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Regno di Idomea

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view post Posted on 30/8/2019, 00:19
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All'alba dei tempi il mondo era custodito da due divinità: Eiua e Vlk. Rispettivamente moglie e marito, discesero dal loro regno celestiale per sconfiggere una grave minaccia che incombeva su di loro: un'entità primordiale cacciatrice di dei e divoratrice di stelle, una fiera tanto colossale da poter scavalcare l'orizzonte, a cui diedero il nome di Ouroboros. Si separarono quindi dai loro otto fratelli e sorelle e si lasciarono alle spalle la loro casa, eppure pur combattendolo con tutte le loro forze non riuscirono mai ad ucciderlo, solo a fermarlo parzialmente o scacciarlo. Con molti sacrifici riuscirono finalmente a sottometterlo, legando il suo spirito alla terra e vegliando su di essa; ascesero nel cielo diventando rispettivamente Eiua la luna bianca, guardiana della notte, e Vlk la luna nera, guardiano del giorno.

Ma Ouroboros non rimase inerme in quelle catene, e come ogni bestia messa dietro le sbarre ha cercato di liberarsi con sempre più veemenza. Ogni volta gli umani nati da Eiua e Vlk lo respinsero con altrettanta forza, ma quando il Dio Drago si manifestò non vi fu modo di resistere alla sua furia: gli abitanti di Atea vennero costretti sottoterra per sopravvivere all'Eterno, i loro antichi imperi spazzati via come foglie da un vento di tempesta. Il suo cuore tormentato dalla sorte dei figli e dall'orrore che Ouroboros potesse liberarsi del tutto e tornare a divorare i suoi fratelli, Eiua decise di benedire la spada di una sua eletta bagnandola del proprio sangue. La dea, infondendo così la propria essenza nella lama, perse la vita e cadde dalla luna - il suo corpo ed il suo spirito vennero inghiottiti dalla terra, lasciando il suo consorte tanto addolorato da velare la luna nera in segno di lutto.

La spada apparteneva a colei che sarebbe stata ricordata e venerata come la profetessa Selene, e con il nuovo potere acquisito questi affrontò il Nemico. Il Dio Drago era enorme, lei non più che uno scricciolo in confronto, e la lama benedetta non riuscì che a graffiarlo appena - ma bastò. Dalla ferita sgorgò ogni goccia del suo sangue, versandolo sui monti sottostanti e andando a formare ciò che sono gli attuali Picchi Vermigli. Selene perse la vita nello scontro, lasciando gli umani tornati in superficie senza una figura di riferimento; onorando la scelta di Eiua nel conferire la sua benedizione a Selene nonché Selene stessa, il popolo scelse di incoronare la giovane sorella Eos, la prima regina di Idomea, capostipite di tutte le regine idomeane sino al giorno d'oggi.

La dea risiede ora nell'Oltre, il regno degli spiriti, e con lo stesso valore di quando era in vita combatte incessamente Ouroboros per impedirgli di tornare fra i vivi. Ma separata dal consorte, sola contro un Nemico che non può morire, questi sfugge alla sua eterna caccia per emergere dalle nebbie nei dannati equinozi; ma i suoi figli sorgeranno, ogni volta, e lo ricondurranno a fil di spada dalla loro salvatrice.


idomea

IL REGNO DI IDOMEA


Uno sguardo al passato.
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Il regno sacro di Idomea, storicamente dominante nei Territori centrali ed erede del più grande atto di liberazione compiuto nella storia dell'umanità: la Caduta di Ouroboros. Gli umani erano fuggiti nelle viscere del sottosuolo, ivi ricostruendo le città che avevano perso in superficie e stentando per sopravvivere senza poter sentire il calore del sole o lo sguardo delle stelle; passarono secoli, solo dopo che un millennio era trascorso una donna si erse per opporsi, il suo cammino illuminato dalla luce benigna della luna bianca. E fu così che nacque il culto di Eiua e della sua profetessa Selene.

Le origini di Idomea e l'orgoglio di questo potere sono quindi radicate in un passato carico di responsabilità e una fervida fede in questo culto, una religione riconosciuta anche nel resto del continente e che costituisce tutt'ora un'ancora di speranza per un mondo periodicamente flagellato dalla minaccia di Ouroboros. Così come Selene ed Eiua versarono il proprio sangue quel giorno, così Idomea l'ha fatto schierandosi ad ogni equinozio dei morti contro l'avversario tanto a lungo considerato invincibile - almeno finché ne ha avuto le forze.

Il regno comprendeva infatti all'epoca una parte significativa del centro del continente - escluso il Kalnas che sin da subito rifiutò il controllo della corona - eppure col tempo sempre più villaggi e poi regioni si sono ribellate al controllo di Idomea, cercando una propria autonomia in maniera sempre più violenta e decisa. Con la nascita dell'Alleanza di Wye, volta proprio a liberarsi dal giogo e rovesciare la situazione, il potere idomeano subì un improvviso scossone; quando la tecnologia prorompente del nuovo avversario e i suoi numeri sempre più crescenti iniziarono a manifestare la vera pericolosità della potenza nascente, la possibile guerra divenne una certezza. Una guerra che Idomea faticò a combattere, arrivando a sacrificare ben più di quanto si potesse permettere e perdendo in risposta il grosso delle sue terre - arrivando alle dimensioni attuali, che solo di poco raggiungono quelle dell'estensione odierna dell'Alleanza. Tutt'oggi la regione neutrale di Caltrisia, risultato di questa guerra durata ben novantanove anni, rimane a testimoniare il declino della potenza e la sua evidente fatica nel mantenere il suo originario status. Il regno perde il suo lustro e la sua importanza cala con l'incedere costante di Wye e delle sue scoperte tecnologiche, un simbolo antico che sta gradualmente perdendo ogni significato visto che nelle ultime incursioni dell'Eterno è stato l'intervento dell'Alleanza ad essere decisivo nel porre fine alla sua guerra. Il vessillo cremisi di Idomea sbiadisce, i tempi cambiano, e l'unica cosa che rimane a testimoniare il potere e la volontà della dea è la spada sanguigna di Idomea, simbolo della stirpe di Selene che regna su un trono sempre meno maestoso.


CITAZIONE
Indicazioni per l'arrivo nella fazione
Perché un individuo possa essere considerato un cittadino di Idomea basta nascerci o viverci abbastanza a lungo perché coloro che ti circondano non ti vedano più come un estraneo. Fare la propria parte e servirla non come umili cittadini ma come qualcosa di più, impugnare un'arma e servire la nazione, richiede una procedura più ufficiale e solenne: nel gergo della [capitale], dove avverrà l'arrivo, questo viene chiamato la Traversata severa.

È infatti un atto di piena coscienza quello da intraprendere, una volta dinanzi al Ponte delle sorelle - il nome dovuto alle statue di Selene ed Eos che sembrano far la guardia al ponte che conduce al castello. Un drappello di guardie rimane sempre appostato dinanzi alle statue, assicurandosi che nessun malintenzionato possa anche solo poggiarvi lo sguardo. Loro costituiscono la prima prova per colui che intende cambiare il proprio destino, perché se scorgono nei suoi occhi anche solo un'oncia di disonore o fiacchezza saranno i primi a sbarrare la sua entrata.

Gli occhi vigili delle due eroine scolpite nella pietra rimarranno ad osservarli tutto il cammino sospeso nel vuoto; il ponte è lungo abbastanza perché uno abbia tutto il tempo per riflettere sull'importante scelta. Intravederà da lontano il bastione e un cancello che lo separa dalla vita pulsante nel castello. Il cancello non si solleverà però senza che un'altra guardia lo ordini. Una volta giunti nelle prossimità bisogna dichiarare le proprie intenzioni a chi di guardia, e fatto ciò gli uomini stazionati convocheranno un guardiano reale, che emergerà dal cancello e incontrerà sul ponte il pretendente per poterlo valutare di persona. I guardiani reali sono individui personalmente scelti dalla regina Alma per valutare se chi giunge davvero meriti la possibilità di diventare cavaliere. Gli obiettivi del guardiano sono due: assicurare la sua lealtà convinzione, quindi farsi un'idea delle competenze combattive - in poche parole, il guardiano vorrà una dimostrazione in duello. La decisione verrà presa a seguito del breve scontro sul ponte.

Chi viene giudicato degno avrà il benestare del guardiano, che dopo avergli assegnato una mansione in base alle sue capacità ordinerà al cancello di aprirsi, in maniera da permettere al neofita di entrare nella sua nuova vita e ambientarsi.

La Traversata è un cammino che in termini di tempo può parere corto, ma rappresenta negli Idomeani un percorso che solo uomini e donne pronti allo stesso sacrificio di Selene e capaci di grandi cose possono intraprendere. Chi lo supera otterrà la seguente abilità:
CITAZIONE
Virtù nel sangue: abilità che rappresenta il superamento della Traversata severa. Come la spada sanguigna è benedetta dal sangue divino, così lo è una terra dal sangue dei suoi valorosi cavalieri. Imparare il costo del sacrificio e avere il coraggio di compierlo sono la meta che un vero idomeano deve raggiungere per servire al meglio il popolo e la regina, ma soprattutto onorare il grande atto di Eiua e la santa Selene - senza le quali non esisterebbe nemmeno un futuro in cui vivere. Attraverso un consumo in salute, il personaggio può rigenerare la salute di un proprio alleato - mai sé stesso - per un quantitativo equivalente. Al momento dell'acquisizione dell'abilità bisogna scegliere una potenza dell'abilità, che può variare dal basso fino all'alto. Non ci si dimentichi mai la bontà della dea nel donarci la vita, però, e di non buttare al vento ciò per cui lei ha combattuto.


La geografia
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Il dominio di Idomea si estende per la lunghezza della costa occidentale di Atea, spartendosi a metà una buona porzione del centrocontinente. L'Alleanza, ad est, è separata dal solo lembo di terra di Caltrisia - una fascia che una volta costituiva il confine del regno e che a seguito della guerra è ora una terra priva di padrone. Oltre a Caltrisia numerose regioni sono passate al dominio di Wye, prima con la forza e in seguito autonomamente, lasciandone in sostanza una manciata ancora fedele alla stirpe di Selene. La rivalità intestina fra le regioni si denota in ambito commerciale, con ricchi mercanti provenienti dai borghi più sontuosi di ciascuna regione che cercano di guadagnare fette maggiori di mercato anche all'esterno di Idomea, pur di mettere fuori gioco i loro avversari.

Il regno come già ampiamente illustrato è governato dalla figura della regina, l'erede per linea diretta, il cui simbolo di ufficio invece di corone o scettri è la spada sanguigna, l'antica reliquia appartenuta a Selene che ha abbattuto il Dio Drago mille anni addietro. La successione avviene con l'abdicazione o lo spirare della monarca corrente, con una cerimonia in cui il favore divino di Eiua viene dimostrato dalla capacità della nuova regina di richiamare nelle proprie mani la spada. L'importanza della figura femminile nei ruoli di potere si può riscontrare in quasi tutti i settori finanche al nucleo familiare, ove al ruolo della madre è comandato rispetto ed obbedienza. Tutto frutto dell'influenza di forti figure femminili come Eiua e della sua profetessa, con l'eccezione dell'ambito militare prevalentemente maschile (seppur ci siano ordini dediti a tramandare il lascito di Selene, prettamente femminili, di paladine) e il clero, popolato equamente da entrambi i sessi.

L'esercito reale è presente solo nei territori dei Picchi ed è l'unico propriamente armato ed equipaggiato, con ciascuna regione lasciata alle proprie sorti vista la progressiva scarsezza di uomini e donne e dunque l'incapacità di coprire tutti i territori. I villaggi sono lasciati alla mercé di proprie milizie interne e in generale si imbraccia una spada per necessità di guerra più che di tenere l'ordine quotidiano - un chiaro segno di vulnerabilità di cui Wye si è approfittata per conquistare le sue terre.


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La regina
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La regina governa attraverso il senato, composto da rappresentanti della nobiltà, del clero e del popolo che si riuniscono nelle camere del palazzo reale per amministrare il regno. Col passare del tempo, specialmente con le gravi condizioni di salute dell'attuale sovrana, gli effettivi poteri della corona hanno visto uno processo di devoluzione a beneficio di quest'organo, che adesso assume le veci di un vero e proprio organo legislativo e decisionale che presenta le proprie proposte alla regina - la quale avrà la sola carica di firmare i decreti o rifiutarli. In qualità della sua discendenza, la regina ha comunque possibilità di lanciare un ordine dall'alto della propria autorità divina, un ordine assoluto a cui ogni suddito è obbligato ad obbedire ciecamente, sebbene sia passato parecchio dall'ultima volta che la corona si è avvalsa di questa facoltà.

La precedente regina fu Elise Eosfilia, nata nella terza decade della guerra dei novantanove anni - una guerra che ha quindi dettato l'interezza della sua vita sotto uno stress costante. La sua politica verso il conflitto è sempre stata volta all'annientamento dell'Alleanza, senza diplomazia o possibilità di giungere a compromessi - un impegno che ha significato pesanti tasse nel regno e un gran dispendio di vite umane, motivazioni più che sufficienti per guadagnarsi l'odio dei suoi sudditi. Le sorti della guerra, con la perdita del marito e la forzatura dell'armistizio, hanno devastato Elise al punto che da qualche anno dopo la fine del conflitto non è più uscita dalle sue stanze, perpetuamente costretta al letto da malanni. Le sue condizioni hanno determinato la crescita dei poteri del Senato e il subentrare della figlia Alma nelle funzioni cerimoniali, un cambio di panorama ben accolto dalla popolazione del regno, che vede in lei una speranza di rinascita dopo il secolo turbolento appena passato.

Dopo la scomparsa di Elise, che si è lentamente arresa alla follia, sua figlia Alma è subentrata come regina. La ragazza è ancora giovane, sfiorando appena i vent'anni, eppure il popolo ha grande fede in lei, vedendola come un raggio di speranza. Alma è infatti sempre stata contro il ritorno al conflitto con l'Alleanza tanto voluto dalla madre e si è sempre mantenuta lontana dai giochi di potere del senato Idomeano, una posizione che le ha garantito non solo il rispetto della popolazione ma anche una relativa indipendenza dai sotterfugi della nobiltà e del clero. Durante la sua incoronazione Alma si è rifiutata di compiere il sacrificio rituale atto a santificarla come regina, invece decidendo di spezzare le catene del drago che sarebbe dovuto morire per sua mano. Questo gesto rappresenta per il popolo la rottura dalle arcaiche tradizioni del passato e un nuovo inizio per il regno, così che possa smettere di guardare al tramonto.


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Il culto di Selene
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Il culto nasce con la caduta di Ouroboros e l'atto miracoloso di Selene, figura centrale attorno al cui sacrificio ruotano gli ideali più saldi della cultura idomeana. Considerata salvatrice dell'umanità e di tutta Atea, il suo seguito è dilagato a macchia d'olio in antichità e tutt'ora è la religione più praticata anche all'infuori dei confini del regno di Idomea - largamente considerato come il suo nucleo e di conseguenza Idomea stessa come la santa sede, essendo la casa della stirpe di Eos. La regina è infatti la rappresentante più alta del culto e la maggiore autorità anche in ambito spirituale, sebbene non eserciti di fatto alcun potere.

Altre autorità religiose all'interno del culto sono costituite dal clero. Questo è guidato da dieci gran sacerdoti e sacerdotesse (nove con la perdita di Caltrisia), uno per ciascuna delle cattedrali del regno, che simbolizzano le veci della dea e aiutano ad amministrare il territorio. I gran sacerdoti hanno anche la mansione di scegliere e mettere sulla buona strada nuovi sacerdoti, che fungono da assistenti o emissari per villaggi più lontani dalla propria cattedrale, dove possono essere stazionati per assistere gli abitanti con riti e celebrazioni, perpetuando l'Antica Storia di Eiua e di Selene, oppure ancora aiutare con situazioni ben più concrete che richiedono l'attenzione del gran sacerdote. La popolazione porta un immenso rispetto per i gran sacerdoti, segno che la fede non vacilla nemmeno nelle sfere più basse di Idomea snervate dalla precedente regina - e persino all'esterno del regno, specialmente nei Territori centrali, dove gli uomini non hanno dimenticato le loro radici.

sacerdoti
D'altronde sarebbe difficile riuscire a scalzare completamente un'autorità religiosa che secolarmente è sconfinata in quella giudiziaria: la tradizione ormai millenaria prevede infatti non solo il sacrificio di animali come un mezzo propizio per ingraziarsi o ringraziare la dea, ma anche il sacrificio umano. Questi sono volti a portare un uomo che ha commesso peccati e gravi crimini al cospetto del giudizio divino - quando quello terreno non basta. Fra i crimini più gravi v'era quello di eresia - in poche parole, il contrariare l'autorità spirituale e la tradizione religiosa, che in certi periodi storici ha persino portato alla fuga di eminenze nell'ambito del sapere per evitare la pena capitale. Negli ultimi secoli questo reato è diminuito di serietà, venendo semplicemente osservato con disapprovazione da parte della popolazione o punito con la prigione in caso di atti concreti che costituiscono un intralcio alla vita spirituale della gente. Il sacrificio nei tempi moderni è ora considerata una misura estrema adottata esclusivamente in caso di reati gravi, come omicidio o anche atti di sabotaggio diretti alla corona o alla sua autorità - un affronto verso la stirpe di Selene è un affronto alla stessa dea, di conseguenza solo lei potrà giudicare l'anima dell'imputato nell'aldilà.

In ambito pratico, il culto riconosce ogni ottavo giorno del mese come giorno sacro: ogni famiglia rende grazia alla dea invocando una preghiera e sacrificando una bestia in suo onore. Il suo sangue viene conservato e consegnato ad un membro del clero, che lo sfrutterà per riti propizi o per magie potenti per assistere comunità in pericolo per disastri naturali come carestie o malattie. La magia del sangue praticata dal clero è sacra quanto quella bianca che si fonda sulla luna, rispecchiando l'essenza che Eiua ha infuso nella spada e quindi l'importanza divina derivata da questo atto; il sangue dei criminali sacrificati è pure esso conservato ma adoperato per riti diversi, volti alla ricerca di segni divini dall'Oltre. Lo spargimento di sangue è visto per questo come il peccato più alto possibile ad un individuo, venendo scusato solamente in caso sia volto a fermare altra violenza - come può esserlo uccidere un bandito - o se viene ordinato dalla stirpe di Selene.

Quando si muore le anime scivolano nell'Oltre, dove incontrano Eiua e vengono giudicate per la loro vita secondo virtù di bontà e coraggio. Se considerate degne si uniranno a lei nell'eterno conflitto nelle Nebbie per tenere a bada Ouroboros; le anime indegne subiranno invece quello che è considerato come il peggior castigo - l'anima verrà abbandonata al suo destino nelle Nebbie, vagando per sempre finché non verrà divorata dal Nemico o impazzirà.


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Uno sguardo al futuro.
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La situazione di Caltrisia come già menzionato ha invece lasciato una fascia territoriale neutra, appartenente a nessuna delle due potenze umane, ma non interamente per scelta diplomatica: è che la terra stessa non ha più nulla da offrire ai due contendenti. Violata e messa a ferro e fuoco dalla guerra, schiacciata fra incudine e martello, adesso la regione sta vedendo un periodo di pace solo indicativa, tutt'altro che prospera o serena, perché non tutti hanno ancora abbandonato la spada in favore dell'araltro. Le braci non hanno ancora finito di fumare, e dietro questa cortina si odono sussurri sempre più rabbiosi, fiamme che minacciano di divampare in un nuovo incendio. La situazione caltrisiana è quella di un popolo stremato dall'esser stata teatro dello stadio più crudele del conflitto centenario, impoverita e in ginocchio vista la perdita del duca e dell'esilio della sua stirpe, nonché della ricca Caltrisia e la caduta del commercio viste le risorse esaurite. Lo svilimento, complice l'allontanamento dall'influenza (e l'interesse) della corona, ha portato alla disgregazione delle leggi e un forte risentimento da parte dei caltrisiani - dando vita ad un mutuo odio fra la regione e il regno. Non si può rimanere per sempre in ginocchio, però, e anche un'ascia smussata può uccidere in mani sufficientemente decise.

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Visi familiari

~ Nike, Prima paladina
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Persino a Idomea, dove la cultura nello scorso millennio si è evoluta per dare maggior risalto alla figura femminile, è difficile per una donna fare carriera nell'ambiente militare. A servire la regina in qualità di paladini però sono principalmente donne, perché addestrate fin dalla tenera età per mantenere viva la tradizione di Selene: queste guerriere sono formidabili nell'uso dell'auramanzia e nella manipolazione del sangue; il loro tratto distintivo è la materializzazione di ali che possono usare per solcare i cieli della città come angeli protettori. Nonostante questo percorso di vita sia un privilegio riservato a famiglie potenti e prestigiose, la stella più brillante tra tutte loro è una giovane donna cresciuta tra le strade di Idomea come ladruncola: Nike. Si dice che abbia impressionato la corte a tal punto che le sia stato offerto un incarico come guardia reale in cambio del perdono dei suoi (piccoli) reati, anche se la realtà potrebbe essere diversa dato il suo speciale attaccamento alla principessa (ora regina) Alma, che accompagna spesso nelle apparizioni pubbliche. In breve tempo Nike ha scalato la vetta grazie al suo talento naturale, maestria e intensa dedizione verso la nuova regina. Al contrario delle paladine che rimangono spesso a palazzo o in città, Nike non si lascia imbavagliare dalla tradizione e spesso esce al di fuori del regno indossando vari travestimenti, svolgendo missioni in segreto. La sua abilità con la spada è seconda a nessuno nel regno e la sua fama si estende ben oltre, essendo diventata una figura quasi leggendaria in tutti i territori centrali. Nike si diverte a rompere protocolli e antiche tradizioni, non indossa l'armatura tipica del suo ordine ma veste con abiti leggeri, spesso sgualciti, che lasciano intravedere le sue forme voluttuose. Nei rari momenti in cui si trova a palazzo spesso si diverte a mettere alla prova i giovani sulla strada per diventare cavalieri.

~ Stahjan, Rigore temprato
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I guardiani sono nati con l'inizio del conflitto con l'Alleanza, una necessità nata dal porre un ulteriore circuito di sicurezza per proteggere la linea reale da tentativi di infiltrazione nel castello in tempi in cui le paladine ricevevano incarichi dalla regina. Col tempo e con la fine del conflitto le mansioni ricoperte dai guardiani hanno assunto sfumature più amministrative del corpo di guardia e di addestramento delle nuove leve. Uno fra loro però ha vissuto a lungo, abbastanza da ricordare ancora i giorni più buii: Stahjan. Ormai sono quattro decadi che è al servizio della corona come protettore del cancello, avvezzo al suo incarico che lui considera sacro quanto la regina stessa. L'acciaio che compone ogni fibra del suo corpo rispecchia perfettamente il suo carattere: austerità scolpito in un viso privo di espressione, una maschera solo vagamente umana, priva di anima e o imperfezione. Il jin è nato in un momento di estrema debolezza da parte dei paladini e della guardia, quando durante la guerra la regina di allora aveva tentato di mobilitare anche la sicurezza interna della città per rimpolpare l'esercito a seguito di gravi sconfitte. Ma banditi e disertori iniziarono a predare le periferie della città, approfittandosene e generando panico nella popolazione. Man mano divennero sempre più ambiziosi e riuscirono a farsi strada fino al ponte delle Sorelle, ma si trovarono la strada sbarrata da una figura completamente ricoperta da un'armatura e uno stuolo di spade di fronte a sé. Il giorno dopo, dei briganti era sparita ogni traccia dalla città - e dopo aver appurato l'innata fedeltà dell'essere gli è stato ordinato di mantenere sicuro il cancello del castello da ogni intruso. Venne promosso a guardiano reale con la nascita di Alma come prova della sua fiducia e della sua maggior responsabilità, accresciutasi in presenza di un nuovo erede. Nonostante l'inespressività, la voce distorta e il corpo perennemente ricoperto di un'armatura ricca di spuntoni - il suo corpo stesso in realtà - Stahjan è un individuo mite che difficilmente perde le staffe o la tranquillità. In combattimento sfrutta la sua essenza per creare diversi tipi di armi a seconda della situazione, che con la sua lunga esperienza può impiegare al meglio e con la freddezza di un vero guerriero.


Edited by Snek - 26/4/2020, 21:34
 
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view post Posted on 26/4/2020, 19:57
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what a thrill

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DVyGseG
Sua Altezza Reale,
Alma Eosfilia
Regina delle Terre Che Guardano Al Tramonto, Erede della Reliquia, Guardiana della Fede


Razza: umana | Classe: Incantaspade | Livello: 2



« La Regina è Idomea; suo è il sangue della nostra grande nazione. »
La regina è la figura principale attorno alla quale tutte le sfere che vanno a comporre il Regno di Idomea ruotano, dalla sua fede alla sua politica, fino al suo esercito. La sua figura ha origine nella mitologia selenica, discendendo dalla prima regina di Idomea in una linea diretta -uno dei tanti miracoli attribuiti al potere divino del suo sangue. La regina è quindi Eos stessa, reincarnata e cambiata, ma nel profondo della sua anima si dice che ancora splenda l'antico bagliore della prima sovrana: nel decoro Idomeano e nelle funzioni di più alto rilievo infatti non viene usato il nome proprio della Regina, come spogliandola dell'identità per conferirle la sacra autorità derivata dalla Dea. Queste tradizioni rivelano molto sull'identità della regina come entità, caricando su di lei le speranze del suo popolo, ma la spogliano anche della sua umanità. Sedere sul trono più antico del mondo non è un privilegio, è una missione -non sarebbe più appropriato usare il termine "vita" per definire quest'esistenza, esattamente un Regno non possiede Vita nel vero senso del termine, solo Storia.
La Sovrana è l'incarnazione della storia di Idomea.

« Ho visto il vero volto della sovrana, celato dietro alla sua maschera d'ambra. »
Alma è una giovane donna che sfiora appena la ventina d'anni, i suoi tratti sono ancora segnati dalla dolcezza dell'immaturità e pur indossando le regalie idomeane che le spettano è chiaro che si tratta di una ragazzina che sulle spalle porta un peso più gravoso delle sue capacità. Eppure la giovane regina procede con passo fermo sulla sua strada, mai abbassando il capo in segno di resa, fiera della storia che ne ha segnato la crescita come persona prima che come regina. Una preziosa porcellana, riccamente decorata ed estremamente costosa, ma pur sempre porcellana. La nuova regina di Idomea è figlia dell'abuso e della tirannia della madre Elise, una donna che ha sacrificato tutto -la sua nazione, la sua mente- per vendetta. Vittima di ogni suo rimpianto, Alma è cresciuta detestando le sfortunate circostanze che hanno gettato Idomea nel rapido declino in cui si trova ora, prima tra tutte la lunga e sanguinosa guerra con l'Alleanza, uno sbaglio che mai dovrebbe ripetersi. Senza un padre e con una madre persa nei labirinti della sua stessa mente malata, Alma è cresciuta tra le cure di sacerdoti e senatori, tutti vogliosi di avere il suo favore nel giorno della sua incoronazione. Ma le fiamme della guerra hanno reso questa donna una spada temprata che mai darebbe per vinte le sue convinzioni, trasformandola in una pedina sconveniente da avere nel grande gioco di palazzo. Le voci corrono rapide tra le strade di Idomea e i cittadini hanno presto visto in lei la luce della speranza, della rinascita dopo una generazione di sacrifici: la nuova e giovane regina, la sovrana del popolo, sua eterna paladina, venuta per liberarli dagli spettri della guerra.




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Il viaggio della Regina

[Terra bruciata] La pace di Caltrisia
Un episodio avvenuto dieci anni prima dell'incoronazione della nuova regina: Alma è una bambina ansiosa che suo padre, il re consorte Casimir, torni a casa dalla campagna di Caltrisia. Inaspettatamente proprio l'artefice della sua morte, l'allora giudice dell'Alleanza di Wye, Lathi detto il Bianco, si facendo strada verso Idomea cavalcando una mastodontica aeronave. In poco tempo la mostruosità metallica si ritrova sopra i cieli della città reale, che viene parzialmente colpita da dei colpi di avvertimento. Alma è coinvolta nelle esplosioni e viene sottratta al pericolo proprio da Lathi, che la prende come ostaggio prima di farsi strada nel palazzo.

La marcia
Alma organizza un piano insieme alla sua fedele paladina Nike per impedire l'esecuzione di un disertore della guardia reale, Tristàn Velànche, accusato non solo di essere fuggito da Caltrisia durante la guerra ma di aver anche assassinato uno dei suoi compatrioti mandati a cercarlo. Alma offre il perdono a Tristàn in cambio della sua fedeltà: sarà presto regina e ha bisogno di tutti gli alleati di cui può disporre per superare i difficili tempi che verranno.

[Basilea] Passaggio di testimone
Elise Eosfilia, madre di Alma, è costretta a letto e i suoi giorni stanno per scadere. La sua mente è stata consumata dalla rabbia e dalla vendetta nel decennio passato sin dalla tragedia di Caltrisia e la morte del suo consorte, Casimir. Elise chiama a sé Alma, comandandole di non abbandonare mai l'odio per l'Alleanza, ma Alma rifiuta la follia della madre e finalmente riesce a liberarsi dalle catene del silenzio. La giovane principessa lascia sua madre a morire da sola, voltandole le spalle per l'ultima volta -un peso che non l'abbandonerà mai.

[Basilea] Virtù nel sangue
Il giorno dell'incoronazione è finalmente giunto e Alma è pronta a succedere a sua madre come guida del popolo di Idomea. Il doloroso rito di successione prevede che la nuova regina utilizzi la sacra reliquia, la Spada Sanguigna, per uccidere un drago tra le strade di Idomea, rievocando il sacrificio della paladina Selene avvenuto mille anni prima. Alma però esita prima di colpire la creatura, con la quale ha sviluppato un forte legame durante l'infanza, e il drago riesce misteriosamente a liberarsi delle catene, iniziando a seminare il caos. Grazie all'intervento di un uomo chiamato Davorin Trannyth, che riceve la furia del drago al suo posto, Alma esce indenne dall'incidente. La nuova regina si rifiuta quindi di colpire il drago, mandando un forte segnale in tutti gli angoli di Idomea: un'era di cambiamenti è alle porte.




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Dubhàn, lascito dell'innocenza

Idomea è rinomata per alcune delle sue inusuali e macabre tradizioni, come i frequenti tributi di sangue, ma tra tutti il più significativo certamente può essere osservato durante l'incoronazione di una nuova regina. L'occasione è sacra quanto eccezionale, tanto che il rituale viene preparato addirittura decenni prima, sin dalla nascita dell'erede. È infatti in questa occasione che un uovo di drago tra quelli tenuti in stasi dai rituali selenici viene fatto schiudere e il cucciolo al suo interno viene alterato magicamente. La bestia vivrà per anni e anni rinchiusa nelle segrete del castello di Idomea senza mai vedere la luce o assaporare la carezza del vento tra le proprie ali. Non gli verrà dato neppure un nome. Nato e cresciuto solo per morire, il destino di questa creatura è di essere offerto in sacrificio durante il giorno dell'incoronazione, un rituale che richiama allegoricamente la sconfitta del Dio Drago da parte della paladina Selene. La regina dovrebbe perforare le sue scaglie brandendo la Spada Sanguigna, bagnando la piazza di rosso, benedicendo la pietra e il regno tutto col frutto di questo sacrificio.
Eppure, per la prima volta in interminabili generazioni, ciò non avvenne. Alma si fermò prima di colpire la bestia, che per lei bestia non è, bensì caro amico e fedele compagno. Dubhàn è il suo nome, un nome dato come un dono dell'innocenza, da una bambina anni e anni fa. Una bambina sola, vittima degli abusi di una madre ormai persa nei labirinti della follia. Così le deformi ali di questo drago che non può volare sono diventate casa e conforto della piccola Alma, e anche allora, in quel fatidico momento, il loro calore non aveva abbandonato i suoi ricordi. Così la nuova regina si fermò dal colpire il suo caro amico, si fermò dal riaffermare la tradizione di sangue e si erse vittoriosa sopra la triste storia del suo popolo. Con quel gesto rivendicò la libertà di tutti gli Idomeani ad essere liberi dalle tradizioni, liberi dai rimpianti e le tragedie, liberi dall'odio, così che mai più il mondo debba conoscere la devastazione della guerra.

Dubhàn è un drago di media stazza, ovvero considerevolmente più grande di un essere umano, ma comunque minuscolo rispetto ai titanici patriarchi draconici. La sua condizione è frutto della sua giovinezza, che sfiora appena i due decenni, ma è anche dovuta alle cicatrici e alle mutazioni subite. Il suo ruolo era di vivere finché non fosse morto per mano della regina -nulla più. La sua mente è stata quindi privata del fine intelletto dei draghi, le sue zanne sono state smussate, la forza dei suoi muscoli indebolita. Le sue ali sono atrofizzate, incapaci persino di spiegarsi completamente. Nel suo ventre la fiamma è stata spenta, il suo metabolismo alterato per impedirgli di produrre il famoso soffio draconico. Le sue scaglie sono fragili e sottili così da permettere alla regina, che non è più di una normale donna, di perforarle.
Non lasciatevi però ingannare dallo stato di questa creatura, né siate fermati da pietà se mai dovreste ritrovarvela di fronte. Dubhàn rimane pur sempre drago e come tale potrebbe facilmente spezzare vite umane, specie ora che Alma ha voluto che tutti gli incantesimi posti su di lui fossero revocati. La forza di una creatura del genere non risiede nelle sue zanne, ma nella infinita fedeltà, nel suo infinito amore. Per proteggere la sua regina, la sua amica, per sempre.




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terza reliquia
La Spada Sanguigna

Il seme di Idomea, dal cui sangue è sorta una gloriosa nazione. Fu tramite questo miracolo che il mondo riuscì a sorpassare un'epoca di sofferenza e povertà, tramite questa lama il velo della notte fu squarciato e l'alba della speranza ha di nuovo baciato i popoli umani. È la terza reliquia di Atea, la Spada Sanguigna.
Mille anni fa questa era la lama della sovrana di Magdala, la culla sotterranea nella quale l'umanità si era rintanata per sopravvivere al Millennio Draconico. Il nome di quella donna era Selene. Era una paladina senza eguali, ma per quanto brillante fosse la sua luce, non poteva sfuggire alle tenebre del sottosuolo dove era rinchiusa. La tradizione vuole che l'ardente spirito della regina e la sua incrollabile fede finalmente smossero la divinità Eiua, patrona della Luna Bianca, ad agire per combattere Ouroboros. Le due divinità di quello che ora viene chiamato Culto di Selene combattevano Ouroboros sin dall'inizio dei tempi: Adlais era la prigione cosmica nella quale l'Entità era incatenata e loro due erano i suoi guardiani. Ma la Dea, fonte in egual modo di compassione e coraggio, infine decise di sospendere la sua eterna veglia per dare ai suoi figli l'arma per conquistare l'Incubo.
Chiamò Selene al di fuori della sua città, indicandole di alzare la sua spada sulla cima di un alto monte. Fu allora che la Dea si gettò dalla luna e precipitò proprio sulla spada, che la trafisse e fu quindi infusa col suo sangue. E benché la Dea fu inghiottita nelle viscere della terra, andando a finire nel regno dell'Oltre, la spada della regina avrebbe per sempre mantenuto il suo potere.

Il sangue di un Dio non è cosa che si possa mescolare con ciò che è mortale. La Spada Sanguigna possiede l'autorità della divinità, entro la quale tutto ciò che è definito "vita" può venire meno -questo è il comandamento lasciato da Eiua all'acciaio, reso scarlatto dal suo sangue. Chiunque venga ferito dalla lama della Spada Sanguigna, anche nel più insignificante dei modi, morirà. Solo coloro che possiedono sangue nelle proprie vene, ovvero solo coloro che possono essere definiti propriamente vivi possono essere soggetti al giudizio di Eiua. Dalla ferita sgorgherà un ammontare innaturale di sangue, che poi uscirà altrettanto copiosamente da tutti i pori del Nemico finché non morirà, lasciandolo avvizzito in una pozza scarlatta. Non c'è speranza o salvezza per coloro che vengono colpiti da questo comandamento, senza eccezione o pietà, senza criterio o giustizia: la Dea ha lasciato questo mondo e di lei rimane solamente il suo inesauribile potere -è la mano della Regina di Idomea, erede di Eos e Coscienza del Regno, a dirigere l'autorità che questa spada rappresenta.
Questa capacità è sempre attiva, non può essere disattivata in alcun modo e il suo effetto non può essere annullato o contrastato da altre abilità, inoltre non richiede costi di attivazione. [Abilità speciale]

La Spada Sanguigna rimase tra le rovine del monte di Idomea, frantumato dalla caduta della Bestia, finché la sorella di Selene non giunse dalle terre del sud portando il suo gregge con sé. Eos, questo era il suo nome, fece della spada il simbolo della sua nazione. Da quel giorno la reliquia passa di proprietà da regina a regina, rimanendo l'unica e più grande testimonianza che oltre la fede esiste una realtà di speranza.

Le leggende sono vere.
Senza di esse non saremmo qui.



Edited by Snek - 29/4/2020, 11:00
 
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