stato gentile quello non era sembrato affatto un consiglio, quanto più un ordine a cui i sei non avrebbero potuto sottrarsi. Davorin annuì, e appoggiò la schiena a una parete iniziando a massaggiarsi la barba pensieroso.
Credi possa valerne la pena?
Questo dipenderà solo dalla nostra richiesta, di sicuro la decima è allettante ma non credo sia quello che vogliamo.
No, decisamente no. Piuttosto qualcosa che ci faccia capire perché l’Alleanza si sia immischiata negli affari del Kalnas. Credi ci sia veramente Lathi dietro? Ha rischiato di inimicarsi tutti i signori della regione e ha apertamente occupato un territorio teoricamente neutrale, alla lunga neanche Idomea sarebbe rimasta impassibile.
Con lo sguardo seguiva gli altri presenti, alcuni raccolti nei loro pensieri come lui mentre altri già parlavano con Bosco. Agrauna studiava tutti, ancora silenziosa e intenta a pulire la coppa.
Sì, è una mossa decisamente azzardata, sembra lontana dai calcoli del Bianco.
E se chiedessimo la stessa cosa che ha chiesto la vecchia?

Non convince neanche me in effetti.
Ammise Davorin.
E sono sicuro che non sia qui per carità, ma è un salto nel vuoto che rischia di farci rimanere con niente in mano. Potrebbe non aver chiesto nulla o qualcosa che per noi sarebbe inutile.
Allora quella coppa.
Il cavaliere sbuffò.
È proprio l’esempio di cose che per noi sarebbero inutili. Se invece proponessimo un’alleanza tra Cae’ Braeden e Idomea?
Azazel lo stroncò.
No, il Kalnas non vuole bandiere e Bosco mi sembra un suo degno figlio. Non accetterebbe mai una bandiera in cambio di un’altra, e potremmo commettere lo stesso errore dell’Alleanza con la milizia.
Davorin di nuovo annuì, la situazione si stava facendo snervante; poi sgranò gli occhi sorridendo.
Perfetto pensò, era l’unico modo per indebolire Wye, accrescere il potere di Idomea e tutto senza che nessuno se ne accorgesse. Forse nemmeno Bosco, o comunque l’avrebbe capito troppo tardi.
Ma Agrauna? Lo stava guardando, poteva leggergli nella mente? No, avrebbe sentito anche Azazel e non sarebbe rimasta immobile, ma quello sguardo lo metteva a disagio. Sembrava non staccargli più gli occhi di dosso, sapeva che non era così, era solo suggestionato dalla sua figura nell'ombra, ma quel sorriso raggrinzito non riusciva a considerarlo rassicurante.
Si decise a muoversi verso il centro del fienile cercando l’attenzione di Bosco.

Cae’ Braeden, se veramente c’era dietro l’Alleanza, ricordava a Davorin la sua Caltrisia. Wye gli aveva portato via tutto, ma se per la città che ancora chiamava casa non c’era più -né c’era mai stata- speranza, per Bosco e il suo Regno questa era ancora viva.

Ti aiuterò.
Iniziò secco per togliere ogni dubbio.
In cambio, qualunque strada prenderà il tuo Regno, voglio un ruolo privilegiato. Non un titolo nobiliare, ma un posto alla tua tavola come tuo stretto consigliere. Promettilo e avrai la mia spada. Giuro darò la vita, se necessario, per restituirti ciò che ti hanno tolto.

 
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view post Posted on 5/11/2020, 18:52
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MORG, PROMESSA
Entrano in fila indiana, come formiche, senza dire una parola. Sarà difficile dividere, pensa Morg quasi vergognandosene, mentre prevede montagne di monete luccicanti dietro un angolo del capanno. Non aveva fatto molta attenzione agli altri avventurieri, ma continuava a tirar su col naso, come è solito fare un animale in un luogo che non conosce. E' visibilmente emozionato, ma si impegna a nasconderlo per quanto può.

Si era avvicinato alla porta quando il numero dei rivali era salito a due; affrettandosi quasi, mosso dall'idea di essere lasciato indietro. Poi da tre il numero di ospiti era salito rapidamente a sei, e prima che Morg potesse anche trovare le parole giuste a far chiare le sue intenzioni - quello che tra loro sembra più un cavaliere che uno sbandato o un avventuriero, spalancò l'accesso.

Morg guarda per bene tutta la stanza che lo accoglie - fissandosi sul soffitto di assi ed erbe. Si concentra un attimo sul coniglio a testa in giù che penzola sulla testa della padrona di casa, e poi pensa: abbastanza deludente. Poi dedica del tempo alla donna; parte dalle mani, per poi salire, dalla punta dei capelli lunghi e neri, fino al volto. Sarebbe anche carina, se non fosse che per quanto spende su di lei, un brivido freddo si fa lentamente spazio tra la sua cute. Manco fosse un maleficio, sussurra a bassissima voce, mentre si gratta.

Continua a grattarsi, ma lentamente, quando un uomo si fa spazio tra i sei e inizia a parlare; dice di chiamarsi Bosco, mentre l'altra è Agrauna. Bosco e Agrauna. Agrauna e Bosco. Questo si ripete il mercante, mentre inarca un lato della bocca, allora sono loro che mi diranno dov'è il tesoro. Morg avrebbe preferito un tesoro incustodito pronto ad essere preso, ma l'idea di faticare non gli fa tanto schifo. L'unica cosa che proprio non gli torna è chi parla. Davvero è un re?

" La vostra parte? Una decima parte della tesoreria. Terre. Un titolo, protezione: chiedete e io ve lo prometterò. "

Morg non ascolta molto. In realtà non gliene frega neanche tanto del contorno. Per un mercante tutto si concentra sull'incasso. E un decimo, è davvero poco.

" Soldi, soldi, soldi!
Ma una decima parte è troppo poco, io mi ci gioco la vita! "


Sorride, Morg, perchè dice la verità.

Quando Bosco gli risponde - la faccia del giovane è costretta a ritirare tutto il buffo. Uccidere? E come si fa?
Se lo chiede, muove un po' la testa di qua e di là, come per trovare una risposta nel vuoto. Pensa agli orchi, combattenti nati e al loro significato di morte. Cosa significa per loro? La sua mente lo riporta al disertore e alla freccia che è stato scoccata. E dopo che si muore?

" Non sono molto bravo a uccidere... ma posso sempre imparare. "

Ingoia un boccone che non esiste, e si convince delle sue parole. Se deve, allora deve. Quella stanza deprimente intorno a lui prende la forma di un castello degno di un re, e quell'odore poco elegante si trasforma in atmosfera di festa e gioia. Vede l'aria mutare in donne e il fuoco in cibo. Si sente la sabbia rimasta nelle tasche traboccare, e cadere a terra come monete e gioielli. Se è per questo, allora ucciderò.

Bosco, il mandante, gli lancia una moneta. Morg la stringe. Farà ciò che chiede.



Passano tre giorni. Morg li ha passati sognando vari scenari di morte. Ha paura, ma non è importante. Rispetto a quella visione, niente e nessuno è importante.
Manca poco al giuramento, e il cacciatore di tesori è davanti a Bosco.

"Come faccio a essere sicuro che manterrai la promessa?"

Morg lo domanda, ma è più come una domanda a sé stesso. Riprendere un regno e uccidere un uomo lasciano un segno. I segni, per Morg, sono tutto.

"Allora lo farò. Ucciderò un uomo, e ti aiuterò.
Questo, per la ricchezza."




Energia: 100
Salute: 100 (Illeso)
Equipaggiamenti: 0
CAPACITÀ ATTIVE 0
GENERATORI ATTIVI 0
TECNICHE ATTIVE 0
Riassunto: Niente da segnalare, ho messo insieme i pezzi della discussione. Ho cercato di renderlo il meno pesante possibile.
Edit: Avevo sbagliato a scrivere scoccare.


Edited by aRcA1000 - 5/11/2020, 21:03
 
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view post Posted on 10/11/2020, 17:17
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Il legno scoppiettò. Uno sciame di scintille lievitò nell'aria tutt'attorno, illuminando il profilo di uno sciamano nella semioscurità. Deboli nuvolette di condensa si fecero strada tra la confusa peluria della barba di Kaj.
Il sole era ormai basso all'orizzonte e l'umidità della sera stava lasciando il posto alla gelida brina della notte. Lo sciamano, con le mani protese verso il fuoco di bivacco, cercava di farsi caldo. I suoi occhi, appesantiti dall'abbondante ristoro di qualche ora prima, riposavano ancora, imperterriti, sul contorno elegante della donna taciturna. Di tanto in tanto, quando lo sguardo di Agrauna incrociava il suo, un sorriso sottile si affacciava sul volto esausto di K.


Non so perché, ma quella donna mi ricorda CENSURA,
quella gran figlia di puttana!
E se Agrauna fosse anche lei una strega?
Se conoscesse davvero un modo per sciogliere la mia maledizione?
Mi chiedo se non morirebbe prima di potermi aiutare, tuttavia,
con la fortuna che ho!
E se invece quello di Bosco fosse soltanto un bluff?
Un comodo inganno al solo scopo di arruolare un altro fesso nella sua folle impresa,
per poi far finta di niente una volta che tutto sarà finito.
Sempre che io non muoia prima, durante l'impresa, s'intende.
Ma questo è improbabile.
Sarei dunque in grado di vendicarmi per il torto subito?
...
Nah! La vendetta non mi appartiene: troppo faticosa.
Allora perché dovrei scomodarmi tanto per quest'uomo, mi chiedo.



Gli occhi di Agrauna sostarono ancora una volta in quelli di Kaj, anche se solo per un fuggevole attimo, ma già un meno-sottile-sorriso era sfuggito dalle labbra dello sciamano.
Alla sinistra di K una figura grottesca scosse il capo in segno di sconforto, e dal cuore della sua possente armatura risuonò un profondo sospiro di disapprovazione. Sir Arthur aveva tentato, inutilmente, di far ragionare K. La situazione nella quale quei due giramondo erano maldestramente capitati quel pomeriggio era fin troppo losca, per non parlare della promessa azzardata che Bosco e Kaj avevano stretto in cambio della partecipazione a quella missione sospetta. Era difatti ben noto a chiunque, sano di mente, che nessuna maledizione poteva essere spezzata, in alcun modo.

Sebbene discordi sulla decisione di partecipare o meno alla riconquista di Cae' Braeden, c'era però una cosa sulla quale sia K che Sir Arthur concordavano. E tale cosa lo sciamano non tardò a far presente a Bosco.


«Credi davvero che riconquistare la tua terra ti renderà la vita più semplice?»
Agrauna, adesso, fissava lo sciamano. Il sorriso di K si fece ancora più largo.
«Di poter sopportare il peso delle conseguenze delle nostre azioni?»





Note Niente da aggiungere rispetto al testo. Tutt'al più posso rimarcare che lo sciamano, come ricompensa, ha chiesto a Bosco di venir aiutato a sciogliere la sua maledizione; e vi ricordo che Sir Arthur è un'allucinazione di K, perciò non visibile da nessun altro.

*CENSURA: Non vi è ancora dato sapere di questa cosa, oh voi mortali!
 
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view post Posted on 12/11/2020, 00:12
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Nella sassaiola di informazioni che rimbalzò sulla pelle coriacea e fin nei timpani del Meccabisso, poche parole scamparono alla furia della risacca che ivi imperversava. Regno, promessa, ricompensa, Alleanza. L'ultima, in particolare, risuonò nel suo significato mutevole ed effimero e portò i suoi occhi a guardare la cornucopia di carne che lo incorniciava. La richiesta era semplice da processare: formare un'alleanza, per combatterne un'altra. Uomini contro uomini, Mitridi contro Batridi, una canzone antica ed eterna come le mosche.

Non mosse un muscolo, e con garbo scivolò via dalla conversazione. Si sentì terribilmente inadeguato al pensiero di dover porre un giuramento, lui che era rinato per tradire, si sedette con i piedi a mollo nel suo abisso e guardò sotto. E sotto c'era lui che lo guardava indietro.

"È perché io li tradisca, che sono qui a stringere questo patto. Vero?"

Ma l'abisso gorgogliò con note dissonanti. Incertezza? Impossibile. Duplicità, semmai. Forse una prova di tradimento si sarebbe rivelata necessaria, ma questo esulava dal reale umore della traccia olfattiva che l'aveva condotto fin qui. Alleanza, quella era la vera parola chiave, quella con la A maiuscola. Un nome proprio, non un concetto astratto, il guanto d'arme da cui le grinfie del Katea si allungano su Ouranos, e il fallo dell'uomo fattosi Dio, che violenta la notte di luce accecante ed emette il suo seme sporco su una terra ora infertile. L'unico strumento abbastanza impuro da strappare per sempre la gloria virginale dell'astro bianco dal cielo.

Si riprese come da un sonno torbido, guizzando le pupille in ogni direzione tale un geco sorpreso da un fascio luminoso. Cercò di afferrare le trame dei discorsi che aveva lasciato scivolarsi addosso, di sottrarre qualche lembo di informazione utile. Ascoltò le richieste di ogni bipede presente innanzi alla donna e al principe detronizzato, l'odore di selvaggina fresca e ginepro si accomunò agli aliti sottili e all'umido del legno. Terre, promesse, denaro. Che se ne sarebbe dovuto fare un raggio di luce che non sa come fermarsi, che non sa dove finisce e dove inizia, di cose del genere?
Poi, senza curarsi di interrompere nessuno, allargò le braccia in un gesto teatrale, come a richiedere attenzione sul suo corpo scolpito e sui suoi arti mutevoli, sulla sua figura ignuda e impervia nel freddo serale, aprì la mascella con un rumore forse inaudibile di salivazione.

"Non voglio nulla da te e dal tuo regno, principe."

Cercò di pesare ogni parola, non per garbo, ma per semplice abitudine, di mostrarsi calmo e assertivo, nonché rispettoso e timorato.

"Quel che desidero è conoscere meglio il vostro conquistatore e i suoi segreti"

Continuò senza gentilezza, senza lasciar scivolare una parola oltre lo stretto indispensabile a comunicare la sua richiesta. Ma al pensiero di lei nuda, sporca, frammentata per terra in mille schegge, o annegata nel mare con una pietra al collo, violata, macellata, annichilita nella furia di mille eiezioni sadiche, un sorriso affilato gli si posò sul volto.

"Perché egli ha qualcosa che davvero desidero"

Rifletté un attimo, cercando di ingoiare in un boccone quel sorriso mostruoso, e spostò il fuoco sul trovare la via che lo avrebbe portato più vicino al suo obiettivo finale. Dunque, senza attendere lo sguardo preoccupato del principe, diede forma alla sua volontà.

"Desidero che mi vengano consegnati tutti i documenti riguardanti le terre dell'alleanza: i loro resoconti, contratti, diari. In più"

Si arrestò fissando gli occhi di pozzo, profondissimi, rimbombanti di luce su Bosco.

"Ho bisogno di un prigioniero di alto grado dell'alleanza, perché possa interpretarli; lo porterò con me"

Per interpretarli, e forse addirittura come merce di scambio per nuove informazioni, nuovi importanti tasselli con cui agghindare il racconto della tua fine, Maz'Greban.

Bosco intanto mungeva le sue tempie in un segno di contrita ed evidente preoccupazione. Se non le parole, sarebbero bastate le spoglie mortali dell'amante oscuro, per mettere chiunque sul chi va là. Ma acconsentì ad ogni richiesta, come era stato promesso in principio. Chiese però che il Meccabisso gli restasse vicino durante la missione. Arrokoth non rispose, né si sprecò a tracciare segni di menzogna nelle sue parole: se anche gli avesse mentito fin dal principio, se anche questa non fosse che una congiura ai suoi danni per braccarlo come un'animale da pelliccia, lui avrebbe accolto ogni nuovo giro dell'ingranaggio con gioia grigia. E ne avrebbe poi bevuto ogni goccia di sangue; suo, degli altri, del mondo.

Si limitò ad annuire e ad aspettare il suo turno alla coppa del giuramento.









SALUTE: 150------------------------------ENERGIA: 50
Slot tecnica utilizzati: 0------------------------------------------ Slot capacità utillizzati: 1


Capacità attive

● Armi cangianti: Le braccia di Arrokoth sono vermiglie e traslucenti, impossibili da definire in una forma. Esse possono mutare in tutti i tipi di armi da mischia, a patto che il guerriero sia in grado di sollevarle, diventando resistenti come l'acciaio comune.


Generatori

--------------------------------------------------


Tecniche utilizzate

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Stato Psicofisico

Assente, assorto, elettrizzato.


Riassunto azioni

Arrokoth si accomoda nel capanno, e ascolta le richieste del principe mescolarsi a quelle degli altri arrivati. L'unica cosa che cattura la sua attenzione, però, è il nemico da combattere: l'alleanza che mantiene il segreto dell'Epsilon, l'arma che Arrokoth sogna di ottenere per portare a termine la sua folle missione. Chiede perciò a Bosco tutti i documenti lasciati dall'alleanza e un prigioniero politico. Esattamente come nel post, Arrokoth è muto e assente per la quasi totalità della scena, prendendo parola solo all'ultimo. Siete anche liberi di dire che avete provato, senza successo, a parlargli o ad attirare la sua attenzione.


Note e osservazioni

-Mi scuso per il ritardo, let's keep going :pumped: :pumped:






Edited by Ulysses BRB - 12/11/2020, 01:43
 
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